Nonostante la grande varietà di teorie sul tema, possiamo ammettere con certezza che i mezzi di comunicazione svolgono un ruolo cruciale per la società contemporanea e per i suoi processi sociali, soprattutto per il fatto che già da tempo i media non svolgono soltanto la funzione di informare.
Infatti, oltre alla funzione denotativa, essi svolgono una funzione connotativa, con implicazioni emotive e affettive, e una terza funzione, ancora più complessa, che è quella simbolica. Dunque l’informazione non è mai fine a se stessa, ma si accompagna con una visione del mondo pre-determinata dagli stessi media.
Questo significa che i mezzi di comunicazione influenzano e distorcono la rappresentazione della realtà sociale in funzione del loro ruolo di mediazione simbolica. Come scrivono Engel e Lang: «Le organizzazioni giornalistiche sono qualcosa di più che semplici trasmettitori di messaggi sulla “realtà”. Il loro ruolo di produttori, perfino di creatori, di notizie è di uguale importanza. Tuttavia, per quanto sia più o meno distorta intenzionalmente, l’immagine del mondo è sempre definita da una qualche prospettiva, messa a fuoco da qualche lente, comprese le varie lenti delle telecamere»*
Credo occorra indagare dunque sulla responsabilità dell’informazione nella riproduzione di pregiudizi razzisti nella società. Per fare questo, vorrei partire dalle parole del sociologo olandese Teun Van Dijk: «Many studies of macis focus on general, macro-level, societal or political aspects of racism and neglect the various micro-levels of the actual expressions, manifestations and mechanism of the reproduction of racism, including the discursive, cognitive and interactional dimensions of etnic group dominance».**

Per cercare di analizzare i “microlivelli”, occorre partire naturalmente dal come i media parlano degli immigrati. Ma non solo. Un primo aspetto da sottolineare è che il difetto di comunicazione sugli immigrati si inscrive in un quadro più complessivo di inadeguata rappresentazione dei diversi soggetti sociali. Il Censis ha ad esempio rilevato in numerose ricerche la strumentalizzazione dell’immagine infantile e la parzialità della rappresentazione delle donne nei media. Nel complesso, quello che possiamo definire un vero e proprio difetto comunicativo può essere ricondotto ad alcune dimensioni caratterizzanti:

- la tendenza alla drammatizzazione dell’informazione e alla spettacolarizzazione del quotidiano;
- la tendenza all’uso di un linguaggio che privilegia la dimensione emotiva piuttosto che quella razionale;
- la superficialità nella verifica delle fonti a favore di un messaggio a effetto;
- la carenza di funzione critica dei prodotti di comunicazione.

Dunque la rappresentazione fuorviante dei diversi soggetti sociali è soltanto un aspetto particolarmente evidente che si affianca ad altre impostazioni sbagliate.
Qualche esempio può spiegare tutto ciò molto meglio. Il 5 marzo del 1997 arrivano in Puglia i primi profughi ufficiali: due piloti di MIG decollati da Tirana. Nei giorni successivi un grande numero di profughi, in fuga dalla guerra civile in Albania, causata dalla crisi del governo di Berisha cercano asilo in Italia.
Vediamo come la stampa riesce a trasformare un’emergenza umanitaria (per l’Albania) in un’emergenza criminalità (per l’Italia): è impressionante come questi uomini, nel giro di una settimana, passino dallo status di profughi a quello di clandestini. Ecco una raccolta dei titoli di alcune testate giornalistiche - di destra come di sinistra - riportati da Dal Lago***.

14 marzo
È GUERRA CIVILE, FUGA DALL'ALBANIA, PRESE D'ASSALTO LE COSTE ITALIANE (“l'Unità”)

15 marzo
LA MAFIA PUGLIESE ARRUOLA PROFUGHI (“Il Giornale”)
L’INVASIONE DEI DISPERATI (“la Repubblica”)
L’ITALIA È INVASA DA UN POPOLO IN FUGA (“la Repubblica”)

16 marzo
EMERGENZA PEOFUGHI. È ORMAI UN ESODO: ARRIVA ANCHE UNA NAVE CARICA DI BAMBINI. SBARCANO A MIGLIAIA, CHIUSO IL PORTO DI BRINDISI (“la Repubblica”)
PROFUGHI, NON C’È PIÙ POSTO. SONO A MIGLIAIA, 50 BAMBINI FUGGITI SU UNA NAVE DA GUERRA. (“la Repubblica”)
L’ITALIA È INVASA DA UN POPOLO IN FUGA (“la Repubblica”)

18 marzo
VIGNA: MASSIMA ALLERTA CONTRO IL RISCHIO DI UN’INVASIONE (“Corriere della sera”)
RISCHIO PROFUGHI ALBANESI PER LE SECONDE CASE. COMINCIANO LE FUGHE DAI CAMPI DI RACCOLTA E SI TEME CHE GLI SBANDATI OCCUPINO LE ABITAZIONI VUOTE DEL LITORALE ADRIATICO. (“Il Giornale”)
UNA MAREA DI PROFUGHI IN PUGLIA. RAGGIUNTA LA QUOTA DI 9000, È EMERGENZA (“l’Unità”)

19 marzo
I VERI DISPERATI SONO QUELLI DEL ’91. SEI ANNI FA DALLE NAVI SBARCARONO FAMIGLIE ALLA FAME, OGGI SBANDATI CON TANTO DI TELEFONINO. UN RISTORATORE RACCONTA: “ALLORA MERITAVANO PANE, OGGI QUALCHE LEGNATA” (“Il Giornale”)
USANO I BIMBI COME PASSAPORTI. MOLTI ALBANESI SI PORTANO DIETRO ORFANELLI PER OTTENERE PIÙ FACILMENTE IL VISTO (“Il Giornale”)
GLI ALBERGATORI: O I PROFUGHI O I TURISTI (“la Repubblica”)
QUATTRO ADOLESCENTI GIUNGONO A TERMINI LACERI E AFFAMATI. SONO LE PRIME AVVISAGLIE DI UN’ONDATA INARRESTABILE (“Mattina”, supplemento romano de “l’Unità”)
PROFUGHI E BANDE DI CRIMINALI (“Il Messaggero”)
PROFUGHI, ALLARME CRIMINALITÀ (“La Stampa”)
ALLARME CRIMINALI ALBANESI (“Il Gazzettino di Venezia”)

24 marzo
VIGNA A DEL TURCO: “SÌ, LA CRIMINALITÀ SI È INFILTRATA” (“Corriere della Sera”)

25 marzo
BLOCCO NAVALE PER FERMARE GLI ALBANESI. SCATTA LA LINEA DURA. VANNO RESPINTI PERCHÉ SONO IMMIGRATI CLANDESTINI (“la Repubblica”)

29 marzo
SI CAPOVOLGE UNA NAVE DI ALBANESI. L’IMBARCAZIONE ERA TRAINATA DA UN’UNITÀ DELLA MARINA VERSO LE COSTE PUGLIESI (“l’Unità”)

Rileggere “a freddo” questi titoli, dopo 10 anni, produce un’impressione di sconcerto. L’ultimo di questi ci rivela quali siano state le vere vittime di questo presunto assedio. Il 28 marzo del 1997 ci fu una tragedia che dovremmo tenere a mente e che invece oggi pochi ricordano: novanta albanesi (tra cui donne e bambini) annegarono nelle acque antistanti il canale di Otranto dopo che la loro imbarcazione si scontrò con un’unità della Marina militare che aveva ricevuto l’ordine di bloccare i battelli albanesi, mettendo in pratica il decreto n. 60 del 20 marzo 1997****.



* In G. Grossi, L’opinione pubblica, Roma-Bari, Laterza, 2004, p. 39
** T. Van Dijk, Racism and the Press. Critical Studies in Racism and Migration, London, Routledge, 1991, p. 5
«Molti studi sul razzismo si focalizzano sul generale, sul macrolivello, sugli aspetti sociali o politici del razzismo, tralasciando i diversi microlivelli delle manifestazioni e delle espressioni reali e il meccanismo di riproduzione del razzismo, compresa la dimensione discorsiva, cognitiva e interazionale del predominio di un gruppo etnico»
*** A. Dal Lago, op. cit., pp. 189-190
**** Il decreto conferisce poteri speciali al ministro degli Interni e autorizza prefetti e questori ad espellere ogni straniero ritenuto a loro giudizio indesiderabile.



Estratto della tesi di Michele Spanu Pregiudizio o accoglienza? I media e l'immigrazione.