Il quotidiano, inteso come dimensione dell'esistenza, è l'ambito probabilmente più esteso – in termini sia di quantità che qualità di esperienze – in cui le nostre vite si forgiano. Inoltre, il quotidiano, nel corso dei decenni '60 e '70, è diventata una sfera centrale al cui interno sono confluiti spazi sociali che prima gravitavano al suo esterno. Mi riferisco in particolare alla dimensione politica, sociale e pubblica. Oggi, queste dimensioni sono contenute dalla sfera quotidiana, che, a stretto contatto con la vita "vissuta" dell'attore sociale, è allo stesso tempo deputata al soddisfacimento dei bisogni personali.

È nello spazio compreso dalla tensione dialettica tra istanze "pubblicosociali" e "privato-personalistiche", che coabitano la sfera quotidiana, che mi è parso più indicato inserire la pratica del "narrare la noia": è quotidiano l'atto di metterla in discorso ed è anche umanamente quotidiana la preoccupazione di non vedere soddisfatta la propria volontà, di certo almeno in parola, di sopprimere il senso di noia.

Il primo passo di questa parte introduttiva è costituita da una breve ricognizione delle caratteristiche della quotidianità, al fine di cogliere quali siano le motivazioni che hanno spinto la comunità sociologica ad interessarsene in maniera così approfondita. Anzitutto proponendo una definizione di cosa sia il "mondo quotidiano", che nell'ottica di chi vi agisce è costituito dal

[…] tessuto di abitudini familiari – affermano Peter e Brigitte Bergerall'interno delle quali noi agiamo e alle quali noi pensiamo per la maggior parte del nostro tempo.

Questo settore dell'esperienza è per noi il più reale: è il nostro habitat usuale e ordinario.

In questa ottica, come lo stesso Jedlowski rileva, il quotidiano diviene un concetto, una idea che fa sì che il "quotidiano-astratto" raccolga in sé una serie di concetti collegati che si riferiscono alla familiarità, alla istituzionalizzazione e alla socializzazione. Tali concetti rappresentano il fondamento delle teorie che configurano la realtà come costruzione sociale.

Tuttavia, parlare di "vita quotidiana" significa anche inserirsi in un orizzonte di senso che si dispiega su differenti fronti. In primo luogo essa si riferisce ad un tempo, o più precisamente, come afferma Jedlowski, ad una «forma della temporalità vissuta». In questi termini, il quotidiano si costituisce come tempo della ripetizione, della routine, delle abitudini; tutti fattori che contribuiscono a generare un'«aura di familiarità». Va considerato, tra l'altro, come nell'Ottocento alla quotidianità siano stati attribuiti disvalori che, nel corso della seconda metà del Novecento, si sono attenuati fino al punto di essere addirittura ribaltati in valori.
Un simile processo di transizione e ribaltamento valoriale, passando ora al secondo fronte su cui si staglia la "vita quotidiana", ha investito la quotidianità anche nella sua accezione di prospettiva di ricerca sociologica. Su tale fronte l'attenzione verso il quotidiano, il "micro", sembra ormai aver sopravanzato le pretese organicistiche e funzionaliste del "macro", che hanno contraddistinto una parte della teoria e della ricerca sociale.

A questo proposito, seppur con piglio critico e poetico allo stesso tempo, De Certeau ne osserva retrospettivamente la transizione:

Questo saggio è dedicato all'uomo comune […] Questo eroe anonimo viene da molto lontano. È il mormorio della società. In ogni epoca previene i testi. […] Ma nelle rappresentazioni scritturali, s'avanza gradualmente e a poco a poco occupa il centro delle nostre ricerche scientifiche. I riflettori hanno abbandonato gli attori che possiedono nomi propri e prestigio sociale per volgersi verso il coro dei figuranti ammassati sui due lati, e fissarsi infine sulla folla degli spettatori. Sociologizzazione e antropologizzazione della ricerca privilegiano l'anonimo e il quotidiano puntando l'obiettivo sui dettagli metonimici – parti prese per il tutto.

Ed è proprio all'atteggiamento metonimico che bisogna rifarsi per scorgere le ragioni che hanno portato a una così vasta produzione di ricerche sul tema della quotidianità.
Una parte per il tutto, atteggiamento teorico che tenta di superare la dualità tra «azione» e «struttura». Affrontare la realtà da questo punto di vista significa rigettare, in primo luogo, l'ipotesi che si possa spiegare la società attraverso l'analisi dei valori e norme sociali che vengono "calati" sugli attori i quali si limitano ad "agirli", e, in secondo luogo, che l'ordine sociale sia garantito da poteri di coercizione. Differente è invece l'intento teorico a cui si sono ispirate le ricerche sulla vita quotidiana. Esse, abbracciando la "teoria dell'azione" e contribuendo ad arricchirla, si caratterizzano anzitutto nella loro portata "a medio raggio": escludono pretese universalistiche ma permettono un efficace raffronto tra dati empirici eterogenei raccolti – soprattutto ma non solo – qualitativamente.

L'idea cardine del quotidiano come superamento del "micro" e del "macro", Jedlowski la descrive così:

Nella vita quotidiana ciò che è vincolo è anche risorsa: le istituzioni forniscono un quadro entro cui le azioni individuali hanno modo di dispiegarsi, ma è la soggettività che riproduce questo quadro e lo può trasformare, in una dialettica da cui la creatività e la responsabilità dei singoli sono tutt'altro che assenti.

A queste condizioni il quotidiano si impone come ambito privilegiato di osservazione da parte degli analisti sociali, in quanto è all'interno di esso che si svolge il processo di creazione e rielaborazione degli orientamenti di senso degli attori. Inoltre, la "vita di tutti i giorni" ha permesso alla sociologia della vita quotidiana di indagare un "campo" particolarmente ricco per la trasversalità degli argomenti che può arrivare ad analizzare e, allo stesso tempo, permettere un approccio teorico diversificato che ha prodotto notevoli innovazioni ed evoluzioni sia teoriche che metodologiche. In particolare, secondo Jedlowski, vedere la realtà sociale sotto questa angolatura è:

Capace di portare alla luce ciò che le teorie consolidate lasciano in ombra: l'implicito, i presupposti degli ordinamenti, tutto ciò che appare troppo banale per essere detto e che tuttavia sorregge l'impalcatura della vita sociale.

Adottare la vita quotidiana come prospettiva di ricerca, eventualmente, può essere considerato un segno di valore politico. Come De Certeau notava, nel tempo la ricerca si è orientata all'uomo comune, ha puntato «i suoi riflettori» su persone "anonime" nel loro contesto quotidiano. Ma non solo in queste scelte vi è valenza politica, tale valenza si rileva più profondamente quando si indirizza il proprio sguardo analitico a ricercare ipotesi di senso nello stesso habitat quotidiano; a non ricercarle quindi nella struttura sociale che appare come già data.

Vi è tuttavia un'ulteriore accezione in cui la vita quotidiana può essere intesa, considerata ovvero come area di ricerca. Essa include, grossomodo, «l'insieme degli ambienti, delle pratiche, delle relazioni e degli universi di senso al cui interno i soggetti trascorrono la maggior parte del proprio tempo». In questi termini la vita quotidiana corrisponde, usando una felice sintesi terminologica invalsa tra gli storici degli "Annales", alla «cultura materiale». Si tratta quindi della vita fatta di incontri, conversazioni, relazioni, amicizie, famiglia, scuola, università, azienda, lavoro, spostamenti in città, acquisti di beni materiali, consumo di media, viaggi, libri, proteste, manifestazioni ecc. Queste attività, pur in una materialità che sembra svilirle in quanto oggetto d'analisi, nel pensiero di Crespi permettono una feconda attività di ricerca sociale. Egli

[…] individua heideggerianamente nella vita quotidiana il luogo dell'«esserci» immediato, luogo in cui il soggetto è immerso innanzitutto preriflessivamente con il corpo, gli affetti, l'agire.

Si può quindi considerare la "vita quotidiana" come termine "contenitore", al cui interno si possono scorgere distinti fronti, alcuni dei quali concettuali, altri più immediati, materici e tangibili, ma ad ogni modo significativi per l'analisi sociologica. La sfera della quotidianità è in prima istanza considerevole in quanto al suo interno si trova il concreto agire dei soggetti, le loro strategie di vita, il lasciarsi andare al «senso comune» così come al tentativo di destrutturarlo, metterlo in crisi, farlo mutare e ricomporlo. Quindi, se la sociologia è una scienza che si propone di indagare il senso dell'agire umano, il quotidiano si presta a campo d'indagine di assoluta rilevanza.

Articolo tratto dalla tesi di Alberto Cossu, La narrazione come pratica di distinzione: il caso della ''noia'' a Siena