Lo studio sociologico di Simmel riguardo l'"altro" mette in luce la rappresentazione dello straniero non come problematica sociale bensì come strumento di studio e di analisi delle strutture sociali.
La sua analisi è strettamente correlata al concetto di "azione reciproca". Tale correlazione è caratterizzata dal principio che ogni individuo si definisce in base a quello che è il suo modo di vivere e di interagire socialmente con gli altri individui. Di conseguenza Simmel non può fare a meno di considerare la società come un insieme di relazioni sociali attraverso le quali è possibile conoscere e capire le attitudini e le sembianze della società stessa. L'argomento cardine dunque, dell'analisi sociologica di Simmel, è comprendere e studiare quali sono i procedimenti mediante i quali nascono e si riproducono le relazioni interpersonali tra gli individui di una medesima società.

La sua analisi è concentrata sul rapporto interindividuale che lega lo straniero all'autoctono. In altre parole, Simmel si occupa di studiare tutto l'insieme di azioni sociali che una persona compie messa in relazione con l'"altro", con lo straniero.
Secondo Simmel, per comprendere la natura di una struttura sociale è essenziale capire i meccanismi che legano o dividono tra loro le parti sociali; ovvero studiare le azioni di avvicinamento o allontanamento che nascono dal rapporto tra l'individuo indigeno e lo straniero.
Tutta la riflessione sociologica riguardante il tema dell'altro acquisisce vigore in una delle sue più importanti opere, Sociologia (1908). In questa sua opera emerge una componente fondamentale per la sociologia di Simmel: il concetto di spazio. Vicinanza e lontananza nello spazio consentono a Simmel di analizzare meglio i comportamenti di reciprocità tra gli individui e gli stranieri di una società.
Non necessariamente la vicinanza o la lontananza spaziale tra gli individui deve essere il fattore edificante della sensazione di intimità o di estraneità. Secondo Simmel, la concezione spaziale non deve essere usata come strumento per calcolare il grado di estraneità o di vicinanza tra gli individui, ma deve essere un mezzo di confronto con altre forme sociali per capire meglio il proprio apparato sociale.

Non è detto, quindi, che un determinato individuo non possa avere delle affinità con uno straniero, perchè viene da lontano; e viceversa non è detto che un determinato individuo debba necessariamente condividere il modo di pensare o di vivere di un proprio "vicino".
Lo straniero per Simmel, non è considerato come un viandante qualsiasi, che un giorno arriva e l'indomani riparte per una nuova destinazione; lo straniero per Simmel è un membro di un gruppo sociale, all'interno del quale vive e svolge normalmente la sua attività lavorativa. Non è quindi considerato come un elemento esterno alla struttura sociale, bensì in tutto e per tutto, parte integrante di una società. Inoltre lo straniero "simmeliano" è vicino e lontano allo stesso tempo. E' vicino perché occupa spazi lasciati liberi dalla società ospitante, lontano perché non conosce i modi e i meccanismi di relazione nei rapporti intersociali.

Questa ambivalenza che Simmel attribuisce allo straniero, cioè l'essere vicino e lontano, interno ed esterno in una società allo stesso tempo, mette in evidenza una delle caratteristiche più importanti, se non la più importante della figura dello straniero per Simmel: l'oggettività. Egli è convinto che l'obiettività dello straniero costituisca una peculiarità fondamentale all'interno di una società: gli stranieri, per Simmel, rappresentano i giudici ideali nelle controversie di una comunità, trovandosi all'interno di essa e al contempo non essendo coinvolti in relazioni personali o legami intimi.

Francesco Scopelliti

Articolo tratto dalla tesi La figura dell'altro in sociologia