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I valori dello scoutismo

Cento anni fa, nell’estate del 1907, in un campo sperimentale di venti ragazzi tenuto a Brownsea, un’isoletta sulla Manica, per iniziativa di Robert Baden-Powell, nasceva il movimento scout.
Da quella lontana estate i venti ragazzi sono diventati circa 38 milioni in tutto il mondo tra Scouts e Guide (fin dal primo periodo lo scoutismo fu aperto anche alle ragazze): circa 250.000 solo in Italia. Molte sono le associazioni che li raccolgono: diversi i colori dell’uniforme, le tradizioni, le storie, ma quasi identici i valori nei quali chi indossa un fazzolettone si riconosce.
È su quei valori che questa ricerca ha voluto indagare, con riferimento diretto allo scoutismo italiano e più in particolare a quello Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), che ai principi dello scoutismo internazionale aggiunge e fonde il messaggio del cattolicesimo.

Ci si è serviti di interviste in profondità condotte mediante la narrazione di storie, scelte in base a tre polarità di valore (Marradi 2005) individuate, attraverso la lettura di testi, come fondamentali per lo scoutismo:
• Responsabilità / Dipendenza
• Particolarismo / Universalismo
• Passività /Attività.

Tutti gli scouts intervistati appartengono a Comunità Capi pisane; si tratta di persone che non solo hanno completato il percorso educativo in Associazione, ma hanno fatto una scelta consapevole di Partenza prima e di sottoscrizione del Patto Associativo poi. Sono proprio loro, insomma, che dovrebbero portare avanti i valori dello scoutismo tra i ragazzi.
Si tratta per la maggior parte di persone fra i venti e i trent’anni.
Al campione di scouts sono stati affiancati altrettanti intervistati che non hanno mai fatto parte del movimento, corrispondenti con discreta precisione per età, genere e livello culturale.
Si è cercato di variare la provenienza geografica il più possibile in modo di avere rappresentanti di tutte le zone d’Italia, pescando in particolare fra gli studenti fuori sede.
Scopo della ricerca era controllare l’emergere o meno di una qualche discrepanza fra i valori di chi è scout e quelli di chi non lo è.
E soprattutto, l’effettiva corrispondenza dei primi a quelli originari del movimento fondato da Baden-Powell.

Tirando le fila dei risultati, questa differenza è risultata ben poco marcata, relativamente a molte storie addirittura del tutto assente.
Già durante le interviste era chiaro che le variabili che influivano in modo significativo sulle risposte erano molte, e non poche di queste avevano più rilevanza dell’appartenenza al movimento scout.
Al primo posto la provenienza geografica, in secondo luogo l’estrazione sociale.
In alcuni casi, inoltre, si facevano rilevanti le idee politiche, al contrario del credo religioso che sembra non abbia influito (probabilmente la poca evidenza di questo fattore è dovuta al fatto che i valori preponderanti nella società italiana sono legati a doppio filo con il cattolicesimo, che si sia credenti o no).
Non sembrano aver costituito un significativo spartiacque neanche il genere e l’appartenenza a gruppi.
Avrebbero avuto probabilmente una straordinaria rilevanza, invece, l’età e il livello culturale degli intervistati, se solo questi ultimi non fossero stati ben bilanciati rispetto alla prima, e pressochè tutti alla pari rispetto al secondo (erano quasi esclusivamente studenti universitari o laureati).
Credo che gli equilibri di questi due fattori siano anche quelli cui è più giusto imputare il fatto che dalla ricerca non sono emerse differenze nette fra i valori degli scouts e quelli del resto degli intervistati. In particolare l’età (compresa essenzialmente fra i venti e i trent’anni) era un tratto comune molto forte: in certi punti dell’analisi è emerso chiaramente che a differenziarsi in base all’appartenenza al movimento erano le posizioni degli intervistati più maturi, mentre quelle dei giovani restavano molto simili.

Nonostante tutto, i valori che si sono imposti come preponderanti sono proprio quelli dello scoutismo di Baden-Powell.
La maggioranza degli intervistati, infatti, si è collocata su posizioni di responsabilità, universalismo e attività.
Gli scouts si sono dimostrati coerenti con i valori cui dichiarano di aderire, e tali valori sono risultati molto più diffusi di quanto, forse, si sarebbe portati a prevedere.

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3 UNA BREVE INTRODUZIONE Cento anni fa, nell’estate del 1907, in un campo sperimentale di venti ragazzi tenuto a Brownsea, un’isoletta sulla Manica, per iniziativa di Robert Baden-Powell, che più tardi sarebbe diventato Lord Baden-Powell di Gilwell, nasceva il movimento scout. La storia è lunga e piena di avvenimenti, e non c’è spazio per ripercorrerla qui; basti dire che da quella lontana estate i venti ragazzi sono diventati circa 38 milioni in tutto il mondo tra Scouts e Guide (fin dal primo periodo lo scoutismo fu aperto anche alle ragazze): circa 250.000 solo in Italia. Molte sono le associazioni che li raccolgono: diversi i colori dell’uniforme, le tradizioni, le storie, ma quasi identici i valori nei quali chi indossa un fazzolettone si riconosce. È su quei valori che questa ricerca vuole indagare, con riferimento diretto allo scoutismo italiano e più in particolare a quello Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), che ai principi dello scoutismo internazionale aggiunge e fonde il messaggio del cattolicesimo. Nella ricerca ci serviremo di interviste in profondità condotte mediante la narrazione di storie, scelte in base a tre polarità di valore individuate, attraverso la lettura di testi, come fondamentali per lo scoutismo: • Responsabilità / Dipendenza • Particolarismo / Universalismo • Passività /Attività 1 . I primi tre capitoli presenteranno le suddette dimensioni (Marradi 2005) e chiariranno quali dovrebbero essere le relative posizioni degli scouts, in base alla Legge 2 , alla Promessa e agli insegnamenti che si cerca di trasmettere ai ragazzi lungo tutto il 1 Per riferirmi ai valori, in tutto il resto del testo mi servirò spesso delle sigle corrispondenti: le dimensioni saranno dunque indicate come RES/DIP, PART/UNIV, PASS/ATT. 2 La Legge scout contiene le regole di vita seguite da tutti gli scout del mondo, che si impegnano ad osservarla al momento della Promessa scout (pronunciata, in genere, dopo un primo periodo in cui il ragazzo sperimenta la vita scout, così da poter scegliere consapevolmente di voler entrare a far parte dell’Associazione). Essa è sempre espressa in chiave positiva (lo scout è, lo scout fa) e mai con divieti (lo scout non è, lo scout non fa).

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Cioni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Alberto Marradi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 65

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