Cinque anni, tanto è durata l'attesa per il via libera da parte dei fornitori di hardware al programma "One Laptop per Child " (OLPC), il famoso progetto elaborato nel 2002 e lanciato nel 2003 dal Medai Lab del Mit e promosso da Nicholas Negroponte (autore del noto libro "Essere digitali").

L'ambizioso programma prevede entro il 2010 la fornitura a tutti i bambini, specie dei paesi in via di sviluppo, di un portatile dal costo di 100 dollari ("$100 laptop") con tutte le funzionalità essenziali e la possibilità di autoricaricarsi attraverso una manovella in dotazione. Scopo del progetto è fornire a tutti l'occasione di accedere alle risorse tecnologiche e sfruttarne i suoi vantaggi, consentendo una maggiore eguaglianza nella distribuzione della tecnologia e delle opportunità ad essa legate. Alla base del programma vi è quindi il tentativo di limitare il digital divide e i suoi effetti che accentuano la distanza tra nord e sud del mondo, specie nei confronti dell'educazione.

In attesa del primo portatile, previsto per l'ottobre del 2007, Walter Bender, capo dello sviluppo software dell'OLPC, ha rilasciato alla Bbc un 'intervista entusiasta riguardo il via libera definendolo un "grande passo" di un percorso spesso criticato e accidentato. Molte infatti le critiche al progetto da parte del mondo informatico per via della essenzialità del portatile in questione (senza hard disk e con uno schermo molto piccolo e sottile): Negroponte ha sempre risposto agli attacchi ricordando che l'OLPC è un programma educativo e non tecnologico.

L'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha da subito appoggiato il progetto definendolo un'azione di "solidarietà globale" fondamentale nello sviluppo di nuove frontiere per l'educazione e per le opportunità dei bambini. E per mantenere fino in fondo tali promesse e premesse la direzione del programma non intende alzare il costo di vendita dei piccoli portatili: sebbene, infatti, il costo effettivo sarà di 176 dollari, i laptop saranno venduti al prezzo fissato nel 2003.

Un'azione di solidarietà e sviluppo, dunque, che adesso spetta ai governi dei rispettivi paesi non lasciar cadere nel vuoto in quanto occasione per ridurre le distanze e per crescere, anche se un po' più digitali.