La flexicurity indica una strategia di politica economica che tende a conciliare le richieste di flessibilità provenienti dal lato delle imprese con un'elevata protezione dei lavoratori, da rafforzarsi attraverso un rafforzamento dell'apparato degli ammortizzatori sociali e la realizzazione di politiche attive che supportino le transazioni di mercato. Le misure che accrescono la flessibilità accentuando i meccanismi di produzione esclusivamente in favore dei gruppi più forti o degli insiders non vanno annoverate, così come non vengono incluse quelle che estendono la flessibilità al margine della forza lavoro.
La flexicurity opera in un processo ove il mercato flessibile espelle di frequente un alto numero di lavoratori, che accedono ai sussidi di disoccupazione; successivamente, i lavoratori rientrano nell'attività o in un lasso di tempo molto breve o, nel lungo periodo, dopo essere passati attraverso schemi di attivazione che ne incrementano le skills e l'occupabilità. Al di là delle definizioni, va comunque sottolineato come il concetto sia necessariamente multi divisionale.

Si possono distinguere cinque diversi tipi di flessibilità:

Flessibilità esterna: come facilità di assunzione e licenziamento dei lavoratori e diffusione dei contratti a tempo determinato;

Flessibilità interna: facilità di modificare la quantità di lavoro impiegata nell'impresa senza ricorso a modifiche formali del rapporto di lavoro, ma tramite variazioni dell'orario lavorativo, ricorso a straordinari o part-time;

Flessibilità funzionale: capacità delle imprese di spostare i propri lavoratori da una mansione a un'altra o di modificare i contenuti del lavoro dei propri dipendenti;

Flessibilità salariale: reattività dei salari ai mutamenti delle condizioni economiche;

Flessibilità esterna funzionale: possibilità per l'impresa di commissionare alcune mansioni a lavoratori esterni senza dover ricorrere a contratti di impiego, ma esclusivamente attraverso contratti commerciali del tipo outsourcing.

Analogamente, è possibile individuare quattro dimensioni del concetto di sicurezza:

Sicurezza del posto di lavoro: sicurezza di mantenere un determinato impiego presso uno specifico datore di lavoro;

Sicurezza dell'occupazione: sicurezza di rimanere occupati, non necessariamente presso lo stesso datore di lavoro ma realizzata anche attraverso una formazione professionale continua e permanente e, in caso di disoccupazione, mediante politiche attive;

Sicurezza del reddito: protezione del reddito, attraverso ammortizzatori sociali, politiche passive, nel caso in cui il rapporto di lavoro venga meno;

Combination security: sicurezza di poter conciliare l'attività lavorativa con altre responsabilità e doveri sociali o privati. Rientrano in questa categoria la formazione, assistenza ai figli o anziani.

Dall'analisi delle frequenze di contrattazione emerge con nettezza come la contrattazione aziendale sia rimasta caratterizzata dal ruolo preminente della contrattazione salariale (con la sola eccezione del commercio e turismo, dove la contrattazione dell'orario raggiunge livelli analoghi) e, dunque, della flessibilità retributiva, attraverso la contrattazione dei Premi di risultato.
Tuttavia, è abbastanza rilevante che le frequenze di contrattazione del salario seguano in modo quasi identico gli andamenti dell'intensità di contrattazione: questo significa che, a prescindere dai periodi, se c'è contrattazione, comunque, si fa anche contrattazione retributiva e che la contrattazione salariale risulta maggiore nei massimi dell'intensità di contrattazione. Questo avviene in misura minore per le altre materie, che in corrispondenza dei massimi dell'intensità di contrattazione, registrano una crescita della frequenza di contrattazione delle rispettive materie meno che proporzionale.

Annalisa Romano
Articolo tratto dalla tesi Flessibilità ed esclusione sociale