Definizione di "Mobilità sociale", canale Sociologia

Per mobilità sociale in sociologia si intende sia la transizione di un individuo da una posizione nella gerarchia sociale ad un’altra, superiore (mobilità ascendente) o inferiore (mobilità discendente); sia la flessibilità della stratificazione di un sistema sociale nel favorire i passaggi dei suoi membri da uno strato ad un altro, con ruoli diversi e diverso accesso alle risorse materiali e culturali.
La mobilità sociale è un fenomeno che ha inizio con lo sviluppo dell’industrializzazione, ossia con la migrazione di ampie masse rurali nelle città, ma è solo con la rilevanza del terziario e del ceto impiegatizio, insieme all’aumento del tasso di scolarizzazione, che la mobilità sociale diviene un fenomeno forte delle società moderne.
Ad oggi, le società a mobilità sociale più elevata sono solitamente quelle industrializzate che garantiscono l’accesso ai ruoli e alle risorse con metodi meritocratici, per via della presenza della classe lavorativa medio-alta, dell’importanza dell'istruzione come strumento di elevazione sociale del soggetto, della maggior specializzazione che nel lavoro è richiesta e che proprio con l'istruzione può essere raggiunta, e della diffusione delle idee e dei valori di uguaglianza e di giustizia sociale.

Uno dei primi e più importanti studi effettuati sulla mobilità fu l’opera La mobilità sociale (1927) di P. Sorokin il quale sostenne non fosse possibile affermare l’esistenza di una tendenza definita e costante verso un aumento o una diminuzione dell'intensità e della diffusione della mobilità sociale. Sul lungo periodo si scorgono, infatti, continue fluttuazioni che dipendono da fattori esogeni (guerre, rivoluzioni, etc.) ed endogeni (tendenza delle classi dominanti a difendere la posizione).