L'intervista a Anthony Giddens è tratta dal sito Polity. Traduzione a cura di Manuel Antonini

Che cosa l’ha spinta a studiare sociologia?

A dire il vero, la mia prima laurea fu in psicologia e sociologia. In quell’epoca pensavo a me stesso come a uno psicologo. Mi sono interessato di psicologia a lungo prima di andare all’università.
Una volta arrivato in università, però. diventai sempre più disilluso nei confronti di quella materia. Non mi pareva, almeno in quel periodo, che fosse capace di offrirmi quanto stavo cercando per comprendere meglio il mondo e le persone. La psicologia, infatti, è fortemente sperimentale e non ha molto da dire riguardo le situazioni del mondo reale.
Mi sono così indirizzato sempre più verso la sociologia perché mi sembrava capace di fornire le risposte alle domande che mi preoccupavano. Quando ho assunto il mio lavoro da insegnante (alla Leicester University) negli anni ’60, ho continuato a insegnare psicologia. Ma come primo interesse di ricerca ho seguito la sociologia.

La sociologia per me non è solo qualcosa che ha a che fare con le grosse istituzioni, come le organizzazioni governative, le aziende o le società nel loro intero. Anzi, è qualcosa che riguarda l’individuo e le sue esperienze. Possiamo, infatti, capire noi stessi assai meglio attraverso la comprensione delle più ampie forze sociali che influenzano la nostra vita. Il sociologo americano C. Wright Mills l’ha spiegato molto bene. Se una persona perde il proprio lavoro, ad esempio, può essere una tragedia personale. Se centinaia di migliaia di persone sono disoccupate in una società, quella tragedia personale può essere inserita in una prospettiva assai più ampia.

Quali sono i punti chiave che si trovano ad affrontare i sociologi all’inizio del XXI secolo?

Viviamo in un mondo di cambiamenti drammatici. Qualche intellettuale crede che il mondo stia cambiando oggi come successe all’inizio dello sviluppo della società industriale nel tardo XVIII secolo. Credo ci sia una buona dose di verità in questa prospettiva.
Ci sono tre processi fondamentali che stanno avvenendo nelle società contemporanee ed è compito della sociologia analizzare quale significato essi hanno per le nostre vite. Sono i seguenti:

- per prima cosa, l’impatto della globalizzazione. Il termine “globalizzazione” si riferisce alla nostra crescente interdipendenza. Le nostre vite oggi come non mai sono strettamente legate a eventi e fatti che capitano lontano migliaia di km, a volte addirittura dall’altra parte del mondo. L’influenza della globalizzazione è ovunque, anche nei paesi più poveri del mondo. La sua espressione più immediata risiede nel ruolo dei mercati finanziari, le cui fluttuazioni colpiscono ognuno di noi. Ma la globalizzazione non è solo economica: si riferisce anche all’intensificazione delle comunicazioni e ai processi di più ampia integrazione politica e culturale.
Gli anni passati sono stati testimoni di una vera e propria rivoluzione nelle comunicazioni, grazie alla connessione delle tecnologie satellitari ai computer. Possiamo oggi comunicare con chiunque, in qualsiasi parte della terra, e in ogni momento istantaneamente. La comunicazione istantanea cambia diversi aspetti di come viviamo.
La globalizzazione culturale è evidente nella diffusione della lingua inglese nel mondo e nei film o nei programmi in tv che spesso sono visti da milioni di persone in diversi paesi del mondo.
Politicamente, infine, il mondo non è mai stato così interconnesso: la maggior parte dei governi riconoscono che ci sono molte decisioni che non possono essere assunte a livello nazionale – un esempio la questione ambientale, che necessita realmente di essere affrontata tanto globalmente quanto localmente;

- il secondo è il cambiamento tecnologico. La tecnologia informatica sta cambiando molti dei modi coi quali eravamo soliti vivere e lavorare. La natura dei lavori che le persone hanno, per esempio, si è trasformata. Ci sono poche persone oggi rispetto al passato che lavorano alla produzione di beni manifatturieri. Molti di questi lavori, infatti, sono stati automatizzati attraverso l’introduzione delle tecnologie informatiche;

- il terzo e fondamentale processo di cambiamento riguarda le nostre vite quotidiane. Le nostre vite sono assai meno strutturate dal passato che dal prossimo futuro. Abitudini, costumi e tradizioni giocano un ruolo di poco conto per noi rispetto a quello che contavano per le generazioni precedenti, specialmente nelle aree industrializzate del mondo. Un buon esempio è il cambiamento del ruolo della donna. Il ruolo di una donna nella società era solito essere fissato dalla tradizione: consisteva principalmente in una vita vincolata all’ambiente domestico e dedicata alla cura dei figli. Oggi, invece, le donne vogliono vivere in maniera autonoma e nei paesi occidentali gran parte di loro ha un lavoro salariato.

La sociologia ha dunque un ruolo cruciale nello scoprire perché queste tendenze sono diventate così importanti e quali saranno le loro probabili conseguenze.

Quale crede che sia lo studioso che ha avuto il più forte impatto sugli sviluppi della sociologia?

Credo che Max Weber ha avuto l’impatto più pervasivo e duraturo sulla sociologia. Lui è uno dei tre padri fondatori della materia, gli altri sono Marx e Durkheim. Le teorie di Marx, ovviamente, hanno avuto influenza in molte parti del mondo per lungo tempo durante il XX secolo. Ma sono oggi completamente screditate, almeno riguardo alcuni loro aspetti.
Le idee di Durkheim sono state una fonte di ispirazione per molti sociologi. Nel suo libro La divisione del lavoro sociale Durkheim espone una teoria del cambiamento sociale che diversi sociologi hanno poi ripreso. Lo stesso vale per i suoi scritti sulla coesione sociale e le origini della religione. Tuttavia, a dispetto dell’ampia influenza di Durkheim, credo che Max Weber è la figura chiave. Scrisse in così tante aree di studio differenti che gli studiosi venuti dopo di lui hanno dovuto fare i conti inevitabilmente con il suo pensiero. Ha scritto, infatti, sulla religione e sulla nascita del capitalismo, sulla natura della società capitalistica, sulla democrazia moderna, sulle città e sulla vita urbana, sulla stratificazione sociale, sul concetto di classe e tante altre aree ancora. Scrisse anche una serie di saggi sui problemi metodologici delle scienze sociali.
Leggendo oggi molti dei suoi studi, non sembrano affatto essere stati scritti oltre un secolo fa.

Perché oggi le persone dovrebbero scegliere di studiare sociologia?

Spero che le sensazioni e gli interessi che ho raccontato nella mia risposta alla sua domanda iniziale siano condivise allo stesso modo da molte altre persone. La sociologia è davvero una materia illuminante. Molte persone studiando sociologia sono cambiate. La ragione è che la sociologia offre una prospettiva sul mondo assai diversa da quella che le persone hanno quando si avvicinano alla materia. La sociologia, infatti, aiuta a guardare oltre l’immediato contesto delle nostre vite e così facendo ci aiuta a comprendere meglio le cause delle nostre azioni.

La sociologia infine ci aiuta a cambiare il mondo. La sociologia, infatti, ha un’importante dimensione pratica. Solo per fare un esempio, non possiamo sperare di migliorare l’educazione delle persone senza comprendere le strutture delle scuole, come insegnanti e allievi interagiscono tra di loro in classe, quali ostacoli i bambini più poveri incontrano e così via.