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Il principio responsabilità di Hans Jonas. Il confronto di H. J. con la scienza contemporanea

Ogni etica del passato scaturiva da una concezione ben delineata della natura delle cose e dell'uomo. Queste erano date una volta per tutte, non potevano essere mutate. Il ragionamento e il buon senso stabilivano le norme e le regole da rispettare per un agire morale in vista del fine ultimo del bene umano. Soprattutto l'ambito dell'azione e dunque della responsabilità erano strettamente circoscritti. Oggi l'agire dell'uomo è cambiato e il grado di questa trasformazione è percepibile dagli effetti devastanti che si ripercuotono non solo sull'uomo, ma sull'intera biosfera. Se è vero che all'inizio del secolo nè il numero degli esseri umani, nè la tecnologia a disposizione potevano modificare radicalmente i sistemi del pianeta e costituire una minaccia seria per la vita, oggi la realtà è ben diversa dal momento che gli uomini hanno messo a punto diversi modi per mettere in pericolo la propria sopravvivenza. Da un lato abbiamo il rischio legato all'energia atomica, dall'altro l'aumento demografico che, continuando al ritmo attuale, non potrà mantenersi per molto tempo. Oltre al sovraffollamento, bisogna considerare l'esaurimento delle materie prime, il danno all'atmosfera a causa dell'eccesso di emissione di gas nocivi, il degrado del suolo, delle acque e degli ecosistemi vegetali e animali. In pericolo è la vita stessa, non esclusivamente la vita umana, bensì l'incolumità del pianeta, dell'ambiente che ci accoglie ossia del presupposto, della condizione necessaria affinché sia garantita la vita nella sua continuazione futura.
Oggetto della seguente tesi è l'analisi del principio responsabilità di Hans Jonas. Il principio, secondo l'autore, costituisce l'unica possibile alternativa all'utopia del principio speranza di Ernst Bloch, nel dibattito morale contemporaneo. Ma, in questa sede, non si prenderà ad oggetto il confronto tra i due principi, a cui occorrerebbe dedicare uno studio a parte. L'analisi dei testi più importanti, scritti da Jonas nell'ultima fase del suo pensiero, metterà in evidenza come l'elaborazione del principio è stata frutto di molte riflessioni, per cui, la sua natura, la sua fondazione, e la sua definizione, sfuggono alla logica degli interventi occasionali ed estemporanei che si succedono, oggi, nel corso del dibattito. Il principio responsabilità si pone, nel momento attuale, come il tentativo serio e concreto di rispondere al bisogno di un'etica per la civiltà tecnologica. Il bisogno di questa etica nasce dalle contraddizioni che sorgono dal nostro rapporto con la tecnologia, dalla fiducia che l'uomo ripone in questa, e dall'idea di progresso che costituisce il motore immobile dell'avanzamento scientifico - tecnologico. Ma, soprattutto, il vero pericolo che minaccia il futuro dell'uomo proviene dal sapere scientifico, o meglio dallo scetticismo a cui essa conduce. Il vero tallone d'Achille dell'uomo contemporaneo è senza dubbio il suo credo incrollabile nella scienza, la fede indiscussa nel metodo e nell'indagine razionale. Alla fiducia nelle possibilità della scienza che portano ad applicazioni sempre più meravigliose e utili, Jonas contrappone il ritorno alla frugalità nell'economia della terra, e ancora di più il rispetto per la natura, in cui Jonas riconosce la presenza degli scopi. Che dalla natura provenga il ''dover essere'' dell'uomo è l'idea principale della fondazione del principio responsabilità, e a suffragio di questa idea Jonas porta numerosissime e originali idee. Da questo nucleo principale si sviluppa l'etica della responsabilità che ha l'obiettivo di ristabilire il giusto rapporto tra l'uomo e sè stesso, tra l'uomo e la natura, rapporto che il punto di vista della scienza ha interpretato in maniera univoca. Soprattutto nella discussione sulla bioetica l'uomo è chiamato a fare delle scelte importanti, da cui dipenderà il suo futuro, e il principio responsabilità, qui, vale soprattutto come appello per gli scienziati, affinché tengano presente nel loro lavoro anche la dignità degli uomini che verranno. È nella concezione scientifica della natura che si vuole individuare una delle ragioni più importanti dello squilibrio della nostra epoca, e di seguito si cercherà nella posizione, nel pensiero di Jonas, un antagonista valido che possa riportare l'equilibrio nel rapporto dell'uomo con sè stesso e con la natura.

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Il principio Responsabilità di Hans Jonas. Il confronto di H.J. con la scienza contemporanea. pag. 1 Introduzione Ogni etica del passato scaturiva da una concezione ben delineata della natura delle cose e dell'uomo. Queste erano date una volta per tutte, non potevano essere mutate. Il ragionamento e il buon senso stabilivano le norme e le regole da rispettare per un agire morale in vista del fine ultimo del bene umano. Soprattutto l'ambito dell'azione e dunque della responsabilità erano strettamente circoscritti. Oggi l'agire dell'uomo è cambiato e il grado di questa trasformazione è percepibile dagli effetti devastanti che si ripercuotono non solo sull'uomo, ma sull'intera biosfera. Se è vero che all'inizio del secolo né il numero degli esseri umani, né la tecnologia a disposizione potevano modificare radicalmente i sistemi del pianeta e costituire una minaccia seria per la vita, alla fine del secolo è vero piuttosto che gli uomini hanno messo a punto diversi modi per mettere in pericolo la propria sopravvivenza. Da un lato abbiamo il rischio legato all'energia atomica, dall'altro l'aumento demografico che, continuando al ritmo attuale, non potrà mantenersi per molto tempo. Oltre al sovraffollamento, bisogna considerare l'esaurimento delle materie prime, il danno all'atmosfera a causa dell'eccesso di emissione di gas nocivi, il degrado del suolo, delle acque e degli ecosistemi vegetali e animali. In pericolo è la vita stessa, non esclusivamente la vita umana, bensì l'incolumità del pianeta, dell'ambiente

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Cuomo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Eugenio Mazzarella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 140

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