Il 1996 è riconosciuto come l'anno del debutto della comunicazione politica in rete. Infatti il candidato repubblicano alle presidenziali Bob Dole in un dibattito con l'avversario Bill Clinton incoraggiò gli elettori a visitare il proprio sito web; si può perciò sostenere che il senatore Dole fu il primo candidato a legittimare Internet come strumento politico1.
Se nel 1996 si iniziarono a scoprire le potenzialità politiche di Internet, fu soltanto nella campagna presidenziale americana del 2004 che il blog assunse un ruolo di primo piano come strumento di comunicazione politica, "con il suo potere di evocazione di una nuova sfera pubblica e di penetrazione dell'immaginario collettivo attraverso l'emancipazione […] di una nuova élite culturale, consapevole del proprio ruolo ed in grado di gestire dall'interno le dinamiche dell'opinione"2.

In quell'occasione, che vide sfidarsi George Bush e John Kerry, la rete è stato il nuovo media adottato dai politici americani per raccogliere finanziamenti e consenso parallelamente ai media tradizionali.
I due sfidanti hanno raccolto, via Internet, centinaia di milioni di dollari oltre che milioni di sostenitori, investendo sulle campagne online cifre considerevoli e nutriti staff di professionisti specializzati. La mobilitazione degli attivisti attraverso il web ha prodotto un incremento di accesso alle urne (record storico americano). Da allora i candidati hanno fatto sempre più ricorso al Web per diffondere le proprie opinioni, organizzare la campagna, richiedere l'aiuto dei supporters. Gli utenti, da parte loro, hanno colto la possibilità di poter partecipare realmente all'elezione del Presidente degli Stati Uniti e si sono mobilitati con un entusiasmo, una creatività ed una passione senza precedenti. Sono nati migliaia di siti dedicati alle elezioni ed è stato distribuito sul web un numero impressionante di materiale elettorale di ogni tipo (video, immagini, testi, audio, collage, applicazioni, videogame).
In questo contesto i bloggers hanno acquisito una rilevanza fondamentale. Siti come Dailykos, Drudge, Talkingpointsmemo, Factcheck, Wonkette, sono stati eletti, dagli utenti prima e dai media ufficiali poi, detentori delle "fresh news"; le notizie vere, i retroscena introvabili. Gli scoop si sono andati sempre più a cercare nella blogosfera. Sono i blogger, ad esempio che hanno rivelato l'inesattezza dello scandalo Memogate, sollevato da un network prestigioso (CBS) e da un giornalista affermato quale Dan Rather.

Nuove fonti di informazione

Nel gennaio 2008 il Pew Research Center - archivio con sede a Washington, DC, che fornisce informazioni sui temi, gli atteggiamenti e le tendenze presenti negli Stati Uniti e nel mondo - ha pubblicato un report dal titolo Internet's Broader Role in Campaign 2008 sul ruolo della rete nella campagna elettorale per le primarie confrontando i dati con uno studio svolto in occasione delle elezioni presidenziali del 2004. In quest'ultimo il 75% degli intervistato aveva indicato la televisione come principale fonte di informazione politica. Quattro anni dopo tale percentuale è scesa la 60% degli interessati, mentre il peso di internet passa dal 21% al 46%. Il cambiamento è particolatamente incisivo tra i giovani in un'età compresa tra i 18 e 29 anni: in questa fascia il 42% degli intervistati afferma di informarsi regolarmente su web. Nel 2004 tale percentuale era pari al 20%.

Da rilevare anche l'utilizzo di Twitter. Si tratta di una piattaforma di micro-blogging, in cui gli utenti postano brevi messaggi di 140 caratteri per comunicare al proprio social network cosa stanno facendo. Twitter significa letteralmente cinguettare: la versatilità di questo strumento consente agli utenti di creare contenuti che possono offrire servizi o soddisfare bisogni informativi in modo sempre più rapido e, in qualche modo, competere con i media tradizionali. Ne è esempio l'esperimento ideato dal consulente repubblicano Patrick Ruffini in occasione del caucus dell'Iowa: Ruffini ha creato un account su Twitter per aggregare i risultati del caucus in tempo reale. Il 3 gennaio, giorno del caucus, l'account creato ha raccolto risultati approssimativamente simili a quelli riportati dai network televisivi con circa un'ora di anticipo rispetto ai media tradizionali. Twitter viene usato come canale di comunicazione dei candidati e come strumento complementare di racconto da alcuni giornalisti al seguito dei tour elettorali. Gli elettori parlano frequentemente dei candidati nei loro cinguettii e questi messaggi vengono raggruppati da Politweets, un aggregatore specializzato che raccoglie gli aggiornamenti contenenti il nome di un candidato. Tracciando tali citazioni, è possibile misurare quanto si parla di ciascun candidato: per esempio, il grafico seguente illustra le citazioni di ogni candidato nella giornata del SuperTuesday, lo scorso 5 febbraio.

Si può dunque registrare un uso sempre più massiccio degli strumenti messi a disposizione dal web nella comunicazione politica. I giornalisti dei Big Media sono sempre più influenzati dal parere dei "guru" della rete e attribuiscono credibilità ai blogger che dimostrano di essere affidabili. Ciò comporta che la notizia nata sul web sarà portata agli elettori – certo filtrata in base alle linee guida del network di appartenenza - da un professionista autorevole della TV. Si ottiene pertanto il risultato di consegnare la blogosfera e i suoi contenuti anche nelle mani di chi ignora completamente le nuove tecnologie.
Come sostiene de Kerchove, "in questo momento la fascia più preparata dei politici americani ha compreso che il blogging può costituire uno strumento attraverso il quale aggiornare ed arricchire sia la propria immagine tout court sia la qualità della relazione con i propri elettori"3.

Secondo un'altra ricerca condotta dal Pew Research Center nel 2005, dopo aver raggiunto il suo volume massimo in occasione delle elezioni presidenziali Usa del 2004, la "bolla" dei weblog come mezzo di comunicazione politica alternativo ai media tradizionali si sarebbe sgonfiata. I ricercatori che hanno dato vita al Pew Internet American Life Project hanno emesso un verdetto, che fa pensare a una sopravvalutazione del ruolo dei new media interattivi nati con il Web. Blog e affini, sintetizza il report, giocano un ruolo molto importante nell'apparato media, ma senza sostituire con la propria presenza i media tradizionali. Il rischio di una cannibalizzazione del nuovo nei confronti del vecchio sembra essere remoto e per i siti informativi si delinea più che altro un futuro di cassa di risonanza per le testate mainstream di carta, via etere, cavo o satellite che siano4.

Note bibliografiche
1 Rosanna De Rosa, La blogosfera come strumento di riappropriazione della politica?, in AAVV, Immaginari postdemocratici. Nuovi media, cybercultura e forme di potere, a cura di A. Abruzzese e V. Susca Franco Angeli, Milano 2006.
2 Rosanna De Rosa, La blogosfera come strumento di riappropriazione della politica?, in AAVV, Immaginari postdemocratici. Nuovi media, cybercultura e forme di potere, a cura di A. Abruzzese e V. Susca Franco Angeli, Milano 2006.
3 Derrick de Kerckhove, La democrazia in America nell'era del blog.
4 Luciano Lombardi, Blog politici: sopravvalutati, Corriere della sera, 17 maggio 2005.

Osvaldo Litterio
Articolo tratto dalla tesi Agorà Blog - L'evoluzione della comunicazione politica