Per strada si può intendere una via, un itinerario, un percorso, un cammino. La strada è un luogo geografico carico di significato, ha una dimensione simbolica per i giovani anche nella realtà attuale. La strada va intesa sia come luogo fisico, che come luogo simbolico e sociale.
Un luogo fisico perché in strada le persone passano una parte considerevole del loro tempo, però è anche il luogo dove tante forme di disagio si manifestano, si formano o comunque si possono incontrare (ad esempio: barboni, prostitute, situazioni di spaccio e consumo di droga, gruppi giovanili devianti ecc). La strada è anche un luogo simbolico e sociale, cioè uno spazio in cui ci si può relazionare con gli altri, con il proprio territorio, dove si può intessere una rete sociale, al di fuori delle proprie mura, le mura di casa.

La strada può essere concepita come luogo di socialità, cioè spazio privilegiato di incontro e aggregazione, comunicazione, di relazioni interpersonali, come luogo che può diventare educativo, come un nuovo spazio di azione pedagogica.
La strada come dispositivo pedagogico rinvia ad una significazione simbolica particolare, in quanto evoca un immaginario profondamente contaminato da rappresentazioni e miti culturali che sono stati prodotti, in particolare nel corso del XX secolo, quando la strada ha cominciato ad indicare la possibilità ambivalente di un'espressione metaforica dello sviluppo e della crescita, insieme a quella del rischio e alla pericolosità sociale. Questa ricchezza metaforica aumenta sensibilmente se la strada diviene luogo principale dell'intervento pedagogico, come accade nel lavoro di strada, per cui i richiami culturali assumono una valenza senza precedenti nella definizione di uno specifico immaginario pedagogico. Nell'immaginario culturale la strada appare in prevalenza come il luogo in cui va in scena volta per volta l'emarginazione, la trasgressione, la follia, il rischio, e che nello stesso tempo è stata celebrata come persistente mito romantico e libertario.
Tuttavia la strada, grazie all'azione di diverse agenzie di volontariato, che fin dagli anni sessanta hanno fondato un nuovo collegamento con gli svantaggiati delle zone urbane, ha intrapreso un nuovo percorso verso una riconsiderazione del suo ruolo.

Attraverso gli anni e soprattutto grazie all'avvento di questa nuova strategia educativa, l'immagine della strada come luogo che produce disagio, si sta gradualmente trasformando nell'immagine di un luogo d'incontro sano e protetto.
La strada è diventata un luogo in cui poter raggiungere ragazzi in difficoltà che in altri luoghi non si potrebbero incontrare, ragazzi che con poca probabilità raggiungerebbero gli educatori per esprimere i loro problemi, le loro perplessità. Gli educatori, incontrando questi ragazzi nel loro luogo d'incontro privilegiato, offrono loro la possibilità di avere un contatto con delle persone che possono aiutarli ad uscire da un brutto "giro" o almeno gli offrono la possibilità di essere ascoltati.
In questo modo la strada può divenire un luogo privilegiato di lavoro per gli educatori ed un luogo educativo per i ragazzi che la frequentano. La strada è considerata, dunque, un nuovo spazio di azione pedagogica, un luogo nel quale è possibile attivare il processo educativo, alla pari di quelli istituzionali e strutturati, come, ad esempio, la scuola.

Mariangela Manfredi
Articolo tratto dalla tesi Bande giovanili ed educazione all’affettività