Georg Simmel afferma che due sono le condizioni essenziali per la nascita e lo sviluppo
della moda, in assenza di una delle quali, la moda non può esistere: il bisogno di conformità e il bisogno di distinguersi. La moda, secondo Simmel, esprime quindi la tensione tra uniformità e differenziazione, il desiderio contraddittorio di essere parte di un gruppo e simultaneamente stare fuori del gruppo, affermando la propria individualità.

Malcom Barnard in Fashion as Communication approfondisce il pensiero dell'autore, affermando che questi bisogni conflittuali sono centrali nell'analisi di Simmel, poiché rappresentano il punto focale della sua sociologia delle forme sociali e permea costantemente la sua analisi della cultura moderna: tutta la storia sociale, egli afferma, si riflette nel conflitto tra "conformismo e individualismo, unità e differenziazione".
Gli individui sembrano sentire la necessità di essere sociali e individuali allo stesso tempo; sia la moda sia gli abiti sono modi attraverso cui questo complesso insieme di desideri e necessità vengono negoziate.

… così la moda non è altro che una delle tante forme di vita con le quali la tendenza all'uguaglianza sociale e quella alla differenziazione individuale e alla variazione, si congiungono in un fare unitario.

L'analisi di Simmel poggia sulla comprensione dell'esistenza di due diversi tipi di società: le società primitive e le società civilizzate.
Nelle prime l'impulso a conformarsi è superiore a quello del differenziarsi, in quanto l'individualità dell'uno viene assoggettata ai valori e alle tradizioni della più ampia collettività.
Le società primitive sono governate da principi che fanno capo alla tradizione, ad antichi valori e credenze e che difficilmente vengono messi in discussione perché portatori di un'identità che vuole essere difesa nel tempo e a cui si vuole dare continuità: un'identità che si identifica con quella indiscussa del gruppo di appartenenza. Conseguentemente, ci saranno relativamente pochi cambiamenti in ciò che le persone indossano in quanto il bisogno di esprimere la propria individualità non s'incontra con i bisogni della società.

Nelle società "civilizzate", caratterizzate dalla presenza di più numerosi gruppi sociali e quindi da una struttura sociale più complessa e articolata, il desiderio per esprimere la propria individualità viene incoraggiato dalla società stessa.
Ciò che le persone indossano può essere usato per esprimere questa individualità, questa differenziazione dagli altri e da altri gruppi presenti nella società.
Moda, infatti, secondo Simmel, significa, da un lato, adesione di quanti si trovano allo stesso livello sociale, dall'altro, significa chiusura di questo gruppo nei confronti dei "gradi sociali" inferiori.

Il pericolo di mischiarsi e confondersi induce le "classi" dei popoli civili a differenziarsi negli abiti, nel comportamento, nei gusti…
Oggi non parleremo più di classi sociali ma, piuttosto di stili di vita, dove le dinamiche attraverso cui avviene la differenziazione non sono cambiate: continua ad esistere il bisogno di appoggiarsi ad un modello sociale (o più di uno) quale sicura piattaforma dotata di senso e il bisogno di trovare il cambiamento nell'elemento stabile, la differenziazione individuale, il distinguersi dalla generalità.
Sulla base di questi bisogni, Simmel dice, si sviluppano delle mode mediante le quali ogni gruppo accentua la propria coesione interna e la propria differenziazione verso l'esterno.
L'abito alla moda, come afferma la Wilson, è usato nelle società capitalistiche occidentali per affermare sia la propria appartenenza a vari gruppi socio-culturali sia la propria personale identità, ovvero distinguendosi anche all'interno del proprio gruppo di appartenenza.

L'insistenza di Simmel nell'opposizione tra "nazioni primitive e civilizzate", quando egli si riferisce a società più o meno complesse trova poca fortuna e approvazione in quanto appare essere alquanto offensiva e discriminante. Egli infatti sostiene che la moda non sia possibile nelle prime mentre trovi terreno fertile al suo sviluppo nelle seconde. Anche la successiva versione di Flügel nella distinzione tra moda e costume incontrerà quella di Simmel nell'affermare che i due diversi tipi di abbigliamento "fisso" e "alla moda" sono relegati a forme differenti di organizzazione sociale.

Testi di riferimento
G. Simmel, On Individuality and Social Forms, (introduzione a cura di Donald N. Levine) Chicago, University of Chicago Press, 1971
G. Simmel, La Moda, Editori Riuniti, Roma (I ed.), 1985

Articolo tratto dalla tesi di Valentina Betuol, Moda e multiculturalità: il ruolo del vestiario nei processi di inclusione ed esclusione sociale, nella quale i temi della moda e della costruzione di identità individuali e collettive sono inserite sullo sfondo della globalizzazione e dell'incontro multiculturale.