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La fiaba come strumento educativo

La Theory of Mind (ToM) è la capacità delle persone di "leggere" la mente degli altri, nonché di interpretare, spiegare e prevedere le loro azioni, attribuendo ad essi stati e processi mentali quali desideri, credenze e intenzioni. La ToM non sorge all'improvviso, ma si sviluppa nel corso della prima infanzia progressivamente attraverso un lungo percorso di cambiamenti e aggiustamenti. Fra i diversi precursori di questa capacità si possono rammentare il gesto referenziale, la condivisione dell'attenzione, l'apprendimento imitativo, l'autoconsapevolezza che si struttura intorno ai diciotto mesi, la capacità di assumere ruoli diversi. Tra i precursori più importanti è da ricordare il gioco di finzione (o gioco simbolico) che implica la consapevolezza di sé; il bambino attribuisce degli stati interni, affettivi, relazionali e cognitivi agli oggetti della finzione (bambole, orsacchiotti, giocattoli). E' con la ToM che il bambino è in grado di comprendere desideri altrui (la cosiddetta "psicologia del desiderio"). Al riconoscimento e all'attribuzione di credenze agli altri segue quella dei desideri. Attribuire una determinata credenza ad un altro implica avere la rappresentazione mentale di tale credenza (Io penso che tu pensi che A sia): si tratta di una vera e propria metarappresentazione. L'acquisizione di una "teoria della mente" rappresenta un potente dispositivo per lo sviluppo della comunicazione che rende il bambino un valido ed esperto interlocutore in grado di presentare i propri pensieri e comprendere quelli altrui.

Che cos'è una fiaba? Definizioni e origini

La parola "morfologia" significa scienza delle forme. La Morfologia della fiaba dell'antropologo e linguista russo Vladimir Jakovlevic Propp si pone come il punto di partenza degli studi sulla struttura del racconto; l'autore ha infatti postulato la possibilità di fondare una sorta di "grammatica del racconto" che tenesse conto di tutte le situazioni tipo che vi ricorrono in una data cultura, delle regole con cui esse si combinano e coglier in questo modo le notevoli somiglianze tra le fiabe di vari paesi e di varie epoche. E' evidente che prima di affrontare il problema della morfologia della fiaba è necessario rispondere alla domanda: cos'è la fiaba? Quali sono le sue origini?

E' un componimento letterario breve, narrativo, che fornisce un insegnamento di carattere morale o didascalico, caratterizzato da elementi fantastici. I protagonisti delle fiabe sono in genere animali antropomorfizzati (più raramente piante, oggetti inanimati o personaggi fantastici) rappresentanti dei vizi e delle virtù degli uomini. Il termine deriva dalla radice latina fari (raccontare), ed è inteso come un componimento adatto ai bambini.
La fiaba ha un origine millenaria, rappresenta un immenso contenitore di immagini e simboli che si ritrovano nei miti e nei rituali di epoche passate; la sua origine non è la semplice espressione di vane fantasie, ma la decomposizione di miti antichissimi che risalgono all'età in cui i popoli interpretavano in maniera simbolica l'aurora, il tramonto, il sorgere delle stelle...

Propp collega in modo particolare la fiaba ai rituali di iniziazione: un rito che si celebrava all'inizio della pubertà solitamente nella foresta, dove spesso i ragazzi venivano abbandonati dai genitori o rapiti dai celebranti del rito coperti da maschere animalesche. Tutto questo si compiva per ufficializzare l'ingresso del ragazzo nella comunità degli adulti; il passaggio dell'iniziato era simboleggiato dalla morte e dalla rinascita: morendo alla sua vita infantile l'iniziato rinasceva a vita nuova come uomo adulto.
Questa era l'antica credenza degli iniziandi fino alla notte del rito, notte in cui scoprivano che il mostro non esiste: si trattava degli anziani del villaggio che con maschere e strumenti musicali imitavano la voce del mostro.

Questa interpretazione simbolica della vita è stata tramandata da una generazione ad un'altra ed è rimasta incapsulata nelle narrazioni del mondo fiabesco; la fiaba quindi rappresenta una "spiegazione generale della vita nota in tempi remoti": fiabe, miti e leggende non furono forme superstiziose di conoscenza, ma forme ritualizzate dell'ansia che si genera quando la ragione è incapace di spiegare l'origine oscura dell'esistenza e le imprevedibili trasformazioni che la storia personale e collettiva determina.

Le fiabe sono vere. Sono prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi. (Calvino, Fiabe italiane, 1956)

Dossier tratto dalla tesi La fiaba in età prescolare. La fiaba come tecnica di stimolazione linguistica per bambini con disturbi del linguaggio di Cinzia Battaglia.


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