Il 29/10/07, presso il teatro Orione di Roma, si è svolta la presentazione del Dossier Statistico 2007 sull’immigrazione della Caritas/Migrantes.
L’evento, giunto ormai alla diciassettesima edizione, si è tenuto al cospetto dei principali media, così come di numerose autorità ed esperti provenienti perlopiù dal mondo delle istituzioni, degli enti locali, dei servizi e dell’associazionismo.

Il Dossier, nel corso dell’ultimo ventennio, è stato capace di seguire costantemente l’evoluzione del fenomeno migratorio fornendo un adeguato strumento di valutazione quantitativa e qualitativa, con particolare riguardo ai dati relativi alla presenza di stranieri regolarmente soggiornanti in Italia.
Questa determinazione, duratura nel tempo, è all’origine dell’autorevolezza e della competenza acquisita, da un lato, grazie al lavoro svolto, giorno per giorno e in carne ed ossa, a contatto con gli stranieri immigrati e, dall’altro, grazie al sapiente lavoro di selezione dei dati provenienti dagli archivi e dai database del Ministero degli Interni e dagli uffici anagrafici dislocati sul nostro territorio.
Il Dossier statistico immigrazione costituisce, dunque, uno strumento fondamentale per chiunque voglia acquisire maggiore consapevolezza relativamente alle dinamiche dei flussi, alle principali nazionalità e caratteristiche culturali dei migranti, alle modalità di inserimento ed al contributo che gli stessi apportano alla nostra società ed alla nostra economia.

"Senza gli immigrati il sistema Italia si bloccherebbe", ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla Caritas/Migrantes in occasione della presentazione del Dossier. Il Rapporto, afferma il capo dello Stato, "conferma il fatto che l'Italia si presenta oggi come uno dei paesi europei più decisamente investiti dai flussi migratori. E conferma pure il radicamento di una parte consistente dei nostri immigrati: più famiglie, più nascite, più studenti, più acquisti di abitazioni, più nuovi cittadini. Conferma altresì il contributo decisivo del lavoro immigrato alla produzione di beni e servizi, al pagamento di contributi e imposte". Infine il capo dello Stato auspica che si creino le "condizioni di successo del nostro comune impegno di denuncia e di rifiuto di ogni rigurgito e nuova manifestazione di razzismo".
Le affermazioni del capo dello Stato hanno introdotto al meglio la dimensione strutturale del fenomeno che, già da qualche anno, il Dossier si ostina a veicolare. Considerare il fenomeno migratorio nella sua dimensione strutturale, tale cioè da implicare forti cambiamenti sociali, costituisce un passaggio culturale la cui portata deve necessariamente uscire dai confini del dibattito accademico, coinvolgendo trasversalmente il dibattito politico come quello pubblico.
È un dovere di tipo etico e morale.

Da una prima sommaria analisi dei dati contenuti nel Dossier statistico si evince che, in Italia, sono quasi quattro milioni gli stranieri regolarmente soggiornanti.
Per la precisione gli immigrati residenti nel nostro paese sono 3.690.000. Un numero aumentato in un anno del 21,6% e pari al 6,2% della popolazione complessiva, contro una media dei paesi U.E. del 5,6%. Gli stranieri regolarmente soggiornanti sul territorio dello Stato italiano parlano 150 lingue diverse, auspicano di acquisire la cittadinanza e approdano nel nostro paese con un movimento di massa difficilmente controllabile dai flussi regolarizzati: più di 500 mila nel 2006, con un aumento mai raggiunto neppure dai provvedimenti di sanatoria adottati negli anni passati. Per quanto riguarda la dislocazione geografica, la loro presenza è distribuita uniformemente su tutto il territorio, con picchi nelle grandi città: la concentrazione più alta, nelle aree metropolitane di Milano e Roma.

A dare il maggiore contributo, sul totale delle presenze regolari, sono i Paesi dell'Est europeo di nuova acquisizione comunitaria, Romania in testa, di gran lunga il Paese che detiene il record di immigrati in Italia. Solo i romeni, sempre secondo la Caritas, sfiorano ormai le 600 mila presenze, un sesto del totale di tutta l'immigrazione. Al secondo posto nella classifica c'è il Marocco (387.000), al terzo l'Albania (381.000).
È, sicuramente, necessario sottolineare come questi semplici dati disegnino solo una parte dell’universo immigrazione, costituita da coloro i quali, lo ripetiamo, sono riusciti a costruire un percorso di integrazione legale tra le angherie burocratiche e le tensioni culturali o, più semplicemente, ad emergere da una situazione di precarietà giuridica. Esso costituisce, tuttavia, un dato estremamente significativo, soprattutto considerando variabili come il tasso di natalità, la capacità contributiva e l’iniziativa imprenditoriale.

Altro problema è sempre stato, per l’Italia in quanto terra di frontiera, terra di mezzo, quello di quantificare e controllare l’irregolarità e l’illegalità derivante da un’altrettanto significativa porzione dell’universo immigrazione. Problematiche di grande spessore di fronte alle quali la produzione di un sapere il più possibile neutro da giudizi politici ed ideologici risulta indispensabile per la giusta valutazione e programmazione degli interventi necessari a far fronte, da un lato, a problemi legati, indubbiamente, alla stabilità ed alla sicurezza sociale, dall’altro a tematiche legate ai diritti umani, alla pari dignità giuridica e sociale delle persone, così come alla solidarietà tra i popoli.
In questo senso và, e bisogna darne atto, il lavoro che da anni svolge la Caritas/Migrantes nel tentativo di far emergere, tra le pieghe del diritto e della società tutta, una dimensione certamente più antropologica del migrante.



di Andrea Villa