"Educare ai Diritti Umani è un compito vasto, composto di molti aspetti. E' anche porre le basi per l'analisi critica della quotidianità, pensare, informarsi, relativizzare le informazioni dei mass media, riconoscere le parole, saper leggere tra le righe dei messaggi apparenti.[…]L'Educazione ai Diritti Umani è una formazione dell'individuo che, attraverso lo sviluppo dell'empatia e del senso di responsabilità, lo porta a modificarsi nei confronti di se stesso e nelle relazioni con gli altri e lo spinge ad agire in prima persona, ad assumere atteggiamenti e opinioni rispettose dei diritti di tutti, nonché a sostenere, proteggere e promuovere i diritti umani"1.
Volendo definire più approfonditamente il concetto cominciamo col dire che l'Educazione ai Diritti Umani è un processo che si sviluppa lungo l'intero arco della vita (comprehensive lifelong process), un processo educativo permanente, posto a fondamento della crescita culturale e sociale di ogni essere umano. Pur avendo nella scuola uno spazio-tempo privilegiato, essa deve svolgersi anche in altri contesti; d'altronde dovrebbe essere ormai acquisizione comune il concetto che ogni tipo di apprendimento avvenga non soltanto in seguito a modalità formali ma anche a quelle non formali e informali. Prendendo spunto dalla distinzione effettuata nel Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente a cura della Commissione della Comunità Europea (2000) tra apprendimento formale, non formale ed informale, possiamo definire:

- apprendimento formale: quello che si svolge negli istituti di istruzione e formazione e porta all'ottenimento di diplomi e qualifiche riconosciute (sistema educativo strutturato);
- apprendimento non formale: che si svolge al di fuori delle principali strutture d'istruzione e di formazione e, di solito, non porta a certificati ufficiali. L'apprendimento non formale è dispensato sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile (associazioni giovanili, sindacati, partiti politici…ecc.). Può essere fornito anche da organizzazioni o servizio istituiti a complemento dei sistemi formali;
- apprendimento informale: un processo permanente che si sviluppa lungo tutto l'arco della vita, in cui ogni individuo acquisisce attitudini, valori, abilità, saperi, a partire dall'esperienza e dalle risorse educative presenti nel suo ambiente quotidiano. Contrariamente all'apprendimento formale e non formale, esso non è necessariamente intenzionale e può pertanto non essere riconosciuto, a volte dallo stesso interessato, come apporto alle sue conoscenze e competenze.

Completano questa distinzione il concetto di "lifelong learning" (istruzione e formazione permanente), che sottolinea la durata della formazione che si compie lungo l'intero arco della vita e l'espressione "lifewide learning" (istruzione e formazione che può aver luogo in tutti gli ambiti e in qualsiasi fase della vita). Tale dimensione mette ulteriormente in luce la complementarietà dell'apprendimento formale, non formale ed informale.
Detto ciò possiamo ben capire il motivo che spinge più di un autore a evidenziare il fatto che non si possa parlare solo di istruzione-informazione sui Diritti Umani, bensì fondamentalmente di Educazione agli stessi. La differenza non è solo terminologica in quanto sottende un'impostazione molto differente al problema. Educare ai Diritti vuol dire non limitarsi a trasmettere una serie di nozioni, seppur utili, ma anche e principalmente favorire l'interiorizzazione di un certo tipo di valori che guideranno poi il comportamento quotidiano individuale. La sola conoscenza, infatti, non è sufficiente a modificare atteggiamenti e comportamenti. Solo un processo di lungo periodo, che abbracci la totalità degli aspetti della persona, può costituire una strategia preventiva efficace di difesa della dignità e della libertà di ogni individuo. L'obiettivo cui si tende è quindi più ambizioso, si tratta di far diventare la conoscenza consapevolezza del nostro ruolo di soggetti di diritti e al tempo stesso di loro difensori.

Una corretta Educazione ai Diritti Umani deve favorire nell'individuo un processo di riflessione critica: di analisi, di ricerca sui propri comportamenti, atteggiamenti, modelli, sui propri diritti e quelli degli altri, su sé stesso e sul mondo che lo circonda, ma é anche e soprattutto educazione orientata all'azione, affinché la riflessione critica possa poi tramutarsi in azione intenzionale dell'individuo per la promozione e la protezione dei Diritti Umani.
"[…]Il ruolo fondamentale dell'educazione ai Diritti Umani è rendere gli individui in grado di difendere i propri diritti e quelli degli altri. […]Significa – sostiene il professore Antonio Papisca – partire dall'idea che i Diritti Umani non sono dei valori da contemplare, non sono un decalogo che è bello proclamare […]sono delle urgenze esistenziali. Si dice Diritti Umani quando si ha veramente bisogno, quando si è nella sofferenza, quando si è sotto il torchio di un potere prevaricatore, quando si è in condizione di vita indigente. Allora i Diritti Umani sono soprattutto ciò che essi implicano in termini di impegno per la loro promozione e la loro protezione. Quindi, quando ci si forma ai Diritti Umani, quando ci si impegna in programmi educativi per i Diritti Umani, significa che bisogna subito chiedersi cosa posso e devo fare io in questo momento, cosa devono fare le istituzioni, cosa possiamo fare come associazioni, come gruppi […]"2.
Abbiamo visto come l'obiettivo a lungo termine dei programmi di Educazione ai Diritti Umani sia quello di contribuire a creare una cultura dove quest'ultimi siano capiti, difesi e rispettati. L'efficacia di questa azione educativa (di ogni azione educativa!) a prescindere dal contesto formale o non formale in cui si può esplicare, dipende innanzitutto dal fatto di essere centrata su coloro che apprendono: deve iniziare dai bisogni, dalle preferenze, dalle abilità e dai desideri di ogni persona, all'interno di ogni società. Questo approccio centrato sulla persona riconosce il valore dell'azione e del cambiamento personale e oltretutto tiene conto del contesto sociale in cui si trova chi apprende.
Altro principio forte su cui fanno leva e sul quale troviamo accordo comune nelle pur diverse esperienze e metodologie di Educazione ai Diritti Umani esistenti è quello che riguarda l'utilizzo di pratiche partecipative e di apprendimento attivo (di cui parleremo più diffusamente nel prossimo capitolo).

In generale i modelli esistenti di Educazione ai Diritti Umani suddividono gli obiettivi della loro azione in tre aree principali: la promozione della consapevolezza e comprensione dei Diritti Umani, affinché le persone sappiano riconoscere le violazioni dei Diritti Umani (conoscenze-sapere); lo sviluppo delle competenze e abilità necessarie per la difesa dei Diritti Umani (abilità-saper fare); lo sviluppo delle attitudini al rispetto dei Diritti Umani, cosicché le persone non violino volontariamente i diritti degli altri (attitudini-saper essere).

Nello specifico, obiettivi particolari di ogni area possono essere3:

conoscenze:
- concetti chiave quali: libertà, giustizia, uguaglianza, dignità umana, non discriminazione, democrazia, universalità, diritti,interdipendenza, solidarietà;
- le diverse modalità di vedere e fare esperienza dei Diritti Umani in diverse società e in gruppi diversi all'interno della stessa società e le varie fonti di legittimità comprese quelle religiosa, morale e legale;
- la distinzione tra diritti civili/politici e sociali/economici;
- i principali cambiamenti sociali, gli eventi storici e le ragioni che portano al riconoscimento dei Diritti Umani;
- i principali strumenti e documenti internazionali esistenti per la protezione dei Diritti Umani;
- il lavoro di organismi locali, nazionali ed internazionali, di organizzazioni non governative e di individui per sostenere e proteggere i Diritti Umani.

abilità:
- ascolto attivo e comunicazione: essere capaci di ascoltare i diversi punti di vista, di sostenere i propri diritti e quelli delle altre persone;
- pensiero critico: trovare informazioni rilevanti, valutandole criticamente, allontanando preconcetti e pregiudizi, riconoscendo le forme di manipolazione e prendendo le decisioni sulla base di giudizi ragionati;
- saper cooperare e affrontare positivamente i conflitti;
- saper partecipare e organizzare gruppi sociali;
- sapersi attivare per promuovere la salvaguardia dei diritti umani sia localmente che globalmente.

attitudini:
- senso di responsabilità per le proprie azioni, impegno per lo sviluppo personale e il cambiamento sociale;
- curiosità, apertura mentale e apprezzamento delle diversità;
- empatia e solidarietà con gli altri e impegno nel sostenere le persone che vedono minacciati i propri diritti;
- senso della dignità umana, del valore individuale e degli altri, indipendentemente dalle differenze sociali, culturali, linguistiche o religiose;
- senso di giustizia, desiderio di lavorare per ideali quali la libertà, l'uguaglianza e il rispetto della diversità.

Note bibliografiche
1 AA.VV. ( UCODEP – CDD Città di Arezzo), Diritti umani. Riflessioni ed esperienze di educazione ai diritti umani in ambito scolastico, Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2004, pp. 26-28
2 F. LOTTI – N. GIANDOMENICO (a cura di), Insegnare i diritti umani, Gruppo Abele, Torino, 1999, p. 7
3 AA.VV. ( CONSIGLIO D'EUROPA), Compass. Manuale per l'educazione ai diritti umani con i giovani, (2002), Sapere 2000, Roma, 2004, cit. pp. 19-20

Chiara Borgia
Articolo tratto dalla tesi Ipotesi per una pedagogia dei diritti umani