

La donazione del rene: prospettive sociologiche
Autore
Carmelo Di Luciano - Università degli Studi di Catania - [2004-05]
Documenti
Abstract
Non può sorprendere l’affermazione per cui la tematica del trapianto di organi oggi appare di enorme rilevanza, e che tale rilevanza è avvertita e riconosciuta ovunque, al di là delle distanze e delle culture. Tutto ciò riposa su ragioni così evidenti da rendere superfluo un loro richiamo.
Senonché all’interno di tale tematica assume un rilievo del tutto particolare il trapianto di rene; e almeno due ragioni, seppur altrettanto evidenti, meritano comunque una opportuna segnalazione.
La prima è, per così dire, di carattere storico. E’ noto che il primo trapianto clinico è stato quello di rene, eseguito a Boston nel 1954 tra gemelli monozigoti da Murray.
La seconda ragione è tanto evidente quanto densa di implicazioni: il rene può essere espiantato anche da un vivente, e ciò apre una delicatissima problematica, squisitamente sociologica, pressoché inesistente in riferimento agli espianti da cadavere, o comunque, al limite, molto meno pronunciata.
Il nostro lavoro prende le mosse proprio da questa circostanza: in mancanza di donatori, sono i familiari a preoccuparsi di sopperire a tale mancanza, probabilmente anche incoraggiati dalla più probabile compatibilità genetica, benché, naturalmente, non è da escludere il trapianto tra estranei.
Senonché all’interno di tale tematica assume un rilievo del tutto particolare il trapianto di rene; e almeno due ragioni, seppur altrettanto evidenti, meritano comunque una opportuna segnalazione.
La prima è, per così dire, di carattere storico. E’ noto che il primo trapianto clinico è stato quello di rene, eseguito a Boston nel 1954 tra gemelli monozigoti da Murray.
La seconda ragione è tanto evidente quanto densa di implicazioni: il rene può essere espiantato anche da un vivente, e ciò apre una delicatissima problematica, squisitamente sociologica, pressoché inesistente in riferimento agli espianti da cadavere, o comunque, al limite, molto meno pronunciata.
Il nostro lavoro prende le mosse proprio da questa circostanza: in mancanza di donatori, sono i familiari a preoccuparsi di sopperire a tale mancanza, probabilmente anche incoraggiati dalla più probabile compatibilità genetica, benché, naturalmente, non è da escludere il trapianto tra estranei.
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