Il concetto di spirale del silenzio deriva da una più ampia teoria sull'opinione pubblica elaborata da Noelle-Neumann che si struttura attraverso l'integrazione di quattro elementi: mass media, comunicazione interpersonale, manifestazioni individuali e percezioni degli individui sui clima di opinione nel loro contesto sociale.

I presupposti teorici a monte sono affermazioni che si incastrano fra loro e delineano uno specifico rapporto tra società e individuo. Secondo Noelle-Neumann, infatti, la società tende a porre sotto minaccia di emarginazione gli individui devianti; i quali, a loro volta, temono solitamente una vita marginalizzata attraverso l'isolamento. Tale paura spinge così l'individuo a rapportarsi con il clima di opinione del proprio ambiente e ne risulta, così, un'interazione che influenza il comportamento pubblico dell'individuo, soprattutto la sua volontà di esprimere un'opinione.

La teoria di Noelle-Neumann suggerisce, quindi, che il timore di restare emarginati da un contesto su delicati questioni pubbliche, incoraggia molti a lasciarsi guidare da quelle che sono considerate le opinioni dominanti o socialmente accettabili nel loro ambiente di vita.

La dissimulazione o l'espressione delle proprie opinioni è dunque determinata dall'appoggio minoritario o maggioritario che si ha nell'opinione pubblica o nel gruppo o, in generale, nel collettivo di riferimento. In altre parole, le idee dominanti tendono a diffondersi di più creando un effetto a spirale verso il silenzio per idee ed opinioni condivise da pochi: quante più persone infatti si allineano, molte altre ancora sono spinte a farlo, creando un vortice che investe i pareri in disaccordo e li emargina.

I media, data la loro immediatezza e la loro pervasività, sono la fonte di informazione principale e più accessibile per comprendere i clima di opinione prevalenti, cosicché un'idea dominante sugli schermi o nelle pagine di un giornale tenderà ad affermarsi nella formazione e nelle espressioni delle opinioni pubbliche.
In tal senso, i media diffondono “miti”, opinioni dominanti che influenzano non solo le opinioni individuali, ma limitano attraverso l'effetto della spirale del silenzio, anche la qualità del dibattito pubblico e civile, escludendo dallo spettro del dialogo quelle idee eccessivamente stridenti se confrontate con quelle principali.

La spirale del silenzio è un concetto molto semplice e intuitivo, di gran fascino perché attraverso l'interazione tra società, individuo e media fornisce una spiegazione dell'accentuato conformismo che sembra esistere in molte dei dibattiti pubblici della società civile, attribuendo ai mezzi di comunicazione una forza essenzialmente conservatrice dello status quo. Tuttavia, proprio una ricerca degli anni '70 ha portato a risultati che hanno sconfessato in buona misura l'idea centrale della spirale, in quanto nei sondaggi raccolti l'immagine conservatrice dei media non veniva espressa.

Per Katz la validità della teoria non è da rifiutarsi in toto, piuttosto dipende dalla misura in cui gruppi alternativi di riferimento differenti sono ancora presenti e attivi nella società. Gli effetti della spirale del silenzio, così, sono contrastati se esistono centri, seppure minoritari, che sostengono le opinioni devianti rispetto a quelle dominanti: in altre parole, quanto più una società è pluralista e concede uno spazio di espressione alle diverse voci contrastanti, tanto più difficile sarà incorrere in un clima di opinione conformista e conformante che, attraverso il circolo della spirale, impedisce la formazione di idee alternative e un dialogo critico.
I media sarebbero, quindi, una forza conservatrice non per natura ma solo se inserito in un contesto specifico.

Le ricerche di Moscovici sul conformismo hanno poi ulteriormente contribuito a rivisitare la teoria della spirale. Secondo lo studioso francese in presenza di determinate condizioni possono verificarsi pressioni al conformismo anche verso opinioni minoritarie, purché il centro che la sostiene presenti specifiche caratteristiche (come coerenza, difesa ad oltranza etc.). Un tale approccio inserito nella questione dell'opinione pubblica porta a dare maggiore risalto alle minoranze rumorose, piuttosto che alle maggioranze silenziose.

Al di là, comunque, di quelli che possono essere gli effetti sulla formazione dell'opinione pubblica, è stato ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica in proposito una certa distorsione involontaria da parte degli operatori dell'opinione pubblica che tende a creare una sorta di conformismo attorno a determinate questioni. Tale distorsione dipende principalmente dalle pratiche professionali, dai fattori organizzativi e dall'applicazione di certi valori e format alle notizie. La costruzione di pseudo-eventi o pseudo-notizie (ossia di eventi o informazioni costruiti per calamitare l'attenzione del pubblico o creare una particolare impressione) sono operazioni più o meno consapevoli che permettono ai media di strutturare la realtà attraverso i loro bisogni ed interessi e alla base delle quali vi sono, come affermava Bourdieu, le esigenze dell'informazione mediatica vista come campo, come insieme di attori sociali in interazione fra loro in uno spazio competitivo che ha proprie logiche di funzionamento e processi di azione-retroazione che influenzano e sono influenzate dagli attori stessi (in questo caso i giornalisti, le redazioni, gli editori, i finanziatori etc.)

di Manuel Antonini