Iniziamo il nostro discorso sullo Stalking partendo dalla testimonianza di una donna, vittima di questo tipo di molestia. Questa storia è tratta dal libro di Harald Ege: “Oltre il Mobbing. Straining, Stalking e altre forme di conflittualità sul posto di posto di lavoro”.

“Marina si è separata da circa due anni. Dopo la conclusione infelice del matrimonio, ha incontrato un altro uomo, ha avuto un figlio ed è andata a vivere con la sua nuova famiglia in un’altra città, dove ha anche ripreso a lavorare. Fabio, l’ex marito di Marina, non riesce tuttavia a rassegnarsi alla perdita: non comprende perché il suo matrimonio è finito e il fatto che lei conviva con un altro uomo e che abbia avuto un figlio gli provoca sentimenti di rabbia e frustrazione. Il lasso di tempo trascorso dalla separazione non ha fatto altro che suscitare in lui pensieri ossessivi: la fine del matrimonio è vissuta da lui come un fallimento personale a cui crede di poter rimediare soltanto cercando di riportare le cose come erano prima.
Un giorno qualcosa scatta nella mente di Fabio, che decide all’improvviso di realizzare la sua ossessione. Dopo una breve ricerca riesce a trovare il nuovo numero di telefono di Marina e la chiama. Lei rifiuta il contatto e lo prega di non cercarla più, ma Fabio non può rassegnarsi. Non comprende perché lei lo respinge ed è convinto di quello che fa. Comincia a telefonarle continuamente, agli orari più disparati ed inopportuni; risale al suo indirizzo e le manda piccoli regali. Marina continua a rifiutare ogni contatto; dopo qualche mese fa cambiare il numero di telefono.
Fabio allora si trasferisce nella città di Marina e prende a seguirla furtivamente in tutti i suoi spostamenti; si introduce nel suo giardino e fa scempio di fiori e piante; le lascia messaggi minacciosi nella cassetta delle lettere. Con un banale sotterfugio riesce a farsi dare dalla ditta dove Marina lavora il suo numero di cellulare e inizia a tempestarla di messaggi sgradevoli.
Marina vive molto male questa sua condizione di perseguitata: si sente minata nella sua libertà personale e nella sua privacy, è angosciata e spaventata, in uno stato d’ansia perenne, ben presto si accorge di non riuscire più a compiere le più semplici operazioni quotidiane. Ha paura ad uscire e a rispondere al telefono, per strada si guarda attorno continuamente temendo di essere pedinata.
Diventa in un certo senso, prigioniera del suo persecutore.”.


Questa storia, non racconta un caso di Mobbing, bensì parla di un altro tipo di persecuzione psicologica, indicata con il nome di Stalking.
A differenza del Mobbing, lo Stalking non si sviluppa in un contesto lavorativo1, anzi, possiamo affermare che, non vi è un luogo specifico all’interno del quale questo fenomeno si origina, se non nella mente del persecutore.
Ciò che invece accomuna lo Stalking al Mobbing, è il fatto che anche questo comportamento persecutorio è abbastanza vecchio, ma solo di recente è stato posto all’attenzione degli studiosi, i quali, gli hanno trovato una collocazione scientifica, sia in ambito psichiatrico che psicologico.
Possiamo qui ricordare, che il fenomeno dello Stalking ha cominciato a destare interesse, sia in ambito psicologico sia sociologico, oltrechè presso l’opinione pubblica, intorno agli anni Ottanta. Questa ondata d’interesse, è stata suscitata, in particolare, da quanto stava accadendo ad alcuni personaggi pubblici, divenuti vittime di ammiratori particolarmente assillanti.
Citiamo, per esempio, il caso della tennista Serena Williams, inseguita durante tutti i suoi tornei dal proprio persecutore, o ancora, le attrici Theresa Saldana e Rebecca Shaffer uccise entrambe dai loro stalker. Questi due episodi sono molto importanti, perché in seguito ad essi, in California, è stata emanata la prima legge anti-stalking, in vigore dal 19922.

Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.
Lo Stalking, definito anche “sindrome del molestatore assillante”, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi, costituiti o da comunicazioni intrusive, quali per esempio:
• Telefonate e lettere anonime
• Sms ed e-mail
• Invio di fiori


Oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima. Per esempio:
• Pedinamenti
• Appostamenti
• Sorveglianza sotto casa
• Violazione di domicilio
• Minacce di violenza
• Aggressioni
• Omicidio o tentato omicidio.


Come affermato da Massimo Lattanzi e Gaia Oddi, lo Stalking: “identifica una sistematica violazione della libertà personale”3.

Il termine Stalking deriva dall’inglese “To stalk”, ed etimologicamente è un termine proprio della caccia, in quanto significa “appostarsi”, “avvicinarsi alla preda di nascosto”.
Il comportamento tipico del molestatore assillante o stalker, è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti.
Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla intorno a qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepirà tali atti con fastidio e paura, risultando da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Questo accade perché, la persistenza e la frequenza delle azioni persecutorie, generano, in chi le subisce, insicurezza.
Curci e Galeazzi affermano, infatti, che si può parlare di Stalking, quando si verificano: “una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti” (citato in http://www.mentesociale.it : Catalli Laura-Milone Luigi “Lo Stalking”).

A questo proposito è bene ricordare qui, che a differenza di quanto accade nel Mobbing, le vittime di Stalking fin da subito sono consapevoli che la loro libertà personale è limitata dalle “attenzioni” del persecutore.
La particolarità dello Stalking, se vogliamo dire così, consiste nel fatto che, alcuni comportamenti persecutori si mascherano dietro atteggiamenti normali, e quindi socialmente accettati, quali per esempio:
• Tentativi di ristabilire una relazione interrotta o di iniziarne una nuova.
• Manifestazioni di gelosia.


Comunque, oltre a questi comportamenti socialmente e facilmente mascherabili, lo Stalking si manifesta anche attraverso azioni più gravi e lesive, come ad esempio:
• Comportamenti vendicativi riguardo torti subiti, che possono essere realmente tali o anche solo percepiti.
• Comportamenti di dipendenza dalla vittima.
• Perdita di controllo sulla vittima.


Ci chiediamo a questo punto che cosa spinge una certa persona a trasformarsi in persecutore nei confronti di un’altra, e quindi quali siano le motivazioni sottese alle azioni di Stalking.
In generale, dai vari studi effettuati, si pensa che alla base di queste azioni persecutorie vi sia una sorta di “fraintendimento”.
Dunque: “la genesi della dinamica dello stalking risiederebbe in un’alterata lettura della relazione e in una distorta comunicazione messa in atto dal persecutore”4.

Il persecutore, quindi, altera sia il senso o meglio l’intensità della comunicazione non verbale legata ai comportamenti della vittima; sia la comunicazione verbale, della quale per esempio, distorce il significato delle risposte date dalla vittima.
In un opuscolo informativo diffuso dalla centrale di polizia di Stoccarda, lo Stalking è descritto come:“una persecuzione continuativa attuata per mezzo di molestie asfissianti (lett. penetranti) volte a terrorizzare una persona contro la sua volontà. Lo stalker, la cui motivazione può essere ravvisata in una mania o in una malattia mentale, aspetta, osserva, segue e spia la sua vittima, le telefona o le invia messaggi, lettere o regali, che possono essere a contenuto minaccioso oppure intensi come “prove d’amore”. In questo modo il persecutore cerca di avere controllo e potere sulla sua vittima5”.


Note bibliografiche:
1 Questo non vale per il cosiddetto Stalking occupazionale, di cui parla il dottor Harald Ege nel suo libro su citato, e di cui ci occuperemo più avanti.
2 Catalli Laura-Milone Luigi, Lo Stalking, in http://www.mentesociale.it
3 Citato in: http://www.mentesociale.it
4 Citato in: http://www.mentesociale.it
5 Citato in: Harald Ege, Oltre il Mobbing. Straining, Stalking e altre forme di conflittualità sul posto di lavoro, p. 103


Articolo tratto dalla tesi di Monica Piccolo, Il mobbing, un'analisi attenta dei fenomeni persecutori in ambiente di lavoro, con uno sguardo rivolto anche alle più recenti introduzioni della letteratuta scientifica (come per esempio il fenomeno dello stalking).