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La vita nello slum vissuta da William F. Whyte. Recensione del libro Street Corner Society
Il lavoro del sociologo americano che a lungo ha influenzato l'etnografia urbana

[14/05/2007]

Il libro recensito di questo mese è Street Corner Society di William Foote Whyte, edito nel 1943 dalla University Chicago Press (trad. it. Little Italy). All’apparenza uno studio semplice e dettagliato sulle comunità italo-americane di Boston, la ricerca di Whyte in realtà è “un’opera che fornisce la materia per importanti progressi nella comprensione della realtà sociale”1, in particolare per quanto riguarda le dinamiche interne dei gruppi e il loro interagire con l’ambiente sociale circostante (istituzioni, gruppi concorrenti etc.) e, ancora di più, ha rappresentato a lungo un modello di ricerca per l'etnografia urbana.

La forza e l’originalità del lavoro di Whyte sta sia nella dimensione relazionale e dinamica affrontata nello studio sia nell’approccio metodologico utilizzato. La ricerca è, infatti, un resoconto etnografico profondo della vita di una comunità italo-americana in uno slum di Boston, che egli chiamerà Cornerville, attraverso il metodo dell’osservazione partecipante.
La tecnica non era affatto nuova nelle scienze sociali, già qualche anno prima Eduard C. Lindeman aveva definito l’osservazione partecipante distinguendola dall’osservazione obiettiva.
Inoltre, già altri studiosi, tra i quali Malinowski e P. Anderson , avevano adottato tale approccio nelle loro ricerche.
Anche Whyte nel suo libro giunge a definire come necessario per la comprensione del vivere sociale il metodo dell’osservazione in profondità, che prevede una totale immersione nel contesto che si vuole studiare fino a divenirne un suo componente. Per questo entra in contatto con Doc, un ragazzo del quartiere tra i più noti e in gamba, e per questo decide di affittare casa a Cornerville grazie alla famiglia dei Martini, dove abiterà per circa due anni della sua vita, ossia il periodo durante il quale si svolgerà la sua ricerca.

Nella seconda edizione del 1955, questa convinzione metodologica viene elaborata in un’appendice al libro sui metodi di indagine utilizzati. Quello che ne risulta, così, non è solo un affascinante racconto della vita in uno slum, bensì anche un resoconto di come e perché impostare una ricerca attraverso l’osservazione partecipante., con considerazioni interessanti sugli aspetti pratici della ricerca. Una delle sue scoperte, ad esempio, fu che l’accettazione da parte di un gruppo che si vuole studiare non dipende dalla spiegazione razionale che si fornisce riguardo quanto si sta facendo, bensì dalle relazioni personali instaurate con i membri, in particolare con i leader del gruppo.

L’approccio qualitativo dell’osservazione partecipante deriva in Whyte da un apparato teorico che pone al centro dello studio l’interesse a studiare le persone comuni così come si presentano, ponendo su un secondo piano la comunità ed enfatizzando le relazioni e le interazioni dei soggetti nel loro vivere quotidiano. Ciò che lo interessa è il piccolo sistema sociale locale: come si strutturano i gruppi, quali le loro relazioni intra-gruppo e inter-gruppo, come si formano i leaders ed in cosa consistono. E cerca di rilevare questi aspetti entro un approccio dinamico: i sistemi sociali, infatti, sono per Whyte in continua evoluzione ed il tempo è una variabile fondamentale per la comprensione di quanto si va a studiare.
Al termine del libro lo stesso Whyte afferma: “quantunque non potessi studiare tutto Cornerville, ne stavo ricostruendo la struttura e il funzionamento attraverso un attento esame di alcune delle sue parti – in azione. (…) Il mio tentativo di fare della sociologia basandola sull’osservazione di eventi interpersonali, mi sembra costituisca il principale significato che questo libro può avere sul piano della teoria e della metodologia sociologiche”2 .

Ne risulta così sia un piccolo manuale di quella sociologia che intende studiare la società a partire dall’individuo e dal suo interagire quotidiano, sia, allo stesso tempo, un libro ricco di aneddoti e di scene di vita quotidiana, un affresco della vita in un slum di Boston. Ecco, allora, perché Street Corner Society è un testo che vale la pena leggere, sia per il sociologo che per il semplice lettore: non è infatti solo un libro di sociologia, ma anche e soprattutto il racconto della vita in uno slum da parte di uomo che per farlo è diventato parte di quel quartiere stesso. Insomma, un libro che racconta come la ricerca sociologica diventa anche, e soprattutto, passione e stile di vita.

Riferimenti bibliografici:
1 J. Madge Lo sviluppo dei metodi di ricerca empirica in sociologia, Bologna, Il Mulino, 2000
2 W. F. Whyte, Little Italy, Bari, Laterza, 1968


di Manuel Antonini
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