Oggi sappiamo, attraverso studi psicologici, che i tedeschi parte attiva dell'olocausto erano persone normali, senza alcuna patologia mentale. Come fu possibile, allora, inibire moralmente tali individui? Come poterono divenire protagonisti di una condotta sociale così immorale?
Nell’analisi sugli studi di Milgram, presente in Modernità e Olocausto, Bauman cerca di fornire una riposta a tali quesiti ponendo come prima causa il principio dell'obbedienza alla disciplina organizzativa della burocrazia, l’etica dell’obbedienza, che esclude ogni motivazione all'azione che non sia tecnica. E tra le influenze esterne che interferiscono con lo spirito di dedizione all'organizzazione le prime e fondamentali da eliminare sono le opinioni morali personali.
Tramite gli esperimenti dello psicologo Millgram, Bauman cerca di illustrare i meccanismi sociali, propri dell'etica burocratica e della sua organizzazione, che neutralizzano la tensione morale e rendono obbediente l'individuo, finanche a trasformarlo in attore di condotte immorali.
Millgram, studioso e psicologo dell'Università di Yale, nel 1974 aveva trovato una dimostrazione sperimentale di come questo tipo di pressione. I suoi esperimenti consistettero nel selezionare cittadini americani del tutto inseriti socialmente e nel farli presenziare come tecnici ad alcuni esperimenti su nuovi metodi di apprendimento. Giustificando le richieste con la spiegazione di uno studio per sperimentare questi nuovi metodi, fu chiesto ai soggetti di infliggere scariche elettriche su delle cavie umane qualora una di queste avesse risposto in maniera sbagliata alle domande poste dallo sperimentatore. Il risultato fu sconvolgente: oltre la metà dei soggetti inflisse una scarica elettrica quando non in presenza delle vittime. Insomma, uomini “normali” divennero dei boia. Tale risultato fu sconvolgente in quanto lacerò la tradizionale immagine del mondo che vedeva l'umanità schierata dalla parte dell'ordine razionale, mentre la disumanità legata al collasso di tale ordine e comportò una radicale revisione dei meccanismi morali del comportamento umano.

In Obedience to Authority Millgram presenta i risultati del suo lavoro e le conclusioni alle quali è giunto. Secondo lo psicologo americano, la condotta immorale, la crudeltà è legata debolmente ai caratteri individuali di chi compie l'azione feroce, mentre è correlata con la quotidiana struttura del potere e della subordinazione. In altre parole: un individuo, al di là delle sue caratteristiche personali, può commettere azioni crudeli se un'autorità glielo ordina.
La moralità non è dunque vincolata all'ordine razionale del progresso storico, bensì ai rapporti sociali che strutturano il potere: se questi vengono razionalizzati e tecnicamente perfezionati per eliminare l’inibizione morale, allora può accadere che la società si trasformi in una fabbrica di morte dove i suoi operai sono persone senza alcun disturbo psicologico.
Bauman, sullo spunto di queste considerazioni, ritiene che la società moderna con la sua organizzazione burocratica possa rappresentare un modello perfetto, in assenza di determinati freni, di questa struttura autoritaria compatibile allo sviluppo di una condotta immorale.
Infatti, la razionalità e l’etica dell’organizzazione burocratica hanno meccanismi intrinseci che favoriscono la distruzione della coscienza morale individuale, lasciando l'imperio sull'individuo di una immoralità prodotta socialmente.

Il primo di tali meccanismi è la creazione di una distanza sociale fisica e psicologica tra il soggetto dell'azione immorale e la vittima. Negli esperimenti di Milgram, indicativi sono i dati che confermano un rapporto inversamente proporzionale tra l'esercizio della crudeltà e la prossimità di chi la subisce.
Il 30 % dei soggetti eseguì il proprio compito, rilasciò la scossa, pur avendo un contatto corporeo diretto con la vittima, il 40% rese il suo servizio pur vedendo la persona a cui veniva inflitta la scarica ed il 65% esercitò la crudeltà quando la vittima non era né visibile né udibile.
Maggiore era la distanza fisica e maggiore era l'immoralità potenziale, poiché, mancando il legame causale diretto fra propria azione e sofferenza inferta, veniva meno la responsabilità e la tensione morale: l'obbedienza era così ottenuta più facilmente.
Mediare l'azione frapponendo un ostacolo fra l'esercizio e la sua finalità, dividere il lavoro in fasi definite dalla gerarchia del sistema, sono tutte condizioni che indeboliscono la moralità e sono tutte condizioni di un’efficiente organizzazione burocratica. Primo Levi, testimone dello sterminio, ammoniva :" i nostri persecutori di allora non avevano viso né nome [...]: erano lontani, invisibili, inaccessibili. [.....] il sistema nazista faceva sì che i contatti diretti fra gli schiavi e i signori fossero ridotti al minimo" (tratto da Se questo è un uomo).
Per mettere a tacere lo stimolo morale, è dunque prioritario rendere "remoti e invisibili" gli obbiettivi dell'azione e, purtroppo, l'organizzazione burocratica svolge tale compito adeguatamente.

Un secondo meccanismo è la fedeltà verso l’autorità superiore. Ritornando alla prova empirica degli esperimenti, i soggetti erano condizionati dall'autorità della scienza, considerata universalmente priva di moralità, avalutativa. Le richieste, quando supportate dall’apparato simbolico della scienza (ad esempio il camice) e da una specifica spiegazione, riscontravano una maggiore adesione da parte dei soggetti studiati.
Nella burocrazia, secondo l’analisi di Bauman, l’autorità superiore è rappresentata dalla gerarchia sovrastante e la dissociazione tra mezzi e fini fa sì che la valutazione morale dei mezzi si ispira ai valori quali il dovere, la lealtà e la disciplina. In una burocrazia, unico oggetto di preoccupazione morale diviene così l'autorità perchè è lei stessa, con la sua competenza, che definisce la moralità dei fini. I superiori divengono la naturale autorità competente e da essi sfociano gli unici giudizi morali che realmente contano.
Avviene in questo modo una sostituzione della coscienza morale sostanziale e dei suoi valori etici con una coscienza morale che è razionale con le valutazioni tecniche indispensabili alla burocrazia. Si crea una coscienza sostitutiva che fa appello agli interessi della burocrazia stessa e della sua efficienza. In questo modo l’organizzazione burocratica assume il monopolio totale degli strumenti socio-psicologici di autoregolazione morale, "producendo" un Super Io capace solo di giudicare se una persona funziona perfettamente nel sistema.
A questo punto si crea un circolo vizioso: appare chiaro infatti, per Bauman, come tale sostituzione sia favorita dalla distanza tra soggetto e oggetto e dalla prossimità tra soggetto e autorità.
L'esecutore dell'ordine attribuisce al superiore l'autorità legittimante della propria azione: vi è disponibilità a una totale obbedienza perchè chi compie l'ordine, lo ritiene giusto per una logica ai suoi occhi ignota, una logica decisa dall'autorità e non soggetta a riflessione morale poiché l'autorità non ha bisogno di legittimazione.
In altre parole, gli esperimenti di Milgram dimostrano come l’obbedienza verso il potere dell’autorità possa indurre l’individuo tramite ordini, definiti necessari, a commettere azioni immorali anche consapevolmente.
Infine, obbedire all'autorità permette di scaricare la propria responsabilità al superiore diretto, tale rapporto crea in un processo burocratico il fenomeno della fluttuazione della responsabilità trasformando l'organizzazione in uno strumento per cancellare la responsabilità morale e i legami causali tra azione e finalità.
Con la libera fluttuazione della responsabilità, l'autorità morale non viene nemmeno sfidata e persone, altrimenti incapaci di crimini, possono divenire trasgressori delle norme morali: tale condizione è fondamentale per l'azione immorale derivante dall'obbedienza.
Necessario perchè tutti i meccanismi appena descritti possano realizzarsi è l’assenza di conflitti nella fonte autoritaria dell'ordine: gli esperimenti di Millgram hanno infatti evidenziato il rifiuto, a partecipare all'azione immorale, nell'individuo sottoposto a un disaccordo fra due o più sperimentatori predisposti a dare ordini.
Il pluralismo offre la possibilità di confrontare la qualità etica dell'ordine ricevuto, a differenza dell'assolutezza del potere che concentra ogni aspetto della società, anche la moralità.

La conclusione del pensiero di Bauman appare ovvia: il male, la crudeltà, la condotta immorale possono avere una natura sociale che è correlata con l'interazione sociale quotidiana in specifiche condizioni, tra le quali la presenza di un'autorità totale superiore che legittima e rafforza l'indebolimento delle inibizioni morali tramite i meccanismi descritti dell’etica dell’obbedienza.
In tale etica, tipica della burocrazia, allora, l'origine del male può trovare un causa scatenante ed essere prodotta socialmente. Unica consolazione, come ci dimostrò l'Antigone di Sofocle e quei consiglieri ebraici che scelsero il suicidio invece che la propria vita macchiata dalla colpa della morte dei propri simili, è la certezza che si può resistere all'ordine sociale dell'autorità, anche se non sappiamo quali siano i fattori che determinano il coraggio e la consapevolezza della resistenza.