Negli ultimi anni si è giustamente posta molta enfasi sulle questioni relative alla dimensione etica e solidaristica dell'impresa, ciò costituisce sicuramente un fatto di grande rilievo, soprattutto in un'epoca di grandi trasformazioni, quale la nostra, in cui il filone di studi sulla "responsabilità sociale" diviene parte essenziale di una "visione moderna" dell'impresa.
Tuttavia, il tema della responsabilità sociale non è un argomento nuovo nelle moderne economie di mercato. Da sempre, infatti, l'impresa ha obblighi di natura morale, oltre che legale nei confronti della società in cui è inserita ed opera. Non è, dunque, corretto affermare che la responsabilità sociale costituisce una res nova di questa nostra fase storica. Piuttosto, quel che è vero è che, nel corso del tempo, è andata mutando l'interpretazione del concetto di responsabilità sociale, cioè la specificazione di ciò per cui l'impresa deve ritenersi responsabile.

Punto di partenza non può, dunque, che essere la ricognizione della nozione di responsabilità sociale delle imprese, è bene però precisare, fin d'ora, che la possibilità di definire in maniera adeguata e corretta tale concetto si scontra con la varietà ed eterogeneità dei significati che, nel corso degli anni e a seconda del contesto socio-culturale, gli vengono attribuiti, non esiste, infatti, a tutt'oggi una definizione univoca e specifica di responsabilità sociale di impresa.
La genericità della definizione è, a parere di chi scrive, una conseguenza dell'identificazione corrente della responsabilità sociale d'impresa in una tassonomia di pratiche aziendali, la cui ampia varietà è ben espressa da alcune ricerche empiriche in materia1.
In Italia, ad esempio, nella prima ricerca Istat sulla responsabilità sociale delle imprese, contenuta in Zamaro2, il concetto di responsabilità sociale è sintetizzato nei seguenti punti: a) presenza, tra i costi di produzione, della spesa per lo smaltimento di rifiuti, depurazione scarichi idrici, abbattimento delle emissioni atmosferiche; b) risparmio energetico; c) compartecipazione dei dipendenti alle decisioni d'impresa; d) acquisto di beni da produttori socialmente responsabili; e) vendita dei beni ad un prezzo che comprende una quota destinabile a fini sociali; f) redazione di un bilancio sociale.
Anche in Viviani3 il concetto di responsabilità sociale coincide con le seguenti pratiche: azioni redistributive a bilancio chiuso; miglioramenti socialmente riconosciuti del processo produttivo (dalla tecnologia alla creazione di capitale umano); stakeholder engagement e stakeholder participation; trasparenza informativa e social accounting; rispetto della legge.

Muovendo da questa breve premessa, non ci si può tuttavia sottrarre dal dovere di inquadrare con maggiore precisione la nozione di responsabilità sociale delle imprese. A tal fine, prima di procedere all'esame delle diverse teorie elaborate sul tema, si propone una breve rassegna, introducendo le principali definizioni formulate in questi anni.
Il contributo pioneristico, a cui si è soliti far risalire l'origine del concetto in esame, è quello di Bowen del 1953: "Social responsibilities of businessman".
Si tratta di un lavoro, come si evince dallo stesso titolo, centrato sulla responsabilità sociale dei "businessman", solo più tardi, infatti, si inizierà a parlare in letteratura di responsabilità sociale delle "imprese". L'autore, prendendo le mosse dal fondamentale quesito:

"What responsibilites to society may businessmen reasonably be expected to assume?"4.

dà una prima definizione di responsabilità sociale:

"It refers to the obbligations of businessman to pursue those policies, to make those decisions, or to follow those lines of action which are desirable in terms of the objectives and values of our society" (Ibidem; pag. 11).

La novità del contributo di Bowen, il "padre" della responsabilità sociale delle imprese, consiste nel valutare l'impresa sia per quanto attiene i risultati economici, sia per quanto riguarda le conseguenze di natura sociale che derivano dallo svolgimento della sua attività. In particolare, Bowen riconosce che le decisioni assunte dalle imprese condizionano la vita della società sotto numerosi punti di vista.
Dal lavoro seminale di Bowen ad oggi è gradualmente cresciuto il numero dei contributi teorici sul tema, tra le definizioni che più hanno saputo catalizzare il dibattito nazionale degli ultimi anni occorre citare sia la definizione di responsabilità sociale delle imprese della Commissione Europea contenuta nel Green Paper: "Promoting a European Framework for Corportate Social Responsability", del 2001 che quella di Sacconi contenuta nel lavoro "CSR, verso un modello allargato di corporate governance" del 2005.
La definizione riportata nel libro verde costituisce una pietra miliare nel dibattito odierno sulla responsabilità sociale, in quanto in essa da una parte si ritrovano i fattori considerati causa scatenante della responsabilità sociale, come la pressione esterna della società, il cambiamento culturale radicato nella globalizzazione e la complessa gestione degli stakeholder; dall'altra, pone in evidenza l'elemento di più dirompente novità la "volontarietà" degli atti di responsabilità sociale.

Più nel dettaglio, i commissari europei definiscono la responsabilità sociale d'impresa nel modo seguente:

"L'integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nel rapporto con le parti interessate, tramite iniziative volontarie che vedono la partecipazione di tutti gli stakeholder e inoltre essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo di più nel capitale umano, nell'ambiente e nei rapporti con le parti interessate" (COMM, 2001; 366; pag. 5).

Tale operazione deve essere svolta attraverso:

"Un sistema di governo aperto, in grado di conciliare gli interessi delle parti interessate nell'ambito di un approccio globale della qualità e dello sviluppo sostenibile" (Ibidem; pag. 3).

A questo proposito Davis5 nel fare il punto sugli studi sulla responsabilità sociale, di cui individua gli elementi a favore e contro, sottolinea che la responsabilità sociale comincia dove finisce la legge, nel senso che un'impresa non può essere considerata socialmente responsabile se si attiene solo al minimo previsto dalla normativa. Pertanto, Davis individua nel "volontarismo" l'elemento-chiave della responsabilità sociale. Su questo punto Molteni sottolinea che:

"La tensione dell'impresa – e, dunque, in primis dei vertici aziendali – a soddisfare in misura superiore sempre crescente, andando al di là degli obblighi di legge, le legittime attese sociali e ambientali, oltre che economiche, dei vari portatori di interesse (o stakeholder) interni ed esterni, mediante lo svolgimento delle proprie attività"6.

In questa definizione di responsabilità sociale, Molteni sottolinea la natura volontaria di quest'ultima e, inoltre, distingue due livelli di responsabilità:
- il livello della tutela dei diritti, livello più elevato rispetto alla normativa vigente;
- il livello della creatività socio-competitiva come fonte di innovazione nelle attività aziendali.
Sulla stessa linea, si muove Pogutz7 che sintetizza così gli elementi alla base della responsabilità sociale:
1) Andare oltre la normativa: le imprese adottano un comportamento socialmente responsabile quando fanno di più di quanto viene richiesto dalle prescrizioni legali;
2) Stretto legame con la sostenibilità: la responsabilità sociale è intrinsecamente connessa al concetto di sviluppo sostenibile e alla nozione di "triplice approccio" (Triple Bottom Line). Sulla base di quest'ultimo nel valutare le prestazioni globali di un'impresa non si può prescindere da una visione "multidimensionale", volta cioè ad enfatizzare l'importanza della qualità dei rapporti tra l'impresa ed i suoi portatori di interesse, che tenga conto nel contempo degli aspetti economici, di tutela ambientale e di contributo sociale, di cui si cerca di perseguire una massimizzazione congiunta.
3) Volontarietà: l'adozione della responsabilità sociale fa parte della libera scelta delle imprese.

Più nel dettaglio, l'impresa socialmente capace, è stata definita da Butera e Catino, sulla base di una ricerca condotta su casi sia nazionali che internazionali, come quell'impresa che, indipendentemente dall'assetto giuridico, formale o istituzionale, produce ricchezza, benessere e socialità, contribuisce a generare contesti istituzionali economici e sociali idonei allo sviluppo, assicura remunerazione a tutti gli stakeholder, inclusi ovviamente gli shareholder. In altri termini, un'impresa socialmente capace è un'impresa normale che assume come obiettivo d'azione e come pratica quotidiana il perseguimento congiunto dell'eccellenza economica e della capacità sociale.
Una definizione più articolata del concetto di responsabilità sociale è, invece, quella offerta dalla logica neo-contrattualista di Lorenzo Sacconi (2005), secondo il quale la responsabilità sociale va intesa come:

"Un modello di "governance" allargata dell'impresa, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi in generale di tutti gli stakeholder" (Sacconi, 2005; pag. 112).

In altre parole, la responsabilità sociale di impresa consiste in un modello di governo aperto, in una struttura e in una procedura di bilanciamento degli interessi degli stakeholder. Si tratta di una specifica procedura di gestione dell'impresa che permette l'espressione di quella che viene ritenuta l'autentica finalità economica dell'istituzione, finalità che non coincide con la tradizionale formulazione dell'interesse sociale in ambito giuridico, ma con la governance multistakeholder.
La logica di Sacconi è concepita da Sacco e Viviani come:

"(…) un punto di partenza soddisfacente per parlare di responsabilità sociale nei termini di finalità dell'impresa: un'impresa, di qualunque tipo, è responsabile se rispetta il contratto sociale teorico, che prevede il riconoscimento di diritti e doveri di tutti gli stakeholder"8.

Più nello specifico, l'idea di Sacconi è così sintetizzata da Viviani:

"Un'impresa responsabile è quella che rispetta il contenuto di un contratto ipotetico che stabilisce regole eque di distribuzione del surplus prodotto dalla cooperazione degli stakeholder. Tale contratto produce un'allocazione del sistema di diritti e doveri all'interno dell'impresa che corregge le situazioni di abuso prodotte dalla proprietà dei diritti residuali di controllo e di estrazione del profitto in capo ad alcuni dei soggetti coinvolti. Il contratto ideale è una sorta di pietra di paragone astratta, stabilita in assenza di forza e di frode cioè basato - analiticamente - sui principi distributivi dei contributi relativi e dei bisogni relativi. L'implementazione concreta di tale sintesi astratta può avvenire attraverso l'applicazione di una procedura che da un lato stabilisce una gerarchia di doveri fiduciari (dei manager e della proprietà) dall'altro la pratica concreta di stakeholder engagement"

Note bibliografiche:
1 LUCCHINI, M., MOLTENI, M. (2004), I modelli di responsabilità sociale nelle imprese italiane, FrancoAngeli, Milano.
2 ZAMARO, N. (2004), Presentazione dati Istat sulla responsabilità sociale d'impresa, Università di Forlì, Aiccon, Giornate di Bertinoro, Bertinoro.
3 VIVIANI, M. (2004), Responsabilità sociale di impresa: un modello evolutivo di selezione, tesi di dottorato, Università di Siena, Siena.
4 BOWEN, H. R. (1953), Social Responsabilities of the Businessman, Harper and Brothers, New York.
5 DAVIS, K. (1973), The Case for and Against Businness Assumption of Social Responsibiity, in "Academy of Management Journal", n.16, pp. 312-322.
6 MOLTENI, M. (2004), Responsabilità sociale e performance di impresa – per una sintesi socio-competitiva, V&P Università, Milano.
7 POGUTZ, S. (2007), Responsabilità sociale di impresa e pratica aziendale: una rassegna delle principali esperienze, in R. Benini (a cura di), L'impresa responsabile e la comunità interdipendente, Halley Editrice, Roma.
8 SACCO, P., VIVIANI, M. (2007), Responsabilità sociale di impresa, Working Paper, n. 11, Università degli Studi di Forlì, Aiccon, Forlì.

Melania Verde
Articolo tratto dalla tesi Economia sociale, beni relazionali e felicità