Ma chi sono, e quante sono queste coppie miste, preseti nel nostro Paese? Quanti figli hanno? L'autorevole voce dell'Ismu (Ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale) afferma che la presenza straniera in Italia è caratterizzata in misura crescente da famiglie in cui almeno un componente è straniero. Questo fenomeno è senz'altro legato ad un processo di stabilizzazione di alcune comunità, a progetti migratori di medio-lungo periodo e alla progressiva integrazione dei cittadini stranieri. La geografia delle aree di provenienza dei cittadini che si ricongiungono per motivi familiari si è quindi profondamente modificata nel corso del tempo.

La crescita più evidente riguarda i cittadini dell'Europa centro-orientale, in particolare Albania, i paesi dell'ex-Jugoslavia, e la Romania. Un'evoluzione simile, ma a ritmi di incremento via via meno sostenuti, si registra rispettivamente per i cittadini africani, asiatici e sudamericani.
Un'altra fonte preziosa per monitorare il fenomeno delle famiglie con almeno un componente straniero è rappresentata dalla rilevazione dei matrimoni.
Una delle novità più rilevanti emersa nell'ultimo decennio è l'incremento delle unioni coniugali in cui uno dei due sposi, o entrambi, sono di cittadinanza straniera.

Nel 2005 sono state celebrate oltre 33.000 nozze con almeno uno sposo straniero, il 13,5% del totale dei matrimoni registrati in Italia (quasi 250.000). Una proporzione ancora contenuta, ma di grande rilievo, sia per il continuo e rapido incremento (erano solo il 4,8% dei matrimoni nel 1995), sia perché la nuzialità dei cittadini stranieri rappresenta uno degli indicatori più significativi del processo di stabilizzazione e integrazione delle comunità immigrate nel nostro Paese.
I matrimoni misti, ovvero quelli celebrati tra cittadini italiani e stranieri, rappresentano la quota più consistente del complesso dei matrimoni con almeno uno sposo straniero e nel 2005 ammontano a circa 23.500 nozze, il 9,6% del totale dei matrimoni. La frequenza dei matrimoni misti nel tempo e nelle diverse realtà territoriali è proporzionale all'incidenza della presenza straniera.
Sono più diffusi, al Nord (13% del totale dei matrimoni) e al Centro del Paese (circa 11 matrimoni misti ogni 100 celebrazioni), ovvero nelle aree in cui è più stabile e radicato l'insediamento delle comunità immigrate. Al Sud e nelle Isole, al contrario, il fenomeno assume ancora proporzioni contenute, rispettivamente 5 e 4,3 matrimoni misti ogni 100 nozze.1

Nelle coppie miste, la tipologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposa è straniera: circa 10 matrimoni su 100 al Centro-Nord e 7,6 matrimoni su 100 a livello medio nazionale per un totale di oltre 18.000 nozze celebrate nel 2005. Le donne italiane che scelgono un partner straniero sono poco meno di 5.000 (il 2% del totale delle spose).
Uomini e donne italiani mostrano una diversa propensione a contrarre matrimonio con un cittadino straniero non solo in termini di frequenza, ma anche per quanto riguarda alcune importanti caratteristiche degli sposi come la cittadinanza. Gli uomini italiani che sposano una cittadina straniera scelgono nel 50,9% dei casi donne dell'Europa centro-orientale (principalmente rumene, ucraine, polacche, russe, moldave e albanesi) e nel 20,6% donne dell'America centro-meridionale (soprattutto brasiliane, ecuadoriane, peruviane e cubane).
Le donne italiane che sposano un cittadino straniero, invece, mostrano una preferenza per gli uomini di origine nordafricana (24,6% dei matrimoni di questa tipologia), per lo più provenienti dal Marocco o dalla Tunisia, o per i cittadini dell'Europa centro-orientale (19% dei casi), soprattutto albanesi.2

Il fenomeno dei matrimoni misti è da riferirsi, dunque, in larga misura a coppie in cui la sposa o lo sposo provengono da un paese a forte pressione migratoria; un'altra parte dei matrimoni misti riguarda, invece, cittadini dell'Unione europea (ad essere di cittadinanza straniera è nel 14,6% dei casi la sposa e nel 22,5% lo sposo).
I matrimoni con almeno uno sposo straniero assumono, dunque, una valenza diversa a seconda della tipologia di coppia. I matrimoni misti si differenziano dalle coppie formate da entrambi gli sposi di cittadinanza italiana per alcune importanti caratteristiche degli sposi e del matrimonio.
La prima peculiarità riguarda l'età degli sposi. Quando le nozze sono celebrate tra due cittadini italiani, le differenze sono contenute: in media lo sposo ha 33,5 anni e la sposa 30,6. Nel caso dei matrimoni tra sposi italiani e spose straniere il divario si accentua considerevolmente: l'età media degli sposi raggiunge i 41 anni, mentre quella delle spose 32,4. Situazione inversa quando le spose sono italiane e gli sposi stranieri: in questo caso in media gli sposi sono un po' più giovani delle spose (31,8 e 32,4 anni rispettivamente).

Differenze di rilievo si osservano anche per quanto riguarda l'incidenza di seconde nozze o successive. Quando entrambi gli sposi sono italiani, solo nel 10% dei casi almeno uno dei due ha sperimentato un precedente matrimonio, mentre se la coppia è costituita da una sposa italiana e uno sposo straniero questa proporzione è quasi raddoppiata (19%) e raggiunge il 38% delle nozze nel caso di coppie di sposi italiani e spose straniere.
I matrimoni misti, infine, sono celebrati prevalentemente con rito civile qualunque sia la tipologia di coppia considerata. Le differenze con gli sposi italiani in questo caso sono notevoli. Scelgono il rito civile il 25% circa degli italiani che sposano un connazionale, contro il 79% delle italiane che sposano un cittadino straniero e l'88% degli italiani che sposano una straniera. Ciò in ragione sia della più elevata incidenza delle seconde unioni sia, verosimilmente, delle diverse confessioni religiose degli sposi.3

L'Ismu ci ha aiutato ad avere una panoramica abbastanza dettagliata sul fenomeno delle coppie miste, ora vediamo quanti sono i figli di queste coppie.
Sono sempre più frequenti, infatti, le donne e gli uomini stranieri che scelgono di realizzare i loro progetti riproduttivi nel nostro Paese. Si tratta di una scelta di profonda rilevanza nella storia di vita di un immigrato, il segnale di una progettualità a lungo termine, che impegna non solo i genitori ma anche la loro discendenza.
È altresì testimonianza di una forte propensione all'integrazione sul piano individuale, che a sua volta innesca meccanismi che accelerano il processo di integrazione in quanto vengono rafforzati dall'interazione sia con gli stessi figli sia con il contesto sociale con il quale sarà necessario confrontarsi.
Mettere al mondo un figlio è verosimilmente il segnale di un comportamento insediativo ispirato alla stabilità della presenza, correttamente misurato dai dati sulle nascite della popolazione residente. I nati da coppie di genitori entrambi stranieri costituiscono una quota sempre più rilevante del totale delle nascite.
Su 554.000 iscritti in anagrafe per nascita nel 2005 il 9,4% (52.000 nati) è di cittadinanza straniera, ovvero con entrambi i genitori stranieri. Questa percentuale sale al 13% sommando i bambini nati da coppie miste (circa 20.000).4

Note
1 Ismu - Ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale.
2 ibidem
3 ibidem
4 ibidem


Ylenia Bourahla
Articolo tratto dalla tesi I figli dell'unità. Coppie miste e seconde generazioni tra percorsi migratori e dialogo interreligioso