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Le teorie sull'adolescenza

Kurt Lewin e "La teoria di campo" negli adolescenti

L'adolescenza è l'età del mutamento, una fase che produrrà conseguenze in tutta la vita del soggetto, implica una successione di riadattamenti che si realizzano attraverso l'interazione continua tra organismo e ambiente.
La psicologia dello sviluppo si occupa dei vari mutamenti che la persona affronta nell'arco della vita, in particolare nello sviluppo cognitivo, affettivo e sociale. La vita dell'individuo è vissuta su differenti traguardi quali l'infanzia, l'adolescenza e la maturità.
Ad ognuno di loro corrispondono conquiste tangibili e visibili, come camminare, parlare, ragionare. Ciò nonostante sono presenti elementi meno evidenti, ma pur sempre importanti, come i cambiamenti ambientali, il passaggio dal mondo familiare alla società, i vari livelli scolastici, ecc. Lewin era il gestaltista interessato ad affrontare i problemi del rapporto individuo-società. Nello studio dello sviluppo umano i teorici spesso consideravano in modo rilevante o i fattori biologici o quelli psicologici o quelli sociali.
Lewin giunse nel 1939 a considerare la non rilevanza di questi fattori sull'influenza lo sviluppo dell'uomo. Egli ritenne interessante individuare come le componenti biologiche, psicologiche e sociali interagivano tra loro per determinare la crescita dell'individuo. L'interesse per queste dinamiche condusse Lewin ad una notevole scoperta con la "La teoria di campo" formulata in questo modo: C= f (P,A): il comportamento C è funzione (f ) della persona P e dell'ambiente A.
Indicò come spazio vitale o spazio psicologico (LSp) l'insieme degli elementi che interagiscono tra l'ambiente e l'individuo.
Dello spazio vitale fanno parte elementi con valenza positiva, che aiutano a soddisfare i bisogni o le esigenze; elementi con valenza negativa ritenuti d'ostacolo al piacere, al soddisfacimento e al raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
L'adolescente che individua i suoi bisogni si appresta a soddisfarli: agisce, si muove, segue una risultante, che gli permette di raggiungere il traguardo preposto. Si può verificare uno stato di frustrazione derivante da un ostacolo, barriera, che gli impedisce di conseguire il piacere ricercato. Possiamo dedurre che tanto più un adolescente fruisce di una buona conoscenza del suo spazio vitale tanto più sarà agevolato nei vari processi per divenire adulto. L'adolescente con l'esperienza acquista le competenze cognitive, affettive e sociali che gli permettono di effettuare scelte appropriate ai suoi bisogni, non subendo gli effetti negativi delle frustrazioni.

Lo sviluppo può essere visto come un processo lungo tre linee interconnesse:
- la prima linea è la crescente capacità di osservare la realtà, questa aiuta a trovare alternative per soddisfare i bisogni;
- la seconda linea porta a distinguere sempre più la realtà dalla irrealtà, fa comprendere la natura dell'inganno e delle bugie, consente di superare le paure irrazionali e aiuta ad abbandonare il gioco fantastico;
- la terza linea evolutiva è l'ampliamento della prospettiva temporale, che sollecita ad estendere nel tempo la ricerca e la realizzazione di sogni, permettendo di soddisfare i bisogni in un arco di tempo maggiore e rielaborare l'esperienza passata.

Un accento rilevante si pone sul bisogno di libertà e d'indipendenza che accompagna lo sviluppo del ragazzo. In questa età egli necessita di spazi e di autonomia personali. L'adolescente è al margine di due mondi: non è più nel gruppo sociale dell'infanzia, ma non è neanche nel mondo degli adulti di cui poco conosce. Non si sente più bambino, ma non si sente accettato come adulto. All'adolescente non sono più legittimati comportamenti tipici infantili e non gli è consentito di gestirsi autonomamente come un adulto. Non riconosce più neppure il suo corpo che si modifica senza la minima certezza di come sarà il suo prossimo aspetto. In questa indecisione, deve effettuare delle scelte che la società e la famiglia gli chiedono.

Jean Piaget e "La teoria dello sviluppo" per l'adolescenza

Jean Piaget contribui molto alla comprensione dello sviluppo cognitivo. Incentrò le sue ricerche inizialmente sull'infanzia e sulla fanciullezza; solo successivamente si interessò di adolescenza.
Lavorò per il gruppo di studio di Ginevra e mentre proponeva dei test psicologici a dei bambini rimase affascinato dal meccanismo del loro pensiero e non dalle risposte ottenute. Adottò il metodo clinico, un insieme di domande mirate, che gli permisero di analizzare per la prima volta direttamente con i bambini, i processi del loro pensiero e raccolse informazioni sullo sviluppo dell'intelligenza. La teoria di Piaget si basò sullo sviluppo dell'individuo attraverso stadi o fasi. Ogni stadio rappresenta una totalità di comportamenti interconessi e non casuali, composti di un insieme di pensieri e di condotte. Il passaggio da uno stadio ad un altro è gerarchicamente orientato.

Per giungere all'adolescenza si devono determinare le seguenti tappe di sviluppo cognitivo:

- Stadio sensomotorio Il periodo esaminato raccoglie un arco di tempo che intercorre tra 0 a 2 anni. In base alla denominazione che Piaget gli attribuì, in questo stadio di sviluppo l'intelligenza è legata esclusivamente a schemi di azione sensoriali e motori. Le azioni sono prive di una qualsiasi componente rappresentativa, simbolica e riflessiva. Il bambino seleziona ed interpreta di continuo le informazioni che derivano dal suo ambiente, ponendosi in modo attivo verso di esso. Nei primi anni di vita, infatti, il bambino costruisce la sua conoscenza prestando attenzione a tutti gli stimoli visivi, sonori e tattili che lo circondano. Apprende muovendosi nello spazio, avvicinandosi agli oggetti, manipolando tutto ciò che cattura la sua attenzione. Il bambino usa schemi semplici. Uno schema è una sequenza di azioni che soddisfa un bisogno. Nella scoperta dell'ambiente il bambino attraversa sei sottostadi, l'ultimo dei quali è l'interiorizzazione degli schemi senso motori e l'inizio della rappresentazione simbolica.

- Stadio pre-operatorio Il gioco dei bambini in questa età compresa tra 2 ed i 7 anni è poco cooperativo.
Il dialogo risulta a volte poco comprensibile, basato su pensieri poco logici, definiti pre-concetti. Il pre-concetto è un pensiero elementare che il bambino enuncia osservando una struttura che è condizionata da quanto, in quel momento, materialmente attira la sua attenzione. Il pensiero in questo stadio è egocentrico.
Il bambino non compie più solo semplici operazioni percettive e motorie, egli ora può usare simboli, immagini mentali, parole e gesti per rappresentare oggetti ed eventi ed usa tutto ciò in maniera sempre più organizzata e logica. Ogni bambino ha un mondo suo, nel quale la fantasia si confonde con la realtà.

- Stadio delle operazioni concrete (7-11anni) Il ragionamento diviene logico: il fanciullo riesce mentalmente a classificare e a seriare. Amplia le potenzialità mentali, acquista stabilità, applica sempre più in modo appropriato i contenuti, manifesta un pensiero dotato di reversibilità.
Le strutture di pensiero sono "concrete", nel senso che il fanciullo ragiona ancora in termini strettamente reali, guidato dall'intuizione e dalla percezione.
Con i coetanei manifesta collaborazione e si presta a effettuare giochi che richiedono l'uso di molte regole.

- Stadio delle operazioni formali (11-12 anni) La nuova logica che si manifesta dagli 11-12 anni si caratterizza come capacità di operare nei termini ipotetici-deduttivi. Queste operazioni sono la forma più vasta del pensiero, non dipendono da uno stimolo specifico, ma riguardano l'intera comprensione di un problema. Ipotizzare costituisce la modalità tipica dell'adolescenza, che permette di analizzare un problema mentalmente e di desumerne le eventuali conseguenze senza un'azione pratica.
L'adolescente acquisisce la capacità di ragionamento astratto, discostandosi dal mondo reale e accedendo al mondo del possibile. Ripercorre le varie problematiche utilizzando l'intelligenza astratta. Questa gli permette di scoprire un mondo infinito di soluzioni, di viaggiare nello spazio, di percorrere il tempo, di creare soluzioni, di distruggere qualcosa prevedendone le conseguenze. Tutto con la sola forza del pensiero. Lo sviluppo del pensiero è agevolato dalla maturazione del sistema nervoso, oltre che dalle esperienze con la realtà fisica e con l'ambiente sociale. Piaget considerò l'intelligenza come forma di adattamento biologico, nella dimensione più elevata, basata sul risultato di un'interazione tra organismo e ambiente, nella forma di un equilibrio dinamico fra processo di assimilazione dei dati dell'esperienza a schemi mentali e processo di accomodamento, ossia modifica degli stessi schemi, allorché l'esperienza nuova non si adatta agli schemi precedenti. Con l'esperienza la crescita e l'alternarsi di equilibri e disequilibri nei processi di apprendimento, tramite accomodamento e assimilazione, gli schemi si ampliano sempre più divenendo strutture e poi operazioni. Influenza lo sviluppo dell'intelligenza anche il confronto e il giudizio degli altri.

L'acquisizione della capacità di ragionamento astratto non risulta importante soltanto in ambito scolastico (doveri cognitivi più complessi, ingresso nel mondo produttivo, lavoro ecc.); risulta rilevante anche nelle dinamiche del mondo affettivo. L'adolescente ha il compito di acquisire un senso di identità stabile ed integrato. Le nuove capacità cognitive aiutano a vivere di turbamento.


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