Un ulteriore genere televisivo figlio della neotelevisione è il talk show, accomunato al “salotto televisivo” dall'amore per la conversazione-dibattito, per il piacere di mescolare con grande equilibrio lo spettacolo al discorso, alla piacevolezza con cui la quotidianità diventa straordinaria e gode dei suoi momenti di gloria.
Il talk show è un genere televisivo caratterizzato dalla presenza di un intrattenitore che intervista generalmente personaggi noti o singolari e coinvolge il pubblico in studio, considerato parte attiva del programma. Nello stesso tempo esso può contenere al suo interno esibizioni musicali o di intrattenimento.

In Italia il talk show arriva nel 1977 con Bontà loro condotto da Maurizio Costanzo, che per primo porta in TV il bisogno di confessarsi, di mostrare la propria verità.
Nel 1982 sempre Costanzo propone il Maurizio Costanzo Show. Sul palco, oltre al conduttore, vi sono di solito una decina di ospiti. Coloro che normalmente sono invitati a partecipare alla trasmissione sono sia celebrità (o comunque personaggi sull’onda del successo, anche se solo temporaneo), sia gente comune. I personaggi che appartengono alla prima categoria sono intervistati nel ruolo di star, quindi vengono loro poste domande sulla loro vita pubblica e privata; sono inoltre tenuti a dare il loro punto di vista sui temi trattati durante la serata.

Chi invece fa parte della seconda categoria enunciata, la gente comune, può intervenire se ha qualcosa d’interessante da raccontare: strazianti tragedie personali, straordinari episodi di vita vissuta, bizzarre invenzioni.

In mancanza di storie televisivamente appetibili, la gente può puntare su peculiarità che oggi sono considerate d’attualità e che mettono in luce la propria “diversità” (professare una religione diversa, essere omosessuali, avere problemi economici…). Più una storia è toccante, più viene approfondita, in modo tale da creare un certo coinvolgimento del telespettatore; in questo aiuta molto la regia: funzionano bene i primi piani, che cercano di "strappare l'anima" del personaggio per restituirla ai telespettatori che lo stanno osservando.

Sono presenti in studio anche “esperti” di determinate discipline, il cui parere specialistico entra in concorrenza con quello degli ospiti, portatori del sapere comune dato dalle loro esperienze, e sempre più veicolato dalla televisione attraverso lo stesso talk show. Questo circolo vizioso ha come diretta conseguenza l’utilizzazione diffusa di un italiano non specialistico, di divulgazione, caratterizzato da numerosi contatti con la lingua comune dovuti al fatto che il telespettatore-destinatario è ampio e indifferenziato.

A far diventare la “parola” il fulcro della trasmissione, contribuisce anche il pubblico presente in sala, che nel caso del varietà abbiamo definito “coreografico”.

Nel Maurizio Costanzo Show, e in tutti i talk, il pubblico in studio abbandona la veste di spettatore passivo, diventando parte integrante del programma. Esso non è selezionato, ma costituito da persone di ogni genere, età e status sociale: il conduttore, forte del suo potere di gestire i turni di parola, permette gli interventi che spesso evidenziano la volontà del pubblico di comparire in video.
Il racconto e la parola diventano dunque spettacolo: la vita quotidiana, i problemi piccoli e grandi che ne fanno parte diventano la colonna portante di questo genere televisivo. Il talk show ha fatto sì che la parola si liberasse dai modelli spettacolari tradizionali, assumendo un valore in sé, ricercando una forte affermazione ed una forte efficacia . La parola presente in TV è ora quella parlata, pronunciata dalla gente comune, protagonista di questi generi televisivi emergenti.
Siamo ormai ben lontani dalla paleotelevisione, dominata da un modello pedagogico-didascalico nei confronti dello spettatore:

"adesso ci si sforza di incontrare il proprio pubblico e di stringere con esso un patto comunicativo qualificante, sullo sforzo dell’assunzione della sua quotidianità e di modelli temporali nuovi, della ricerca di stabilire un legame fiduciario in una ridefinizione anche del mezzo in termini di soggetto creatore di un campo di valori interno".

Il talk show è un genere che risponde bene alle caratteristiche della neotelevisione: è un programma di semplice impianto e bassi costi di realizzazione, ha una struttura a scenario fisso, gestito di volta in volta dalla figura del conduttore, e consente di offrire e di rappresentare personaggi e storie molto diversi.
Il talk deve la sua fortuna a questa natura ibrida, che lo rende molto diverso dal varietà tradizionale. Quest’ultimo si compone in grande parte di attrazioni come musica, balletti e performance di vario tipo: in questo contesto, presentare un libro e intervistarne l’autore costituisce una pausa, un’interruzione del ritmo prevalente; invece il talk show si nutre di parole, conversazioni e storie, e può esprimere una capacità di narrativizzazione della società contemporanea molto più accentuato. Infatti il talk show ha il suo elemento forte nella conversazione, la forma con cui si esprime quella tendenza alla narratività che è tipica della neotelevisione.


Estratto della tesi di Salvatore Lo Presti La "gente comune" nella televisione italiana: da pubblico a protagonista dei programmi.