Marco Baliani è un attore e regista romano, tra i fondatori del teatro delle Briciole di Parma. Il suo progetto a Nairobi (Kenya) nasce quasi casualmente da una conversazione con Giulio Caderna, da anni collaboratore e promotore di AMREF. AMREF (African Medical and Research Foundation) è la principale organizzazione sanitaria africana senza fini di lucro; fondata nel 1957 a Nairobi gestisce in forma laica attività di prevenzione e educazione alla salute in 14 Paesi dell'Africa Orientale1. "Acting from the street" si inserisce più specificamente nel progetto speciale di "Child in Need Program" finalizzato al recupero delle migliaia di ragazzi di strada abbandonati, poveri, orfani e maltrattati a Dagoretti, uno dei quartieri di Nairobi. E' qui che, sotto la direzione di John Muiruri, assistente sociale locale, e con un'equipe di esperti di AMREF costituita da educatori, un infermiere, un'antropologa e volontari locali, si è costruito un centro di riabilitazione ed accoglienza. La situazione è infatti particolarmente drammatica nella periferia di questa grande città:

Le discariche occupano il cuore di alcuni quartieri, ed intorno ad esse si è costruita nel tempo un'altra città ancora, dove la concentrazione umana è ispessita da vicoli strettissimi di passaggio, da baracche ancor più miserevoli di quelle dello slum più grande, come se la discarica fosse un buco nero spaziale che attrae verso di sé vite e relazioni, creando sistemi ad anello concentrici di traffici e affari, di riciclo e rivendita, che si allargano via via a partire dal centro per arrivare fino ai quartieri specializzati nella riutilizzazione di tutti gli scarti provenienti da lì.1

Coloro che maggiormente risentono di questo disagio sono naturalmente i bambini e gli adolescenti che fin da piccoli vivono la casa come un luogo opprimente in cui il nucleo familiare non è sinonimo di sicurezza, ma anzi diventa prigione di violenza e abusi e li costringe ben presto ad allontanarsi; in breve tempo si aggregano alle bande di strada dove imparano a sniffare colla, rubare ed a loro volta a farsi rispettare con la violenza, in un ciclo infernale che non ha vie d'uscita.

Baliani, proponendo la propria collaborazione in forma di "volontariato artistico", concorda con gli operatori di AMREF un programma di lavoro che ha per finalità lo sviluppo di un dialogo con i ragazzi di strada ed il coinvolgimento delle loro comunità di provenienza per il reinserimento nella società civile; gli obiettivi specifici sono sostanzialmente tre:

• Arricchire il bagaglio culturale e professionale del personale di AMREF;
• Promuovere la socializzazione, la formazione ed il recupero dei ragazzi di strada;
• Formare un gruppo teatrale con il quale giungere ad una performance spettacolare.

Nell'agosto del 2002 inizia il primo workshop di una settimana con un gruppo di 32 ragazzi e 3 ragazze da cui Baliani selezionerà i 20 che proseguiranno il lavoro. Il primo impatto è molto forte; scrive Baliani:

Se li chiamano Chokora [ndr: spazzatura in swahili] è perché questi ragazzi non sono persone, sono cose, non hanno uno statuto d'esistenza, non posseggono un'identità, sono non-persone, che sopravvivono ai margini di quello che è già marginale. L'unico segno di riconoscimento è quello dell'appartenenza alla banda, al gruppo, alla base. Per il resto del mondo non esistono, possono essere uccisi, violentati, malmenati, oppure rinchiusi in prigione, quando la polizia mostra i muscoli e ripulisce le strade del centro. Intuisco che il mio lavoro teatrale deve partire da qua, dalla mancanza di dignità e di identità individuale.2

Il risultato di questo primo incontro è molto incoraggiante: i 20 ragazzi scelti per il training teatrale proseguiranno la formazione con l'aiuto di un attore keniano fino all'arrivo, nel dicembre 2002, di Elisa Cuppini, danzatrice e coreografa, che costruisce con i ragazzi le prime improvvisazioni individuali e corali di danza e che con Baliani lancia la proposta della rielaborazione della storia di Pinocchio, felice metafora della loro graduale metamorfosi da marionette Chokora in bambini veri, con un progetto da realizzare per la propria vita. L'equipe procede alternando sessioni di circa 20 giorni ogni tre mesi condotte da professionisti a un lavoro costante con volontari del luogo. Si parte con un training fisico per sviluppare la fiducia nel gruppo e la presenza scenica curato da Elisa Cuppini e Maria Maglietta, per poi iniziare il lavoro drammaturgico sulla fiaba di Pinocchio condotto da Letizia Quintavalla e Morello Rinaldi. La scenografia e la preparazione degli oggetti scenici si è sviluppata durante un laboratorio guidato da Riccardo Sivelli che allestisce con i ragazzi una sorta di falegnameria, nell'aprile 2004.

Baliani coordina l'intera equipe e partecipa direttamente solo ad alcune delle sessioni di training: in due anni torna per cinque volte a Nairobi. Nel frattempo replica con il Teatro delle Briciole di Parma alcuni dei suoi spettacoli devolvendo l'incasso ad AMREF; viene inoltre organizzata una massiccia campagna promozionale attraverso una serie di spot di grandissimo impatto interpretati da Giobbe Covatta; in poco tempo si registra un notevole aumento delle donazioni a favore della fondazione.
Grazie a questi fondi, dal gennaio 2003 John Muiruri affitta una casa a Dagoretti dove i ragazzi possono per la prima volta avere pasti regolari, un tetto per dormire, ma soprattutto la possibilità di capire cosa voglia dire far parte di un'esperienza comune, responsabilizzarsi, darsi compiti e una disciplina. Oltre a questo vengono proposti incontri con le famiglie di provenienza dei ragazzi, in cui il personale di AMREF spiega il motivo del progetto teatrale e invita ad avvicinarsi in modo più costante ai servizi di promozione ed educazione alla salute.

La fase finale dell'allestimento dello spettacolo si svolge nell'agosto 2004: il 21 agosto debuttano al Bomas Theatre di Nairobi e il 26 agosto partono per un soggiorno di 15 giorni in Italia, dove replicheranno in diversi teatri e scuole con grandissimo successo di pubblico. Baliani in realtà ritornerà a Nairobi nel dicembre 2004 per un mese per rimettere in scena Black Pinocchio e condurre un corso di formazione per i volontari AMREF; la proposta sarà quella di creare un nuovo spettacolo sull'AIDS, da realizzare con i più grandi del gruppo. Nel frattempo riceve il premio UBU (2005) per il percorso fatto con i ragazzi.
Lo spettacolo sull'AIDS ("L'amore buono: una ballata ai tempi dell'AIDS") ha debuttato il dicembre scorso in Italia con un nuovo gruppi di ragazzi e ragazze che hanno affrontato il tema utilizzando la propria conoscenza del rap e le tecniche della clownerie. Collaboratori d'eccezione al progetto sono stati Paolo Fresu (uno dei trombettisti italiani più noti nel panorama contemporaneo), e dei musicisti Mirto Baliani e Sonia Peana. Ancora una volta l'intero incasso è stato devoluto ad AMREF.

Note bibliografiche:

1 BALIANI, Marco, Pinocchio nero: diario di un viaggio teatrale, Rizzoli, Roma, 2005, p. 139.
2 BALIANI, Marco, Pinocchio nero: diario di un viaggio teatrale, cit. p. 21.

L'articolo è tratto dalla tesi di Vittoria Perico, Povero teatro! Problemi e potenzialità del teatro sociale nel terzo mondo