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Le teorie sull'adolescenza

G. Stanley Hall: "la teoria biogenetica" nell'adolescenza.

Il primo psicologo a proporre una teoria sull'adolescenza fu Stanley Hall (1844-1924), che basò i suoi studi su un metodo scientificamente fondato, innovativo rispetto alle analisi di altri studiosi contemporanei che pur avevano anticipato l'argomento.
La teoria di Hall risentì dell'influenza delle scoperte scientifiche del tempo, in modo particolare della Teoria dell'evoluzione biologica di Charles Darwin. Con la pubblicazione, "Le origini delle specie", Darwin enunciò che l'evoluzione di tutti gli esseri viventi era stata provocata da un lento ma graduale mutamento biologico. Sulla terra sono presenti organismi unicellulari che si sono sviluppati fino ad oggi raggiungendo forme sempre più complesse. Il mutamento biologico avviene grazie ad un meccanismo naturale di selezione. Qualunque soggetto, anche umano, capace di adattarsi alla mutevolezza ambientale, ha caratteri particolari inscritti nella propria progenie. Il sopravvivere e il riprodursi di questi soggetti permette di arricchire il patrimonio genetico della propria specie, consentendone la sopravvivenza.
S. Hall approfondì il concetto darwiniano introducendolo nella psicologia: lo sviluppo dell'individuo era filogeneticamente orientato nello sviluppo da bambino ad adulto, dove si ripercorrevano gli stadi della storia dell'umanità. Egli formulò così la legge della ricapitolazione. L'uomo è evoluto in base ai dettami presenti nei geni, la sua crescita procede attraversando il decorso della storia umana, lo sviluppo ha caratteri considerati immutabili ed universali.

Hall identificò stadi di sviluppo quali: l'infanzia, la fanciullezza, la giovinezza e l'adolescenza. Egli studiò e interpretò una quantità vastissima di dati sull'adolescenza, costituì una base sostanziale e metodologica di ricerca. All'interno della Clark University, ottenne informazioni dai racconti degli adulti intervistati che ripercorrevano le esperienze infantili e adolescenziali, analizzò diari e lettere scritti in questo particolare periodo di vita. Il metodo di Hall consentì di acquisire numerose indicazioni sull'adolescenza, pubblicò il manoscritto, considerato il primo testo scientificamente fondato sull'argomento, nel 1904 'Adolescence'. Egli fu il padre della psicologia dell'adolescenza. Determinò che l'adolescenza poteva essere descritta come una seconda nascita. Il giovane diviene adulto acquisendo le qualità specifiche e tipiche della maturità umana. 'La seconda nascita' rappresentò il rinnovamento totale di tutti gli aspetti della personalità, oltre ad una profonda diversità mentale. Hall asserì che il passaggio dall'infanzia all'adolescenza avviene in modo drammatico.
Hall fu il primo a rendersi conto che la mente del bambino era differente da quella dell'adolescente. Il bambino è tutto interessato al mondo materiale, esterno ed ai suoi fenomeni, mentre l'adolescente è orientato a sviluppare una vita interiore che si realizza attraverso una composta capacità d'introversione, creando grandi stati d'animo e sentimenti. La stessa epoca adolescenziale è piena di sentimenti contrastanti come: dolore ed entusiasmo, tempeste emozionali, innamoramenti irrazionali, odi ciechi, fiducia smisurata per le proprie forze e disperazione per i propri limiti, rinuncia romantica e l'autodistruzione. L'adolescenza è l'età delle tempeste emotive1.
Le differenze riscontrabili tra i vari adolescenti dipendono dai ritardi, dagli arretramenti o dal fermarsi in un punto intermedio del percorso o dello stadio di crescita. Questa concezione dello sviluppo adolescenziale fu in seguito proposta anche da Freud e Piaget oltre che da altri studiosi. Si può definire l'adolescenza, con gli aggettivi di Hall, come "impeto e assalto" Sturm und Drang. Egli sostenne che i genitori e gli educatori si dovevano proporre in modo indulgente e permissivo e dovevano essere tolleranti in determinati momenti di crescita. Hall non determinò l'uomo e il processo di sviluppo come un prodotto concluso e determinato, ma facente parte di un continuo mutare indefinito2.
Nel ricordare il grande contributo di Hall all'inizio delle ricerche sull'argomento non va dimenticato che egli fu il primo a dar credito e riconoscimento negli Usa (1909) alla teoria della psicoanalisi e a Sigmund Freud.

Margaret Mead e l'adolescenza nelle Samoa

Le scoperte antropologiche effettuate tra gli anni 1920 e l'inizio degli anni '30 ci avvicinano al mondo delle società primitive.
Di queste culture gli studiosi osservarono il mondo adolescenziale e studiarono le fasi di sviluppo, il delinearsi della personalità nonché i vari processi di socializzazione. Tutto ciò permise agli antropologi di giungere a confrontare le varie civiltà determinando teorie e numerose osservazioni, frutto di indagini sul campo.
Le ricerche condotte dalla Mead presso una società così detta primitiva dell'isola di Taw nell'arcipelago di Samoa nel Pacifico meridionale, permisero di dimostrare che l'adolescenza è un prodotto della cultura.
Tutto ciò poneva fortemente in discussioni la concezione di Hall e Freud, sulla universalità delle loro teorie, basate sulle osservazioni di un campione adolescenziale esclusivamente di tipo occidentale.
Mead non giunse ad un'elaborazione teorica, ma individuò nel "relativismo culturale" un elemento basilare per comprendere lo sviluppo umano; le cellule germinali non trasmettono la cultura, gli ordinamenti sociali e gli agenti culturali sono il riferimento per comprendere lo sviluppo dell'uomo. Le conoscenze, e non le caratteristiche biologiche, individuano il cammino dal fanciullo all'adolescente. Alla nascita il neonato dipende dagli altri, cresce e deve acquisire sempre più indipendenza. Il concetto stesso di indipendenza si riferisce ad un modello sociale che varia da cultura a cultura. Nel mondo occidentale ai fanciulli è consuetudine nascondere alcune verità ed eventi del ciclo di vita (la nascita di un neonato, la morte di una persona, il menarca che sconvolge ancora fanciulle impreparate sull'argomento, l'allattamento al seno, la masturbazione, ecc.).
La Mead osservò direttamente i giovani delle isole Samoa e riscontro che i fanciulli partecipavano a tutti i processi sessuali o sociali della collettività senza pregiudizi né perbenismi imposti. Il sesso, la morte, l'origine della vita erano presentati al fanciullo come eventi naturali. La società non inibiva l'apprendimento.
L'omosessualità era un gioco, il tradimento portava ad uno scambio di beni per il perdono, ecc. Il passaggio da bambino ad adolescente nelle isole Samoa avveniva progressivamente insegnando al bambino il gioco e poi facendogli comprendere il lavoro, la responsabilità. In un'altra cultura esaminata, quella degli indiani Cheyenne, si osservava che il gioco dell'arco con le frecce, consegnato al bimbo per simulare l'adulto, era sostituito volta per volta con uno più grande fino a giungere all'individuo ormai adulto. Il processo di sviluppo era agevolato da una crescita costante, senza forti lotte psicologiche o nevrosi.

Nel mondo occidentale il fanciullo diviene adulto, da irresponsabile diviene responsabile, dal gioco passa al lavoro o ad altre attività, senza un vero apprendimento. Si può passare dalla condizione d'essere figlio ad essere padre pertanto da essere dominato e controllato a controllare, senza alcuna esperienza in merito e in un lasso di tempo brevissimo. Le fanciulle, che Mead osservò, già da sei anni, controllavano e accudivano le sorelle più piccole, mentre le sorelle più grandi si occupavano e dominavano sullle minori: apprendevano il ruolo di madre e nel frattempo sperimentavano l'obbedienza e il comando. L'adolescenza era poco percepita nella società samoiana, dove fin dalla tenera età i bambini avevano un'educazione compiuta sulla sessualità e vivevano un rapporto quotidiano con tali fenomeni naturali. Il passaggio dalla fanciullezza alla maturità era vissuto senza le contraddizioni o le problematiche dell'adolescenza tipiche della civiltà occidentale. Esiste una relazione tra l'adolescenza e il grado di complessità della società in cui essa vive. Una società complessa costringe l'adolescente a repentini cambiamenti, l'adolescenza diviene più lunga e conflittuale e pone il soggetto di fronte a scelte ampie e variegate.
Margaret Mead con altri studio si sostenne che l'attuale prolungarsi ed estendersi del periodo di scolarizzazione, modifica il rapporto tra adolescente e i mondi parentali, non di meno nei ruoli sociali modificati, maggiore dipendenza economica dal nucleo familiare d'origine, ostacolando l'autonomia.

Anche nella sfera sessuale vissuta dall'adolescente si riflettono le tematiche culturali della società in cui vive, pertanto o che il soddisfacimento sia permesso, come nelle Samoa, o che sia represso, come negli ambiti puritani, o incanalato verso sfoghi sostitutivi, l'adolescente compie scelte socialmente indicate. Mead conclude che lo sviluppo della personalità è "influenzato contemporaneamente da fattori ereditari, culturali ed appartenenti alla storia personale". Al contrario del modello biologico e fisiologico, il modello sociologico e antropologico, dà rilievo e centralità all'ambiente, considerandolo essenziale nell'evoluzione dell'adolescenza e nella sua fenomenologia. Gli antropologi comprendono l'ambiente come habitat culturale d'appartenenza, questo è fondamentale per sostenere la tesi che l'adolescenza non è un fenomeno universale e omogeneo ma culturalmente specifico.


1. A. PALMONARI, Psicologia dell'adolescenza, Il Mulino, Bologna, 2007.
2. R. E. MUUSS, Le teorie psicologiche dell'adolescenza, La Nuova Italia, Firenze,1976.

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