Se si parte dal punto di vista dei pensatori "scettici", cioè coloro che non "credono" nella vera esistenza della globalizzazione e sostengono che l'economia globale non è diversa da quella dei periodi precedenti e che i commerci avvengono ancora prevalentemente fra blocchi commerciali (i paesi dell'UE commerciano tra loro, come i paesi del sud-est asiatico e quelli dell'America del Nord), si arriva ad affermare che la globalizzazione non è altro che un mito.

I "radicali", al contrario, considerano la globalizzazione un fenomeno concreto con effetti tangibili mai verificatesi precedentemente a livello di scambio mondiale.

Chi ha ragione? La globalizzazione in realtà non si può negare, per cui da questo punto di vista i "radicali" non hanno torto, ma ciò che, però, entrambi sbagliano è il presupposto di partenza. Entrambi, infatti, analizzano la globalizzazione soltanto in termini economici. In realtà la globalizzazione non può essere definita in termini univoci ma, essendo un insieme complesso di processi per certi versi contradditori, ha bisogno di essere analizzata nella sua complessità. Esiste, infatti, oltre ad un'economia virtuale di flussi monetari, sempre meno legati a un sostrato materiale da cui deriva anche una globalizzazione a livello bancario, una dimensione globale dei problemi che prima riguardavano direttamente soltanto gli Stati-Nazione coinvolti.

Le catastrofi ecologiche, la disoccupazione, la gestione dei consumi assumono rilevanza politica al di là del contesto nazionale, soprattutto in seguito al declino di sovranità dello Stato-Nazione. Alla stessa stregua è ormai impossibile innalzare barriere alla diffusione delle informazioni globali; la televisione satellitare e internet non permettono nessun tentativo di protezionismo comunicativo o culturale.
Qualunque cultura può assumere rilevanza, le abitudini alimentari di un paese possono assumere visibilità dall'altra parte del globo e la monogamia di luogo della prima modernità si dissolve per lasciare il posto a una poligamia di luogo.

Considerando i vari aspetti della globalizzazione, si può notare che questo controverso fenomeno non influenza soltanto gli avvenimenti su scala mondiale ma la stessa nostra vita quotidiana.
La battaglia che si viene a combattere, illustra Giddens, è quella tra fondamentalismo e tolleranza cosmopolita. La globalizzazione portando persone di cultura diversa in contatto tra loro, può generare due sentimenti opposti: chi vedrà il "diverso" come pericoloso e inquietante osteggiando la complessità culturale che si viene a creare, e chi, invece, partendo da un'idea diffusa di relativismo culturale, considererà questa situazione come punto di partenza per una crescita personale e culturale. La speranza che ognuno di noi deve avere, perciò, è che la tolleranza cosmopolita riesca a prevalere sul fondamentalismo, per evitare di vedere situazioni di rinnovato nazionalismo o di tradizioni radicalizzate a tal punto da sfociare in episodi drammatici di violenza.

Bibliografia essenziale
U. Beck, Che cos’è la globalizzazione
A. Giddens, Il mondo che cambia,come la globalizzazione ridisegna la nostra vita

Rosalba Carbutti
Articolo tratto dalla tesi I luoghi di consumo nella società globale