

Flessibilità e precarietà: storie di lavoro atipico
Autore
Sara Bedon - Università degli Studi di Milano - Bicocca - [2003-04]
Documenti
Abstract
L’idea di questo scritto è nata dall’osservazione dei cambiamenti, sia giuridici sia sociali, che stanno interessando il mondo del lavoro.
Il contesto entro il quale tali cambiamenti sono avvenuti è quello postmoderno: un contesto in cui si profilano profonde trasformazioni della condizione occupazionale standard, cioè di quel sistema che prevedeva la centralità del lavoro salariato dipendente a tempo pieno e indeterminato.
Le trasformazioni che hanno seguito il declino del fordismo, hanno prodotto un nuovo modello di produzione ed una nuova gestione del lavoro. Il sistema produttivo si fa meno rigido e richiede maggiore flessibilità e capacità di adattamento alle fluttuazioni della domanda e alle richieste dei consumatori. I contenuti mutano insieme alla nuova organizzazione produttiva e alle forme occupazionali.
Il concetto di “flessibilità” sembra non avere in sé un significato definito e univoco: è il simbolo e metafora delle attuali trasformazioni nel mondo del lavoro. Se per alcuni è sinonimo d’autonomia, adattabilità e mobilità, per altri è una condizione generatrice d’incertezza e precarietà.
Dagli anni novanta ad oggi gli studiosi e i sociologi che si occupano del mondo del lavoro e dell’occupazione, hanno iniziato a studiare il nuovo concetto di flessibilità e di precarietà.
La flessibilità non è da considerare solo come il continuo pellegrinaggio da un lavoro all'altro, ma anche come un mutamento significativo della percezione di sé, visto che uomini e donne sperimentano quotidianamente la difficoltà, se non l'impossibilità di trasformare le "proprie esperienze in narrazioni continuate ".
Il contesto entro il quale tali cambiamenti sono avvenuti è quello postmoderno: un contesto in cui si profilano profonde trasformazioni della condizione occupazionale standard, cioè di quel sistema che prevedeva la centralità del lavoro salariato dipendente a tempo pieno e indeterminato.
Le trasformazioni che hanno seguito il declino del fordismo, hanno prodotto un nuovo modello di produzione ed una nuova gestione del lavoro. Il sistema produttivo si fa meno rigido e richiede maggiore flessibilità e capacità di adattamento alle fluttuazioni della domanda e alle richieste dei consumatori. I contenuti mutano insieme alla nuova organizzazione produttiva e alle forme occupazionali.
Il concetto di “flessibilità” sembra non avere in sé un significato definito e univoco: è il simbolo e metafora delle attuali trasformazioni nel mondo del lavoro. Se per alcuni è sinonimo d’autonomia, adattabilità e mobilità, per altri è una condizione generatrice d’incertezza e precarietà.
Dagli anni novanta ad oggi gli studiosi e i sociologi che si occupano del mondo del lavoro e dell’occupazione, hanno iniziato a studiare il nuovo concetto di flessibilità e di precarietà.
La flessibilità non è da considerare solo come il continuo pellegrinaggio da un lavoro all'altro, ma anche come un mutamento significativo della percezione di sé, visto che uomini e donne sperimentano quotidianamente la difficoltà, se non l'impossibilità di trasformare le "proprie esperienze in narrazioni continuate ".
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