Ogni contesto sociale ha le proprie regole e richiede ed esige una diversa alimentazione, una diversa presentazione, un diverso approccio con il cibo e con lo stare a tavola. Anche l'estrazione sociale della famiglia di appartenenza contribuisce a determinare l'adesione a questa o a quell'altra consuetudine alimentare.
Possiamo quindi affermare che il cibo è uno degli strumenti che nei secoli è stato utilizzato per sottolineare l'appartenenza ad un gruppo piuttosto che ad un altro. Non è un caso, insomma, che Francisco De Quero affermava: "Il ricco mangia, il povero si nutre!"

Ad esempio nel Medioevo il numero di volte in cui gli uomini potevano accostarsi ad una tavola per nutrirsi era direttamente influenzato dal loro status. I servi, ad esempio, si ritenevano fortunati se riuscivano a mangiare almeno una volta al giorno, altrettanto facevano i liberi contadini ai quali però il privarsi del cibo era dettato ed imposto non dal dominus ma dal tentativo di accumulare viveri per giorni peggiori.
Sulle tavole dei aristocratici primeggiavano le carni, le focacce, il pane e le verdure cotte. Per i ceti più umili le pietanze più presenti erano le zuppe, le pappe, il pollame solo in occasioni speciali.
Difficilmente si beveva acqua pura, ma si preferiva allungarla con vino (o vino con acqua se si era nobili) o con aceto e con miele.

Ma oggi cosa distingue i ricchi dai poveri? Quali cibi oggi sono in grado di dimostrare l'appartenenza ad un certo ceto sociale piuttosto che ad un altro?

La nostra società non è più suddivisa in ceti, almeno,apparentemente come in passato, ma ancora oggi se osservassimo il carrello della spesa di 10 persone diverse o solo la scelta di un ristorante piuttosto che un altro, ci accorgeremmo come ciò che decidiamo di consumare o acquistare è strettamente legato alle possibilità economiche e al ceto sociale.

Un esempio? Il famosissimo pata negra, il prosciutto crudo più caro del mondo prodotto in Spagna. Potremmo continuare menzionando il caviale, che è da sempre uno dei simboli gastronomici del lusso; è sinonimo di esclusività e prezzo elevato. Il migliore del mondo? L' Almas Beluga che costa quasi 37.000 euro. Almas in russo significa "diamante", è infatti il più prezioso del caviali, il più esclusivo ed anche il meno diffuso, per questo viene anche confezionato in contenitori realizzati in oro 24 k.

Esiste anche un tipo di carne che può arrivare a costare 1000 euro al kg che si chiama Wagyu o Kobe, dal nome del bovino dal quale viene prodotta. L'elevato prezzo è dovuto alla perfezione delle carni avute tramite selezione genetica dei bovini.
Potremmo continuare all'infinito elencando rhum invecchiati, marmellate prodotte con scaglie d'oro commestibile dal valore di 41 mila euro, cioccolatini realizzati con oro, diamanti e argento, tartufi bianchi pregiati, champagne,ecc...

Ovviamente parliamo di prodotti che è possibile trovare solo in certi ristoranti o in certe boutiquè del gusto che non sono alla portata di tutti. Qui si è parlato di eccesso, ma esistono cibi che richiamano alla mente il lusso anche se nel tempo sono stati inseriti nel mercato prodotti di medio-bassa qualità. Esempio ne è il Cliquot, champagne che attualmente troviamo ad un prezzo più che accessibile anche in alcuni supermercati.

Antonella Laera
Articolo tratto dalla tesi Siamo quello che mangiamo e... la ristorazione lo sa