Dagli Usa arriva un cambio di rotta: studiare con il portatile o con il pc da tavolo non aiuta i ragazi. Anzi.
In un'indagine comparativa è emerso infatti che non vi è alcuna differenza di apprendimento e profitto in matematica e in scrittura tra bambini che dispongono di computer e bambini privi del supporto informatico.
Ma non solo. Spesso il computer portatile in classe è un problema e non una risorsa. Giochi, ricerche su internet, chat o messaggi sono tutte occasioni di distrazione. Così alcuni distretti scolastici (alcuni nello stato di New york, altri in Virginia e California) hanno cominciato a ridurre i fondi destinati all'informatizzazione scolastica e all'iniziativa OLPC (One Laptop Per Child) del 2003 lanciata da Negroponte, allora direttore del Media Lab del Mit, che prevedeva entro il 2010 l'ambizioso traguardo di consegnare ad ogni bambino della terra un portatile dal costo contenuto (100 dollari) e con tutte le funzionalità essenziali (addirittura una manovella necessaria a ricaricare il dispositivo).
Tuttavia, la fuoriuscita di alcuni distretti americani dal progetto non deve ridurne l'importanza: assicurare, infatti, l'accesso a internet e alle nuove tecnologie per bambini di un villaggio rurale in Africa sub-sahariana o sulle montagne peruviane è un'idea lungimirante e di notevole impatto sullo sviluppo intellettuale e sociale di quelle aree che non dispongono di alcun mezzo informatico.
Lunga vita, dunque, all'OLPC e alle lavagne nelle scuole americane.