Come influenzano le tecnologie della comunicazione il rapporto tra essere umano e ambiente? Come interviene l'informazione? Dall'Università della Basilicata, la tesi di Rocco Catalano indaga questo e altri aspetti nella convivenza tra corpo e media, dove l'informazione e i media, rifacendosi alla scuola fenomenologica, non sono solo protesi dell'umano, ma anche elementi capaci di creazione.

C’è informazione e in-formazione.
Con questo non si vuole evidenziare, come da più parti avviene, nel mondo giornalistico, la necessità di separare una informazione buona da una cattiva; ogni media infatti veicola un “doppio livello informativo”: il “primo” agisce in modo manifesto, attraverso la visibilità delle forme e dei contenuti, ed è rappresentato da quanto un universo di fruitori che si trovano a condividere la stessa Infosfera:

Infosfera ovvero l’ecosfera mentale, cioè l’ambiente nel quale la nostra mente si trova immersa e dal quale riceve stimoli cognitivi di ogni genere; la sfera in cui circolano i segni portatori di significato, di intenzione, di informazione; l’universo delle sollecitazioni informative che circondano il terminale umano,1

può immediatamente codificare; il “secondo livello informativo”, invece, agisce nell’oscurità, a livello subliminale, scavalcando le soglie della coscienza e penetrandovi in modo molto più sottile e duraturo, fino al punto da trasformarne le forme e i modi dell’agire.

Il “secondo livello informativo” dei media, ha a che fare con i meccanismi percettivi dell’individuo, perché, piuttosto che agire sulle opinioni e sulle riflessioni individuali, esso provoca dei veri e propri cambiamenti, delle mutazioni si potrebbe dire, che investono la sfera delle mappe cognitive, e quindi l’insieme degli schemi attraverso i quali, secondo le teorizzazioni della psicologia cognitiva, l’uomo anticipa ed elabora gli input ambientali.

La possibilità, nel rapporto dell’uomo con il mondo, di un’influenza reciproca, per cui se l’uomo vi agisce, lo abita e lo modifica, “in-formandolo” di se, imprimendogli le tracce del suo passaggio (in-segnandolo), il mondo a sua volta condiziona, modifica, in una dialettica incessante, il modo dell’uomo di agire, abitare, significare e significarsi. Un vicendevole mutamento.

L’apertura irrinunciabile dell’uomo al mondo, quindi, è anche un disporsi ad accettare i segni che da esso gli provengono, sottoponendosi così ad una serie di tensioni capaci di ridisegnarne attraverso le trasformazioni nell’agire, nel percepire, l’intero complesso delle mappe cognitive.
Le sue strutture cognitive, infatti, non sono rigide al punto da assorbire le informazioni dell’ambiente in uno spazio mentale dato e immutevole.
Conservano una capacità di flessibilità tale da consentirgli di sviluppare, di fronte alla variabilità ambientale, nuovi meccanismi di elaborazione, assimilazione, azione.

Riprendendo il discorso sul “secondo livello informativo” veicolato dalle tecnologie, dobbiamo innanzi tutto dire che esse partecipano quindi di un rapporto più ampio che è quello dell’uomo con il suo ambiente.
Il loro avvento, non soltanto determina, inserendosi esse in una maglia preesistente di rapporti tra tecnologie che le hanno precedute, un riordino globale di questo sistema, ma, alterando attraverso una differente stimolazione sensoriale, le abitudini percettive sviluppate dall’individuo nel rapporto con le tecnologie precedenti, provoca in lui un vero e proprio remapping i cui effetti riguardano l’individuo nella sua totalità.
E’ questo il “secondo livello informativo” di cui si parlava all’inizio del paragrafo e cioè la possibilità che le tecnologie non solo svolgano la funzione di protesi corporea, ma siano anche fattori scatenanti di una mutazione.
Le tecnologie in poche parole, non sono soltanto delle creature, ma anche delle creatrici.

Che i sensi umani, dei quali tutti i media siano anche cariche fisse sulle nostre energie personali e che configurano anche la consapevolezza e l’esperienza di ciascuno di noi lo si sapeva (…)2.

Dopo aver accennato alle potenzialità insite nelle nuove tecnologie, e prima di approfondire il discorso sul cosiddetto “secondo livello informativo”, bisogna, però, focalizzare l’attenzione sull’altro agente del rapporto: l’uomo.

Nell’uomo tutte le funzioni, dalla sessualità alla motilità, all’intelligenza sono rigorosamente solidali; è impossibile distinguere nell’essere totale dell’uomo una organizzazione corporea che verrebbe trattata alla stregua di un fatto contingente, e altri predicati che gli apparterrebbero con necessità. Nell’uomo tutto è necessità3.

L’uomo, quindi, è una totalità in cui ogni sistema partecipa di un tutto che lo eccede e si manifesta come inscindibile.

Non è un caso l’aver citato Merleau-Ponty, visto il contributo che la scuola di pensiero fenomenologica, cui il pensatore francese appartiene, ha da accreditarsi per una serie di riflessioni rivoluzionarie sul rapporto tra uomo e mondo, e, circa l’individuo, su quello tra mente e corpo, corpo e anima. Su questi rapporti, per circa duemila anni, da Platone a Cartesio, si è sempre teorizzata una scissione tra corpo e anima, corpo e mente, che aveva ridotto il corpo a mero statuto di cosa tra le cose o, addirittura, come si vedrà tra poco, a causa di distorsione nella ricerca da parte dell’uomo della verità.

L’ “ego cogito” cartesiano, infatti, è quello dell’intelletto che attribuisce senso al corpo e al mondo, prescindendo da quell’esperienza corporea che è apertura al mondo originaria di ogni pensiero.
Con Merleau-Ponty, non solo si procede verso il concepimento di una corporeità vista come gestaltica, ossia come un tutto inscindibile in cui tutte le funzioni, come già visto, sono rigorosamente solidali.

Al tempo stesso, poiché l’uomo invece di avere un corpo, come se si trattasse di una cosa, è corpo, non può prescindere dal mondo, non può che fare corpo con esso.
Così, tornando alla relazione tra individuo e ambiente, quanto definito “secondo livello informativo”, non smarrendo gli insegnamenti della fenomenologia, sta a significare la reciprocità di un rapporto in cui l’avvento delle nuove tecnologie, e, tra esse, oggetto del nostro studio, la televisione, provoca una tras-formazione non solo dell’ambiente, ma anche, in conseguenza di questo, la nascita di nuove forme dell’agire umano: nuovi meccanismi percettivi, nuovi modi di funzionamento del cervello con relative sostituzioni o sovrapposizioni, nell’attività cerebrale, tra l’emisfero sinistro e quello destro; riformulazione delle mappe cognitive, alterazioni nel vissuto del tempo e dello spazio che sono inestricabili da una nuova coscienza del corpo e dei suoi limiti. Le nuove tecnologie, riscrivono tutti gli ambiti dell’esistenza.


Note:
1 F. BERARDI, Mutazioni e cyberpunk, Genova, Costa & Nolan, 1994, p. 16.
2 M. Mc LUHAN, Gli strumenti del comunicare, Milano, Garzanti, 1967, p. 30.
3 M. MERLEAU PONTY, Fenomenologia della percezione, Milano, Il Saggiatore, 1965, p. 239.



Articolo estratto dalla tesi di Rocco Catalano, Corpo e Media