Traduzione di Manuel Antonini. Clicca qui per leggere l'intervista in lingua originale.

La globalizzazione sconvolge la natura stessa delle società europee?

A. Giddens: La globalizzazione trasforma persino le nostre città, il nostro vicinato, i nostri negozi, i nostri divertimenti, le nostre concezioni politiche, la nostra visione di “nazione” e di “stato”, la nostra rappresentazione di ciò che è “passato” e di ciò che è “moderno”.

A questo si deve aggiungere l’irrompere del potere dei consumatori e dell’individualismo, sempre più esigenti. Questi sconvolgimenti si amplificano ogni giorno di più, diffusi dai media mondiali e dalla circolazione delle merci. Obbligano le persone a cambiare stile di vita e i partiti politici tradizionali a cambiare strategia e griglia interpretativa, tanto a destra quanto a sinistra.

Ovunque tra i popoli europei emergono divisioni e nuove sensibilità, al di là della frattura destra/sinistra. Ad esempio l’opposizione tra quelli che si trovano a proprio agio, pronti a vivere in un mondo aperto e concorrenziale, al centro delle società cosmopolite, e quelli che, dall’altra parte, le temono e sentono minacciate le loro identità. Questi ultimi, siano essi di sinistra o di destra, si rifanno a valori tradizionali o nazionalisti, sono “conservatori” e vogliono preservare il loro vecchio stile di vita, sognando di reinventare il passato.
Le linee di divisione tra “moderno” e “passato”, tra “progressisti” e “conservatori” si ingarbugliano.

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Nella vostra opera “La terza via” il sociologo da spazio al cittadino, augurandosi una democrazia più deliberativa. Che cosa intende con questo termine?

A. Giddens: Una “democrazia deliberativa” arricchisce la “democrazia rappresentativa” favorendo a tutti i livelli della società l’esistenza di sfere pubbliche, dove si portano avanti intense discussioni, dove si prendono le decisioni arrendendosi alla migliore argomentazione piuttosto che ai meccanismi del puro esercizio di potere. Questo sia all’interno di un consiglio municipale o regionale, sia durante le primarie di un partito, sia prima della definizione di una nuova legge riguardante il nostro modo di vivere.

Oggi, la natura stessa del contratto tra lo Stato, la società e il cittadino deve cambiare. Oggi ognuno di noi vive un’esistenza più “riflessiva”, più consapevole, più libera, più individualista che nel passato. Per esempio, avere un bambino è il frutto di una decisione. Come scegliere di lavorare di più o di meno ad un certo punto della propria vita. Anche invecchiare non è più un qualcosa che si subisce: si può decidere di lavorare più a lungo, di condurre un’esistenza meno faticosa, di “divertirsi”. Sarebbe meglio parlare di una società “ringiovanente”, dove le persone anziane diventano sempre di più giovani, piuttosto che “invecchiate”.

Questa possibilità di decidere il proprio destino che hanno gli individui, il loro modo di vivere, cambia radicalmente il nostro rapporto con le decisioni politiche e lo Stato.
Non possiamo più ammettere che il potere decida su questioni cruciali delle nostre esistenze senza dibatterne.
Prendiamo come esempio la questione dell’età per il pensionamento e del finanziamento della previdenza. Essa dovrebbe essere oggetto di discussioni generali, piuttosto che essere arbitrariamente decisa da un potere centrale. Alla stessa stregua, l’ammontare della pensione dovrebbe essere più flessibile, poter essere utilizzata in differenti momenti della propria vita, ad esempio per finanziare dei periodi di formazione.

Tutte queste questioni che riguardano lo stile di vita e tante altre dovrebbero essere oggetto di deliberazioni democratiche.

Questo è ciò che lei chiama “modernità riflessiva” o “modernità radicale” tipica degli individui contemporanei…

A. Giddens: Oggi il peso dell’origine sociale e del suo ambiente, delle tradizioni, così come degli usi e delle abitudini giocano ormai un ruolo minore che in altri tempi. La nostra identità non ci è più “data” una volta per tutte, cambiamo, la personalità di ognuno diviene più riflessiva, costruita.

Oggi siamo portati a decidere chi siamo e ciò che vogliamo essere, a costo di cambiare di conseguenza. Il “sé” diventa un progetto riflessivo. Per scoprire ciò che noi siamo, ci interroghiamo su quello che vogliamo essere o ci sforziamo di diventarlo.

A me sembra che Lady Diana rappresentasse la versione celebre di questo fenomeno di costruzione della propria individualità, che si distacca dal peso della tradizione, e ciò l’ha resa così popolare.

Come influenza questa “modernità riflessiva” degli individui il pensiero e l’azione politica?

A. Giddens: Il concetto implica direttamente pensiero e azione politica. Le decisioni, che toccano il nostro modo di vivere e cercano di inquadrarlo e influenzarlo, costituiscono una parte essenziale della politica attuale. Oggi, per esempio, la maggior parte delle malattie mortali nei paesi sviluppati sono legate allo stile di vita. Ciò che si mangia e si beve, il fatto che si sia fumatore o non fumatore, che si faccia regolarmente dell’esercizio o non se ne faccia, che si desideri o non si desideri avere bambini, che si diventi tossicodipendenti o bulimici, influenza in maniera fondamentale la salute e dunque il sistema e il costo della sanità pubblica.

La natura stessa della “vita privata” influenza la politica – sono le nostre società ad aver inventato il concetto di “privacy” – e soprattutto evolve così rapidamente che diviene sempre di più “pensata”. Oggi, ad esempio, per avere successo in una relazione amorosa è necessario aprirsi all’altro, guadagnare il suo rispetto e la sua fiducia se si vuole che la relazione duri nel tempo. Il matrimonio è diventato una “relazione” tra due persone libere, non rappresenta più, come accadeva prima del dopoguerra, il passaggio a un nuovo status istituzionale. D’improvviso, a divorziare sono in molti. Questa nuova frontiera riguarda direttamente le politiche della famiglia, le leggi sul matrimonio, le loro traduzioni in termini di eredità, di adozione, di custodia dei figli, etc. Così si vede emergere nuove forme di solidarietà familiare all’interno di famiglie “ricomposte”.

Si noterà infatti come, in questi settori, l’individualismo e la libertà di scelta non portano all’ostilità nei confronti del la solidarietà. E’ un grosso errore pretendere che il nuovo individualismo si oppone alla solidarietà. Si prenda la famiglia, essa non è uscita indebolita a causa della libertà amorosa, al contrario, essa si è allargata perfino agli omosessuali. Come contropartita, le relazioni omosessuali rivendicano ovunque di essere riconosciuti su un piano politico.

Cambiamenti nello stile di vita voluti da cittadini riflessivi e favoriti da leggi decise grazie ad una democrazia deliberativa, a me sembrano essenziali per risolvere il gran numero di problemi che abbiamo di fronte, compresi anche i problemi su grande scala, come ad esempio il cambiamento climatico.
Non possiamo accontentarci di rivolgerci ai politici per risolvere tutte le difficoltà, queste, infatti, richiedono un’azione riflessiva e associativa da parte dei cittadini ordinari.