Le tecniche determinano la società o la cultura? L'emergere del cyberspazio accompagna, manifesta e favorisce un'evoluzione generale della civiltà. Una certa tecnica viene prodotta all'interno di una determinata cultura e una data società è condizionata dalle proprie tecniche. È interessante notare il termine "condizionata", non determinata: la differenza è capitale. Dire che la tecnologia condiziona significa che apre alcune possibilità, e che alcune opzioni culturali o sociali non potrebbero essere seriamente prese in considerazione in sua assenza. Ma le possibilità che si aprono sono parecchie e non tutte vengono colte e sviluppate. Una tecnica non è né buona, né cattiva (dipende dai contesti, dagli usi e dai punti di vista) e neppure neutra. Non si tratta di valutare gli "impatti" ma di individuare le irreversibilità in cui uno dei suoi usci ci mette, le occasioni che può permetterci di cogliere, e di formulare progetti che sfruttino le virtualità di cui è portatrice, decidendo cosa farne in futuro. "Tuttavia credere ad una totale disponibilità delle tecniche e del loro potenziale per la collettività o individui seducentemente liberi, illuminati e razionali significa cullarsi nell'illusione"( P. Levy, Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologiee, Feltrinelli, Milano 1999.

Molto spesso, nel momento in cui i deliberiamo intorno ai possibili usi di una certa tecnologia, alcuni modi di fare si sono già imposti. Molto prima della nostra presa di coscienza, la dinamica collettiva ha prodotto i propri catalizzatori. Quando la nostra attenzione ne è attratta, è già troppo tardi. Mentre siamo ancora ad interrogarci, altre tecnologie, ancora invisibili, forse in procinto di scomparire, forse destinate al successo, emergono dalla frontiera nebulosa da cui sorgono le idee, le cose e le pratiche. In queste zone di indeterminatezza in cui si gioca il nostro futuro, gruppi di inventori marginali, dilettanti, imprenditori audaci tentano con tutte le loro forze di imprimere una svolta al divenire. Nessuno aveva preannunciato lo sviluppo del personal computer, né quello delle interfacce grafiche interattive, ipertesti, comunità virtuali e Internet. Queste tecnologie, totalmente permeate dai bisogni dei loro primissimi utenti e dai progetti dei loro inventori, nate dalle menti visionarie e cresciute nel fermento di movimenti sociali e pratiche di base, sono arrivate da dove nessuna istanza decisionale le attendeva.

Rosalia Conti
Articolo tratto dalla tesi L'intelligenza collettiva passa per il Web?