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Per piacere di chi? Chirurgia estetica e sociologia
Uscito da poco, ''Per piacere. Storia culturale della chirurgia estetica'' di Rossella Ghigi ripercorre il processo storico che ha portato alla banalizzazione della chirurgia estetica, riflettendo su cosa oggi spinge uomo e donna a farsi più belli

[27/06/2008]

Quanti ricordano il monologo di Agrado in un teatro di Barcellona al termine del film “Tutto su mia madre” di Almodovar...

Mi chiamano Agrado. Perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita più gradevole agli altri.
Oltre che gradevole, sono, “molto” autentica: guardate che corpo!
Tutto fatto su misura:
occhi a mandorla 80.000
naso 200 (buttate nell’immondizia perché l’anno dopo me l’hanno ridotto così con un’altra bastonata, lo so che mi dà personalità , però se l’avessi saputo non me lo toccavo!)
Continuo:
tette, due (perché non sono mica un mostro), 70 ciascuna, però le ho già superammortizzate!
silicone:
labbro,
fronte,
zigomi,
fianchi e culo, un litro sta sulle 100.000 perciò fate voi il conto che io l’ho già perso.
Limatura della mandibola 75.000,
depilazione definitiva con il laser, perché le donne vengono dalle scimmie tanto quanto gli uomini: 60.000 a seduta, dipende da quanta barba una ha, normalmente da una a quattro sedute, però, se balli il flamenco, ce ne vogliono di più! è chiaro?

Bene. Quel che stavo dicendo è che costa molto essere autentiche, signora mia, e in questa cosa non si deve essere tirchie, perché una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha di se stessa.


Ve lo ricordate? Bene, una novità interessante nelle pubblicazioni di Sociologia del Mulino, è proprio un testo che ripercorre la storia della chirurgia estetica e si domanda se sia il desiderio di Agrado, ossia somigliare di più all’idea che si ha di se stessi, o qualcosa d'altro il piacere che si nasconde dietro le motivazioni che spingono oltre 200.000 persone in Italia ad andare ogni anno dal chirurgo plastico.

Il libro “Per piacere. Storia culturale della chirurgia estetica” di Rossella Ghigi, ricercatrice presso l’Università di Bologna e docente di Sociologia dei processi culturali, non si domanda solo se sia per piacere a noi stessi o per il piacere di piacere gli altri che ci sottoponiamo ad interventi di chirurgia estetica.
Attraverso un percorso nelle epoche, dai nasi ricostruiti perché tagliuzzati in battaglia nel medioevo alla cancellazione dell’infamia della sifilide, dalla correzione del “naso da ebreo” nei primi immigrati nel XX secolo alla moda degli occhi occidentali negli asiatici, fino al corpo perfetto delle giovani donne occidentali, il testo, infatti, sottolinea le continuità storiche in un processo che ha portato alla banalizzazione contemporanea degli interventi di chirurgia estetica.

Oggi, infatti, la chirurgia estetica non è solo uno strumento accessibile a chiunque, ma è un desiderio quasi “ovvio” sentito da migliaia di persone diverse tra loro per condizione sociale e culturale. Elemento trasversale nella società, il fenomeno non è più, e forse non è mai stato, soltanto una questione prettamente femminile.
Cosa si nasconde dietro? Quali le motivazioni? Il desiderio di piacere a noi stessi o di piacere agli altri? Senza dubbio, al centro del testo l’esigenza umana di integrazione e il confine labile, sottolineato anche dal chirugo plastico Nicolò Scudieri, tra «desiderio di perfezione» e omologazione. L’idea di noi stessi alla quale vorremmo assomigliare, infatti, quanto si omologa agli standard di bellezza di un mondo patinato?


Per piacere. Storia culturale della chirurgia estetica.
di Rossella Ghigi
Ed. Il Mulino
pp. 248, € 15,00


a cura di Manuel Antonini
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