Lo studio della figura dell'altro, o dello straniero, assume caratteri sociologici già a partire dal 1900, quando in molti paesi di tradizione multietnica, soprattutto negli Stati Uniti, diventa oggetto di dibattito delle scienze sociali. Infatti, negli Stati Uniti ad inizio secolo, si andava delineando una vera e propria disciplina sociologica, caratterizzata da una propria autonomia, la sociologia dello straniero.

Questa sociologia tenderà ad affermarsi in maniera più radicale nei paesi in cui la presenza di culture diverse sarà più sostanziale, mentre nella cultura dei paesi come l'Italia, a basso tasso di multietnicità, questa concezione dell' "altro" tarderà ad arrivare, tanto da essere considerata ancora oggi un argomento parzialmente nuovo. Le prime figure di straniero, in sociologia, sono state trattate ed analizzate da Sombart e da Simmel.

Warner Sombart (1863-1941), sociologo ed economista tedesco, oltre ad essere definito il capocorrente della "nuova scuola tedesca", fu considerato uno dei maggiori autori europei del XX secolo nel campo delle scienze sociali. Di orientamento politico liberale, studiò economia e diritto in Italia, presso le Università di Pisa e Roma e in Germania presso l'Università di Berlino.
I suoi studi universitari furono fortemente influenzati dall'ammirazione verso il pensiero filosofico di Marx, tanto da farlo diventare un interprete appassionato de Il Capitale.
Sombart sosteneva vivacemente che la sociologia faceva necessariamente parte delle Scienze Umane, in quanto trattava lo studio degli esseri umani per cui richiedeva una comprensione interiore, emotiva, piuttosto che una comprensione esterna ed oggettiva. La sociologia di Sombart non mirava la sua attenzione sullo studio dello straniero e dei suoi diritti civili e politici, in quanto individuo, bensì sulla sua funzione sociale: lo straniero viene considerato una categoria utile per spiegare il mutamento dei meccanismi sociali. Sombart affronta il tema dell' "altro" all'interno della sua opera più conosciuta, quella che delineerà alcuni tratti fondamentali della sociologia economica: il Capitalismo moderno.

Pubblicato nel 1902, il Capitalismo moderno rappresenta l'opera più importante del suo lavoro sociologico; opera nella quale mette in risalto il suo studio accurato sullo sviluppo economico europeo degli ultimi secoli, osservato non solo sotto il profilo storico ma anche attraverso gli apparati relazionali che uniscono economia e società.
Il tema centrale di questo libro era caratterizzato dall'idea che lo sviluppo economico dovesse essere il punto di partenza del processo di mutamento sociale. In questo ambito assume particolare importanza la figura dell'imprenditore, secondo Sombart, figura indispensabile e necessaria per lo sviluppo nella quale si identifica lo straniero.
Per lui sono imprenditori tutti coloro i quali sono portatori di innovazione, ovvero tutti coloro che per la loro origine sociale, per la funzione della attività da loro svolta o per la posizione marginale che occupano nella società, riescono a stravolgere le linee guida tradizionali.
In altre parole, secondo Sombart, la figura dell'imprenditore fa riferimento a quei gruppi sociali dai quali provengono gli eretici, gli stranieri e gli ebrei1. Per questo motivo in Sombart, la figura dell'altro (eretico, ebreo, straniero) incarna pienamente il propulsore del processo di innovazione.

Lo straniero descritto in questa ottica, raffigura un'immagine positiva, vincente, in grado di incidere fortemente sul tessuto sociale. Lo straniero di cui parla Sombart è quello coinvolto nelle migrazioni di massa dal XVI secolo in poi, riguardanti le fasce privilegiate, tra cui gli spostamenti degli ebrei, la colonizzazione dei paesi d'oltremare - in particolare degli Stati Uniti d'America - e le migrazioni dei cristiani perseguitati per motivi religiosi.
Il punto centrale dell'analisi sociologica di Sombart riguarda esclusivamente la figura dello straniero-imprenditore; straniero perché è un immigrato, imprenditore in quanto soggetto economico.
L'arrivo in una nuova terra di questo individuo (straniero-imprenditore) dalla natura così attiva - perchè nel nuovo paese è libero da ogni freno o condizionamento nella ricerca totale dei propri interessi di guadagno e dello sviluppo del proprio spirito di imprenditore - avrà effetti positivi nella società che lo ospiterà.
Questa audace e irrefrenabile voglia di guadagno si trasformerà in un'attività imprenditoriale che darà inizio al processo di sviluppo economico e di innovazione attraverso il quale lo straniero-imprenditore riuscirà a dar vita a nuovi meccanismi e strutture sociali.
Infatti secondo Sombart, lo straniero agirà in questo modo perché spinto dal bisogno e dalla sua fame di futuro, in quanto la sua primaria concentrazione nella nuova società sarà dedicata ad un'unica attività: guadagnare2.

Note:
1 Vittorio Cotesta, Lo straniero, Laterza, Roma, 2002
2 Vittorio Cotesta, Lo straniero, Laterza, Roma, 2002


Francesco Scopelliti
Articolo tratto dalla tesi La figura dell'altro in sociologia