

La sostenibilità dello sviluppo: una contraddizione irrisolvibile
Autore
Tiziano De Donno - Università degli Studi di Napoli - Federico II - [2004-05]
Documenti
Abstract
Il tentativo di questo lavoro è stato quello di analizzare i mutamenti semantici dei concetti di "Sviluppo" e "Sviluppo Sostenibile", andando a cercare le aporie che vi sono dietro a questi due concetti. Partendo dal 1949, anno della dichiarazione alle Nazioni Unite di Harry Truman, nella quale fu introdotta per la prima volta la distinzione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, per arrivare ai giorni nostri con l'avvento di quella che Latouche definisce era dello sviluppo aggettivato, l'analisi è stata incentrata sulla visione dello sviluppo come uno stato mentale, cercando di estrapolare gli effetti collaterali del concetto, prendendo in esame gli effetti sull'immaginario, gli effetti ambientali, e gli effetti sociali. L'idea di questo lavoro è nata proprio ponendoci un quesito: è possibile pensare ad uno sviluppo differenziato nel suo oggetto, nello spazio e nel tempo, per stabilire priorità in funzione dei bisogni e della qualità delle produzioni, per consentire la crescita per i più poveri e la decelerazione di quest'ultima per i più ricchi? La triste risposta che viene da questo lavoro è che, anche se si diminuisce l'intensità della produzione energetica e delle risorse naturali, lo sviluppo necessario dei più poveri implica la rinuncia allo sviluppo illimitato dei più ricchi.
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