La comunicazione politica come area di ricerca e come disciplina di insegnamento è nata negli Stati Uniti sull'onda dei fermenti intellettuali degli anni '50. "È nel 1956 che troviamo uno dei primi tentativi di indicare qualcosa chiamato comunicazione politica come uno dei tre processi intervenienti, insieme alla leadership politica e ai gruppi sociali, della mobilitazione e trasmissione dell'influenza politica"1.

Nel primo riconoscimento completo della crescita della disciplina dagli anni '50 agli anni '80 le viene riconosciuto a pieno titolo lo statuto di "area di ricerca, oggetto di distinta pubblicistica, disciplina di insegnamento, aventi riflessi professionali e politici, e fenomeno di respiro internazionale".

Il campo della comunicazione politica è per definizione un campo interdisciplinare: scienza politica, sociologia della comunicazione, scienze del linguaggio e altre discipline hanno portato il loro contributo alla costruzione di una scienza ormai divenuta autonoma e oggetto di numerosi studi.
L'idea portata avanti da molti studiosi è quella della comunicazione politica come prodotto dell'interazione fra i tre attori della polis: il sistema politico (le istituzioni, i partiti, i politici), il sistema dei media (le imprese di comunicazione, i giornalisti) e il cittadino elettore, visto piuttosto come destinatario della comunicazione proveniente dal sistema politico e dal sistema dei media. In questa definizione rientra l'origine e la trasformazione dei modelli dello spazio pubblico di Hannah Arendt2 e di sfera pubblica borghese di Jürgen Habermas3, teorie che vedono nel pubblico dei cittadini il depositario delle strutture e dei processi della democrazia, cioè del controllo e della gestione del potere.

Gerstlé sottolinea, inoltre, che «la comunicazione impregna l'intera attività politica a tal punto che quasi tutti i componenti politici implicano un ricorso ad una qualche forma di comunicazione» e osserva tre principali dimensioni: pragmatica, simbolica e strutturale.
Nella prima dimensione, pragmatica, la comunicazione politica è utilizzata per l'interazione tra emittente e ricevente con l'intenzione di persuadere, convincere, sedurre, informare, comandare, negoziare e dominare.
Nella seconda dimensione, simbolica, la comunicazione passa attraverso i riti del consenso e i riti del conflitto.
Nella terza dimensione, strutturale, la comunicazione politica è quella che transita sui canali istituzionali, di organizzazioni, sui canali mediali e su quelli interpersonali.

A sua volta, McNair analizza la comunicazione politica attraverso i tre elementi che compongono il flusso comunicativo: l'emittente, il quale utilizza tutte le forme di comunicazione per il conseguimento di determinati obiettivi; il ricevente, a cui la comunicazione è rivolta, e il messaggio, la comunicazione contenuta nelle notizie, editoriali e altre forme di dibattito giornalistico. In questo senso la comunicazione politica rappresenta uno strumento fondamentale della partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Jay Blumler e Dennis Kavanagh propongono una prospettiva temporale della comunicazione politica, individuando tre grandi fasi dal secondo dopoguerra ad oggi.
La prima fase si colloca nell'immediato dopoguerra, negli anni in cui a dominare la scena della politica erano soprattutto i partiti che svolgevano il loro principale ruolo di trasmissione di messaggi tra il sistema politico e i cittadini. In questo periodo, caratterizzato da selettività e rafforzamento delle opinioni, era forte lo spirito di appartenenza e i cittadini tendevano a votare sulla base di identificazioni di gruppo.
La seconda fase vede la nascita del mezzo televisivo e un graduale allentamento della fedeltà ai partiti. La pervasività della televisione permette a tutti i soggetti politici di apparire in pubblico e di raggiungere ampi segmenti dell'elettorato, aumentando così le proprie possibilità di impatto.
La terza fase è ancora in atto e molte delle sue caratteristiche si stanno sviluppando in tempo reale. La televisione come mezzo di informazione politica si è ulteriormente ampliata e nuovi canali di comunicazione stanno conquistando una parte molto importante della sfera pubblica e privata della politica, proponendosi come alternative all'informazione ufficiale di televisione, radio e giornali, tradizionalmente riconosciute dal potere.

Annalisa Bertola

Articolo tratto dalla tesi La comunicazione politica e l'informazione-spettacolo

Note:
1 Nimmo D.D., Sanders K.R., (1981), (a cura di), Handbook of Political Communication, Sage, Beverly Hills.
2 Arendt H., (1964), Vita activa, Bompiani, Milano.
3 Habermas J., (1974), Storia e critica dell'opinione pubblica, Ed. Laterza, Roma-Bari.

Altri testi di riferimento:
Gerstlé J., (1992), La communication politique, PUF, Paris.
McNair B. (1995), An Introduction to Political Communication, Routledge, London.
Blumler J.G. e Kavanagh D., (1999), The Third age of political communication: Influences and features