Esistono due diversi tipi di ricerca sociologica legati alla cultura e alla musica. Secondo i termini proposti dalla sociologa americana Tia Denora si possono individuare «...una "grande tradizione" di sociologia dell'arte ... basata sulla decodifica di significati sociali a partire dalla lettura stessa, interna, delle opere artistiche, e una "piccola tradizione", che opera su scala micro con ricerche empiriche dettagliate e sul campo indagando i processi di produzione e consumo artistico»1.

Le definizioni "grande" e "piccola" tradizione non riguardano differenze di importanza o di valore tra i due approcci sociologici, ma si riferiscono ad un diverso modo di fare ricerca. Mentre la prima si preoccupa di analizzare le opere d'arte, collegandole al più ampio contesto socio-culturale di appartenenza, la seconda si occupa dello studio di situazioni e contesti sociali specifici in cui le pratiche e i prodotti artistici sono prodotti e coinvolti. Esponente più autorevole del primo approccio è Adorno, mentre il secondo, identificato nella sociologia empirica americana, ha come esponente di spicco Howard Becker.

Becker, già in alcuni suoi studi pubblicati negli anni Cinquanta, aveva dimostrato la presenza di un atteggiamento distintivo e oppositivo da parte dei musicisti delle orchestre da ballo americane nei confronti della musica più commerciale, mettendo così implicitamente in discussione l'idea adorniana della popular music come un mondo totalmente standardizzato e manipolato dall'alto.
Gli studi di Becker sull'uso alternativo della popular music da parte di alcuni gruppi sociali costituiranno tra l'altro la base per lo sviluppo successivo dei già nominati Cultural Studies. In particolare le teorie sottoculturali, nel loro studio sull'uso della popular music da parte di gruppi giovanili, si sono ispirate proprio a questi studi prionieri e in generale alla sociologia americana della devianza, dai quali hanno attinto sia l'idea fondamentale di subcultura, sia l'utilizzo di metodi di ricerca etnografica.

La ricerca sociologica empirica americana: "Produzione di Cultura" e studi sui "mondi artistici"

La ricerca sociologica empirica americana, che si concentra sui contesti e sui modi di produzione e consumo artistico e musicale, è a sua volta costituita da due diversi orientamenti: il primo è definito "Produzione di Cultura", l'altro è quello riguardante lo studio dei "mondi artistici".
Il primo tenta di studiare le diverse strutture sociali (organizzazioni, istituzioni, media etc.) in rapporto ai prodotti estetici uscenti. Come suggerisce la sua stessa denominazione, questo approccio di ricerca da per scontato che la cultura sia un prodotto che viene creato e consumato, senza quindi considerare l'autonomia e la specificità degli oggetti estetici. Inoltre si attiene allo studio, solitamente condotto con metodi quantitativi, di situazioni ed istituzioni ben localizzate, senza tenere conto del più ampio contesto storico-sociale.
Il secondo, influenzato dall'interazionismo simbolico, si pone da un punto di osservazione più ampio rispetto al primo e propone di studiare le relazioni sociali che si instaurano tra i soggetti e le istituzioni che compongono i diversi mondi artistici e musicali. Esempio più famoso di questo secondo approccio è il lavoro di Howard Becker sui mondi artistici.

Gli studi empirici sui mondi artistici hanno rappresentato un superamento dell'assolutismo tipico delle teorie estetico-sociologiche precedenti, dimostrando come ogni mondo artistico sia basato sulla condivisione più o meno allargata di conoscenze e convenzioni tra i diversi soggetti che ne fanno parte. Queste teorie hanno riconosciuto la relatività e la legittimità di ciascuno di questi mondi, invitandoci a coglierne ed apprezzarne le differenze qualitative, più che a giudicare quelle quantitative sulla base di un presunto grado di "artisticità". Ogni mondo artistico è inteso dunque come un'attività collettiva ("art as collective work") costituita da un insieme di attori, istituzioni, tempi, luoghi e modalità produzione, reti di relazioni e strutture, specifici e peculiari. Esso esiste solo quando i rapporti al suo interno sono regolati da una serie di norme e convenzioni più o meno condivise. Di queste ultime fanno parte anche le teorie estetiche, create allo scopo di legittimare gli artefatti artistici presenti e prodotti all'interno di ciascun mondo.
Lungi dall'essere teorizzazioni e verità assolute, le teorie estetiche hanno dunque il compito vitale di interpretare gli artefatti artistici di un particolare mondo, influire su quelli futuri ed evolvere quando oggetti nuovi non sono più "spiegabili" tramite esse.

Becker è sicuramente uno dei responsabili di quel processo di progressiva centralità conquistato negli ultimi vent'anni dalla sociologia della cultura e della musica in particolare. Il suo fondamentale contributo I mondi dell'arte è infatti da considerare, come suggerisce Marco Santoro

...non come uno studio sociologico sulla produzione sociale dell'arte, i mondi dell'arte come mondi sociali, ma come modello di analisi sociologica che assume il mondo dell'arte come paradigma del mondo sociale.2

Detto questo, la sua sociologia dell'arte presenta anche grossi limiti. Innanzi tutto «...non dice nulla sulle condizioni storiche, politiche e anche culturali che spiegano una certa strutturazione dei mondi dell'arte piuttosto che un'altra»3. In secondo luogo è

... ancora troppo poco sensibile agli intrighi della produzione del significato, al complesso gioco della sua creazione, ricezione, interpretazione, attività che ... vivono anche di rappresentazioni rese potenti dalla mediazione di sistemi simbolici fondati su differenze sistematiche di potere e privilegio, alla cui produzione e riproduzione presiedono processi e meccanismi che trascendono storicamente il flusso delle interazioni interpersonali.4

L'approccio di Becker finisce con l'identificarsi quindi con quel metodo di studio positivista così tanto duramente criticato da Adorno.
Quest'ultimo infatti, anche se con un metodo d'indagine meno fondato empiricamente, esorta ad indagare oltre il microcosmo delle particolari situazioni sociali e culturali rilevate e rivendica inoltre la piena autonomia della dimensione simbolica dell'esperienza umana, che è sì condizionata socialmente ma contribuisce anche in modo attivo allo sviluppo, (o all'inviluppo) sociale.
I due approcci della sociologia empirica americana, quello della "produzione di cultura" da una parte e quello sullo studio dei mondi artistici dall'altra offuscano e minimizzano il ruolo attivo che gli artefatti artistico-simbolici possono assumere nel costruire e dare significato alle esperienze delle persone.

Note bibliografiche
1 Santoro M. (2004), Presentazione in Adorno T.W. (2004), Sulla Popular Music, Armando, Roma (Trad.it. a cura di Marco Santoro)
2Santoro M. (2004), Presentazione in Adorno T. W. (2004), Una critica sociale della musica radiofonica, «Studi Culturali» anno I, n.1, pp. 113-122 (Trad.it. a cura di Marco Santoro)
3 ib.
4 ib.

Chiara Nozza
Articolo tratto dalla tesi Due metà di una stessa totalità? Differenze e affinità tra gruppi musicali rock e gruppi di musica “colta” in un contesto locale