Il relativismo
Il libro di Boudon è un utile strumento per conoscere uno dei concetti più usati nei nostri tempi e spesso meno conosciuto. Il relativismo, infatti, non è un concetto monolitico, ma racchiude diversi significati. E Boudon ne traccia la storia
[07/04/2009]
a cura di Manuel Antonini
All'inizio del '900 esistevano fedi certe e incrollabili, il positivismo aveva portato con sé la certezza della conoscenza scientifica applicabile a qualsiasi sapere e la superiorità dei valori occidentali su qualunque altra società. L'evoluzionismo sociale di Spencer, l'antropologia primitiva, le teorie sul razzismo, gli studi antropometrici catalogavano biologicamente le società umane per dedurne una comparazione e una gerarchia dei valori sociali e delle qualità umane.
Poi qualcosa è cambiato. L'universalismo della razionalità scientifica inizia a scricchiolare. La filosofia di Nietsche brucia qualsiasi terreno comune di confronto, la fenomenologia comincia ad aprire varchi nelle certezze: la realtà esiste per come la percepiamo. Le fedi tradizionali cominciano ad eclissarsi: all'interno delle società europee iniziano a crearsi differenziazioni sempre più numerose. Lo spazio domestico, lo spazio professionale, lo spazio politico cominciano ad avere regole differenti: i valori sono diversi all'interno delle sfere di vita.
L'eclissi delle fedi tradizionali e dell'universalismo dei valori dentro e fuori una società portano con sé il relativismo, quella filosofia che diventa dominante nella cultura occidentale proprio a partire dalla metà del '900. Ma il relativismo è qualcosa di monolitico? Quando usiamo quella parola ci riferiamo tutti allo stesso spazio semantico? Si può essere relativisti in campo scientifico e non altrettanto nel campo valoriale?
In realtà, ci spiega Boudon nel suo libro Il relativismo, ne esistono diverse varianti: per quello normativo le regole e i valori sono convenzioni culturali e tutte le culture si equivalgono; per quello cognitivo non vi è conoscenza certa, neppure nelle scienze.
Nelle pagine del libro, l'autore mette chiarezza in queste sfumature di significato e traccia la storia dei differenti relativismi, esortandoci - come si fa quando si guarda un bicchiere riempito a metà - a distinguere fra un relativismo "buono", che favorisce il rispetto per gli altri, e quello "cattivo", che conduce al nichilismo, all'assenza di valori e nuoce alla democrazia.
Un utile strumento insomma per conoscere uno dei concetti più usati nei nostri tempi e spesso meno conosciuti.
Il relativismo
R. Boudon
Ed. Il Mulino
pp. 120, 10€
2009
All'inizio del '900 esistevano fedi certe e incrollabili, il positivismo aveva portato con sé la certezza della conoscenza scientifica applicabile a qualsiasi sapere e la superiorità dei valori occidentali su qualunque altra società. L'evoluzionismo sociale di Spencer, l'antropologia primitiva, le teorie sul razzismo, gli studi antropometrici catalogavano biologicamente le società umane per dedurne una comparazione e una gerarchia dei valori sociali e delle qualità umane.
Poi qualcosa è cambiato. L'universalismo della razionalità scientifica inizia a scricchiolare. La filosofia di Nietsche brucia qualsiasi terreno comune di confronto, la fenomenologia comincia ad aprire varchi nelle certezze: la realtà esiste per come la percepiamo. Le fedi tradizionali cominciano ad eclissarsi: all'interno delle società europee iniziano a crearsi differenziazioni sempre più numerose. Lo spazio domestico, lo spazio professionale, lo spazio politico cominciano ad avere regole differenti: i valori sono diversi all'interno delle sfere di vita.
L'eclissi delle fedi tradizionali e dell'universalismo dei valori dentro e fuori una società portano con sé il relativismo, quella filosofia che diventa dominante nella cultura occidentale proprio a partire dalla metà del '900. Ma il relativismo è qualcosa di monolitico? Quando usiamo quella parola ci riferiamo tutti allo stesso spazio semantico? Si può essere relativisti in campo scientifico e non altrettanto nel campo valoriale?
In realtà, ci spiega Boudon nel suo libro Il relativismo, ne esistono diverse varianti: per quello normativo le regole e i valori sono convenzioni culturali e tutte le culture si equivalgono; per quello cognitivo non vi è conoscenza certa, neppure nelle scienze.
Nelle pagine del libro, l'autore mette chiarezza in queste sfumature di significato e traccia la storia dei differenti relativismi, esortandoci - come si fa quando si guarda un bicchiere riempito a metà - a distinguere fra un relativismo "buono", che favorisce il rispetto per gli altri, e quello "cattivo", che conduce al nichilismo, all'assenza di valori e nuoce alla democrazia.
Un utile strumento insomma per conoscere uno dei concetti più usati nei nostri tempi e spesso meno conosciuti.
Il relativismo
R. Boudon
Ed. Il Mulino
pp. 120, 10€
2009
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