La maggior parte dell'attività intellettuale di Theodor Wiesengrund Adorno (1903 – 1969) si inscrive all'interno delle coordinate di ricerca sociale della Scuola di Francoforte. Con questo termine ci si riferisce ad un gruppo di intellettuali tedeschi costituitosi a partire dall'inizio degli anni Trenta, il cui scopo era di studiare i fenomeni sociali attraverso l'adozione di un nuovo modello di analisi definito sociologia critica (detta anche teoria critica della società).
La teoria critica della società, come critica militante, si proponeva di operare "una diagnosi delle patologie di una deteminata forma di organizzazione sociale" attraverso l'applicazione delle categorie dell'idealismo hegeliano e del materialismo storico, coniugandoli con quelle della psicoanalisi freudiana e con i risultati empirici delle nuove ricerche sociali. Rispetto al marxismo ortodosso, il movimento era caratterizzato dallo spostamento dell'interesse "...dalla storia del movimento operaio ad una teoria interdisciplinare della società in cui la costruzione filosofica non fosse dissociata dalla ricerca empirica" (Donaggio 2005, XXII).

I suoi esponenti infatti non credevano più che la razionalità, scaturita dalle forze produttive capitalistiche, fosse espressa dalla classe operaia. Nato per dimostrare la necessità del socialismo, il materialismo storico doveva ora spiegarne il mancato avvento e la crescente integrazione della classe operaia nel sistema capitalistico monopolistico che ne aveva affievolito la coscienza rivoluzionaria.
La teoria critica della società cercava perciò di investigare i meccanismi psicologici attraverso i quali si mantenevano latenti le tensioni fra le classi, che invece, nella situazione economica atttuale, si sarebbero dovute trasformare in conflitti sociali. Per comprendere come avveniva questo accomodamento della classe operaia rispetto al sistema capitalistico, si ritenne necessario uno spostamento di interesse dalla struttura produttiva alla cultura, intesa marxianamente come sfera sovrastrutturale e variabile dipendente dalla prima.

Uno dei principali terreni di indagine che mossero il lavoro della Scuola di Francoforte per tutto il decennio degli anni Trenta fu quello dell'analisi degli effetti della cultura di massa sulle coscienze, attraverso lo studio dei nuovi mezzi di comunicazione (radio e cinema), dei loro effetti sulle caratteristiche formali e sulla fruizione di prodotti diffusi (popular music) e in generale attraverso lo studio dei meccanismi di funzionamento dell'industria culturale.
Il bisogno di studiare la cultura nelle sue diverse manifestazioni era reso necessario dal fatto che i nuovi mezzi di comunicazione di massa erano al servizio e di proprietà di poche e potenti agenzie ed erano stati tra le principali cause dell'avvento e del consolidarsi dei regimi totalitari.

Principale esponente di questa linea di ricerca fu Theodor Wiesengrund Adorno, filosofo, musicista e sociologo che trovò nella musica il terreno di ricerca privilegiato per studiare gli effetti che la società capitalistica totalitaria e omologante otteneva sulla forma e la funzione dell'opera musicale.
Nello stesso tempo lo studio della musica, nelle sue caratteristiche formali e nelle sue modalità di produzione, distribuzione e ricezione, avrebbe permesso di ricostruire i giochi di forza e i rapporti sociali dominanti della società in cui essa nasceva. La musica diventava così una "cifra socio-culturale, spia visibile di una realtà sociale in sé invisibile"1.
Secondo Adorno la musica come artefatto culturale aveva un ruolo fondamentale nel contribuire da una parte, nel caso della "buona" musica seria, al cambiamento e al progresso, o dall'altra, nel caso della musica popular "non buona", a incatenare l'uomo nella sua condizione sociale, alienata e infelice.

Negli anni successivi ai disastri provocati dai regimi totalitari e dalla seconda guerra mondiale, il movimento Francofortese fu caratterizzato da un atteggiamento più pessimistico nei confronti della possibilità di un'emancipazione individuale che avrebbe permesso di liberarsi per sempre dal capitalismo monopolistico. Adorno, esponente principale di questa nuova fase della teoria critica, e profondamente segnato dal nazismo e dal conseguente esilio negli Stati Uniti, abbandonò la concezione di progresso tipica del materialismo storico e nella Dialettica dell'Illuminismo, redatta insieme al collega, nonché leader del movimento francofortese Max Horkheimer, interpreta i totalitarismi come il risultato del processo di civilizzazione e di progressiva razionalizzazione.
In questa prospettiva i totalitarismi, di pari passo con il capitalismo monopolistico e l'industria culturale al loro servizio, erano in realtà lo stadio finale di una sorta di logica della rovina connaturata all'esistenza umana stessa, visibile nel bisogno dell'uomo di soggiogare la natura. Il culmine di questo processo, rapppresentato dal dominio dell'uomo sull'uomo, si era raggiunto con i totalitarismi e con la follia dell'olocausto.

Forse è proprio considerando questo percorso esistenziale e filosofico che si può comprendere meglio la critica costante che Adorno ha mosso sia alla popular music, in quanto prodotto culturale dell'industria del divertimento ad alta concentrazione di capitale, sia ai moderni mezzi di comunicazione di massa che la diffondono.
Adorno, musicista e musicologo legato alla tradizione culturale dell'idealismo hegeliano e a quella musicale del sinfonismo tedesco, ha il merito innegabile di essere stato l'iniziatore dello studio della popular music e tra i primi (insieme all'amico e collega Walter Benjamin) a costruire una teoria (critica) del funzionamento e degli effetti sociali della radio e del cinema. Tuttavia colpisce il fatto che egli non abbia mai rivisto le sue posizioni critiche (con la parziale eccezione del cinema)3, neanche dopo i cambiamenti avvenuti negli anni sia all'interno di quelle stesse forme culturali (si pensi al jazz), sia nell'atteggiamento di studio nei loro confronti.

Note bibliografiche
1 Santoro M. (2004), Presentazione in Adorno T.W. (2004), Sulla Popular Music, Armando, Roma (Trad.it. a cura di Marco Santoro)

Chiara Nozza
Articolo tratto dalla tesi Due metà di una stessa totalità? Differenze e affinità tra gruppi musicali rock e gruppi di musica "colta" in un contesto locale