Negli ultimi anni la televisione è diventata uno strumento indispensabile per la comunicazione politica. Ciò ha contribuito a rivedere la dimensione locale del dibattito elettorale e ha spinto verso la dimensione della personalizzazione, ovvero verso il processo secondo cui le qualità personali del candidato divengono prerogativa fondamentale delle proposta politica e di conseguenza elemento centrale della comunicazione elettorale.
Il connubio tra la politica contemporanea, la televisione e la cultura popolare porta inevitabilmente alla "costruzione del politico come persona con le proprie peculiarità individuali piuttosto che come rappresentante di un partito o di un'ideologia"1.

L'azione dei media, infatti, specialmente durante le campagne, ha imposto la centralità del candidato su quella del partito, privilegiando, appunto, la personalizzazione, nonché la spettacolarizzazione della comunicazione dei cittadini-elettori. In particolare la televisione è stata considerata responsabile del processo di personalizzazione della leadership, che favorisce la trasformazione delle singole personalità in soggetti del potere politico.
I leader carismatici della politica odierna sono, infatti, delle figure in grado di creare consenso grazie ad un'accurata costruzione d'immagine, il politico, quindi, deve anche sottostare alle leggi che la presenza mediatica impone nella nostra società. "Con la personalizzazione gli attori politici si sono progressivamente adeguati ai registri comunicativi dei mass media, hanno sentito l'esigenza di rispondere alla preferenza del linguaggio dei media per la visibilità, l'azione, il look, l'immagine"2.

Analizzando la situazione italiana degli ultimi vent'anni la personalizzazione della comunicazione politica elettorale è una circostanza che sta marcando, e che continuerà a marcare, il processo politico del nostro paese e sta segnando il superamento di uno standard comunicativo fondato sul partito.
La maggiore personalizzazione della politica ha facilitato l'interazione con il sistema dei media, e si combina perfettamente con la drammatizzazione che i mezzi di comunicazione e soprattutto la televisione conferiscono a un avvenimento per trasformarlo in evento e attirare così l'attenzione dello spettatore.
Tutti questi cambiamenti possono essere letti come un adeguamento della politica allo stile che si ritrova più o meno in tutto il mondo: le elezioni si presentano come una sfida tra due persone piuttosto che come un dibattito fra idee, questo comporta una serie di conseguenze sulla comunicazione politica, sul modo in cui i contendenti si presentano agli elettori, raccolgono la loro fiducia e li convincono a votare per loro.

La personalizzazione, insomma, appare come il risultato più caratteristico della nuova politica. La relazione con gli elettori non è più mediata, dunque, dalla società, ma è diretta verso, e consumata attraverso i media per i quali occorrono facce facilmente etichettabili per garantirne la riconoscibilità. Le moderne campagne elettorali possono portare alla vittoria contando sulle opportunità offerte dal sistema mediale sfruttando tutti gli strumenti utili a posizionare il candidato nel mercato elettorale. Il partito, in fondo, può anche non esistere, è fondamentale, invece, che esistano i media.
La politica ha sempre posseduto una dimensione teatrale e spettacolare, tutti i grandi momenti politici della storia sono, infatti, contrassegnati da eventi, persone e circostanze cariche di una forte drammaticità.

Recentemente, però, i media hanno imposto una spinta sempre più forte in direzione di una spettacolarizzazione della politica, cha ha raggiunto il massimo grado di registrazione verso la metà del secolo scorso, in concomitanza con la straordinaria diffusione della televisione che ha contribuito in modo decisivo alla definitiva affermazione della logica della politica-spettacolo, basata sulla caratterizzazione precisa dell'immagine del politico e sulla determinazione del target a cui tale immagine viene proposta. Si ha, così, il passaggio dell'uomo politico dai luoghi classici della comunicazione politica a quelli più gratificanti in termini di audience e di popolarità, dello spettacolo e del talk-show.
In una società dello spettacolo, in cui ciò che conta è apparire, la televisione consente una sostituzione globale di tutti gli altri canali d'accesso alla politica, permettendo la creazione dal nulla di un personaggio che sarà in grado di competere con gli altri attori della politica. Oggi, non solo nessun politico può comunicare senza passare tramite i media, ma nessun politico può farlo efficacemente senza utilizzare i linguaggi dell'intrattenimento, dello spettacolo e della pubblicità

La ridefinizione della comunicazione politica secondo le caratteristiche della media logic, con i conseguenti fenomeni di personalizzazione e spettacolarizzazione, ha creato una nuova visione della politica che è quella delle grandi cerimonie, di cui le competizioni elettorali sono l'esempio più significativo, organizzate in funzione dei media e soprattutto della televisione.
La politica-spettacolo che si origina da questi meccanismi è una politica in cui la relazione tra candidati ed elettori passa attraverso i media, la cui logica si fonda sulla personalizzazione, sulla caratterizzazione il più possibile precisa del leader e sulla determinazione del target a cui tale immagine è rivolta. Da questo punto di vista non è necessario che il candidato abbia cultura, personalità, prestigio e dialettica, è importante, invece, che “buchi lo schermo”. Lo spettacolo politico si fonde, così, con lo spettacolo televisivo e l'intrattenimento.

Ad ogni modo, il divismo protagonistico, l'immediatezza delle performance, l'attenzione continua al target e la cura dell'immagine sono le caratteristiche della nuova informazione-spettacolo la cui affermazione in Italia è il segno dell'imposizione da parte dei mezzi di comunicazione di massa di nuovi modi di comunicare. I mass media, infatti, con il drammatizzare la politica "sfruttano l'inclinazione del pubblico a credere nelle cose più per quello che sembrano che per quello che sono"3. Tuttavia, per quanto i mass media contribuiscano certamente ad affermare la logica della spettacolarizzazione della politica, non ne sono del tutto responsabili, la televisione, infatti, esalta e rafforza l'immagine di un leader, ma non va oltre l'immagine che di esso sono già intenzionati a dare il partito che lo sostiene e i consulenti politici che lo guidano al raggiungimento del potere.

Il fenomeno della spettacolarizzazione è stato avvertito anche nel giornalismo: la ricerca continua della notizia sensazionale, la competitività e le pressioni per il raggiungimento dello scoop spiegano come questo tipo di giornalismo possa arrivare ad una falsificazione della realtà. L'attenzione viene posta, infatti, sui piccoli fatti e sui dettagli, descritti nei minimi particolari, senza curarsi della loro importanza o significatività. Questo ha comportato un mescolamento tra realtà e finzione, tra politico e personale, tra eventi e pettegolezzi. "Dalla ricerca dell'obiettività si è passati ad un obiettivismo spettacolare"4.
In questo modello di giornalismo ibrido, risultato della mescolanza tra giornalismo e spettacolo, le esigenze della spettacolarità superano quelle di un'attenta verifica dei fatti e di una ricostruzione il più possibile vicina al loro svolgersi effettivo. "Questo modello giornalistico ha, in pratica, mutato le regole base della rilevanza giornalistica e della notiziabilità"

Note:
1 Van Zoonen E., (1998), "Finally i have my mother back": Politicians and their families in popular culture, Harvard International Journal of Press/Politics, citato in Mazzoleni G., (2004), La comunicazione politica, Il Mulino, Bologna
2 Mazzoleni G., (1992), Comunicazione e potere. Mass media e politica in Italia, Liguori, Napoli
3 Nimmo D.D., Combs J.E., (1990), Mediated Political Realities, Longman, New York
4 Mazzanti A., (1990), L'obiettività giornalistica: un ideale maltrattato. Il caso italiano in una prospettiva storico-comparativa (1815-1990), Liguori, Napoli

Annalisa Bertola
Articolo tratto dalla tesi La comunicazione politica e l'informazione-spettacolo