Se fino a dieci anni fa il senza fissa dimora si presentava nella maggioranza dei casi: maschio adulto con problemi legati ad alcool, a malattie mentali o a droghe, attualmente è necessario riformularne l'identikit. È quanto è emerso dall'intervista rilasciata da Pezzana, presidente della FIO.psd, al giornale Terra di mezzo: la tipologia del senza dimora è mutata, si sta adeguando ai cambiamenti in corso nell'odierna società.

Accanto a quelli che fino ad ora sono stati definiti soggetti più inclini a finire per strada si è affiancato un numero sempre maggiore di "invisibili", ovvero di persone comuni che risultano vulnerabili, anche se non presentano quelle che sono state definite le caratteristiche tradizionali del senza dimora. È sufficiente anche solo un piccolo evento tragico, come può essere il mancato pagamento di una bolletta, a scatenare una serie di eventi che possono far precipitare un soggetto nella condizione di senza dimora.

Tale fenomeno è emerso oggi più di ieri e ha investito soprattutto le società "industrializzate".
Il fenomeno dei "nuovi" senza dimora si circoscrive non più a una povertà specifica, in quanto tale, ma ad una più estesa dove i fattori e le caratteristiche che indicizzavano una ristretta tipologia di persone sono mutati.

Si assistito, infatti, secondo Walter Nanni sul piano internazionale ad una serie di fattori emergenti che possono essere considerati gli indicatori costanti di tali mutamenti, quali:

a) l'aumento del numero di persone senza casa;
b) l'abbassamento dell'età media dei soggetti;
c) l'aumento della componente femminile;
d) l'aumento del numero dei soggetti senza dimora con problemi psichici;
e) il cambiamento della componente etnica dell'universo dei senza dimora;
f) e si registra una consistente tendenza alla cronicità.


A questi mutamenti del fenomeno vanno aggiunti, poi, quelli che Luigi Gui definisce essere elementi di specificità, essi sono:

a) una tendenza all'isolamento dei soggetti, con particolare riguardo alle primary social networks di riferimento;
b) una forte correlazione statistica tra la presenza di esclusione abitativa, marginalità occupazionale e incidenza di malattie cronico-degenerative;
c) un progressivo allontanamento dalla realtà produttiva dei senza dimora, che nella maggioranza si collocano in fasce d'età attive;
d) una marginalità diffusa. Appare sempre più difficile collocare oggi l'utenza senza dimora in isole di marginalità o in luoghi delimitati.

Tutto ciò ha contribuito ad inglobare all'interno del fenomeno dei senza dimora anche individui che pur avendo una dimora nel senso specifico del termine, sono prive di una dimora intesa come un luogo privilegiato di riproduzione del sé e di sviluppo di relazioni affettive e sociali.
Ed è necessario a questo punto soffermarsi proprio sulla concettualizzazione del termine "dimora" o meglio "senza dimora".
Nella letteratura sociologica il termine senza dimora assume vari significati che non sempre risultano coincidenti tra di loro. In particolar modo per alcuni studiosi tale termine ha una molteplicità di significati: Pieretti, infatti, usa tale termine per indicare non la stabilità di una casa vera è propria o meglio di un tetto dove ripararsi, ma intende tale termine come assenza di uno spazio per il Sé, un luogo, come definisce Nanni, privilegiato dove l'individuo può costruire la base per creare e riprodurre relazioni affettive e sociali.

Solo attraverso una lettura di tipo socio-relazionale del termine senza dimora, intesa non solo come problema di assenza di casa, ma anche e solo come problema sociale, sarà possibile ricondurre alla fenomenologia del disagio e dell'esclusione sociale le tre nuove tipologie di senza dimora che sono:

1. le donne;
2. i separati;
3. i "working poors", ovvero persone che lavorano regolarmente, venendo però retribuite così poco da non riuscire a pagare un affitto.

Articolo tratto dalla tesi di Salvatore Patricell, I nuovi senza dimora: tre nuove tipologie di homeless, all'interno della quale viene effettuato un'interessante studio empirico sulle nuove forme di espressione della povertà.