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La mafia imprenditrice

La mafia come sistema di regolazione dell'economia: influenza dell'organizzazione mafiosa sul sistema economico

L'organizzazione mafiosa ha sempre rappresentato un freno allo sviluppo economico delle aree meridionali. Tuttavia, il rapporto tra mafia e sviluppo economico è estremamente complesso e non può essere ridotto a facili paradigmi. Alcune tesi sostengono che la causa dell'industrializzazione senza sviluppo della regione siciliana sia dovuta alla presenza e all'influenza dell'economia mafiosa, altri sottolineano come la mafia possa essere considerata solo una delle componenti dell'arretratezza economica della regione e come si debba guardare anche ad altri fattori. Tuttavia, è tesi concorde che la criminalità organizzata costituisce uno degli ostacoli più importanti allo sviluppo economico a causa della capacità mafiosa di penetrare nei processi di accumulazione e di condizionare la struttura dell'economia non solo dall'esterno ma anche dall'interno. La mafia altera la produzione e l'equilibrio di un sistema locale in tre modi principali. In primo luogo con la riduzione del livello d'attività economica. Questo può avvenire in diversi modi, sia diretti sia indiretti. Innanzi tutto, gran parte degli operatori economici sono vittime di richieste estorsive e, nella maggior parte dei casi le accettano, il che determina un aggravio dei costi diretti dell'attività economica. Nel caso rifiutino queste richieste, gli operatori economici saranno costretti a confrontarsi con altri problemi che tuttavia saranno trattati successivamente in quanto di queste situazioni si occupa principalmente l'associazioni anti-racket. Le imprese acquiescenti, oltre a dover pagare direttamente sotto forma di tangente o meglio "pizzo", saranno costrette a adottare delle decisioni che non massimizzano la loro efficienza, per quanto riguarda la scelta dei fornitori, della manodopera e moltissimi altri condizionamenti. Infatti, l'associazione mafiosa è capace di limitare la libertà di esercizio delle singole imprese sminuendo la capacità sia di selezionare le risorse umane sia di gestire le stesse. Come anche, la capacità di selezionare la clientela, la libertà di scelta dei canali d'approvvigionamento (insieme di materie prime e in generale di prodotti che l'impresa deve acquistare nell'attività produttiva sia che si tratti di beni che di servizi). Questo è un punto fondamentale perché sconfessa la teoria secondo cui il pizzo possa essere una sottoforma di "assicurazione" seppur illegale che viene interiorizzata dall'operatore economico come una "sovrattassa".

Il restringimento dell'attività economica avviene anche attraverso il condizionamento negativo inferto dalla mafia alla propensione all'investimento di commercianti ed imprenditori. Ovviamente questi ultimi, prima d'ogni investimento, per avviare una nuova attività o per ampliarla, dovranno tener conto dello schema costi-ricavi. In questo senso, la criminalità organizzata interviene incidendo sui costi dell'impresa, quantomeno nei casi d'acquiescenza. Non a caso molti autori individuano come una delle principali cause di più lento sviluppo del mezzogiorno proprio l'influenza negativa della criminalità organizzata sulla propensione all'investimento. In secondo luogo, la mafia influisce con l'alterazione del sistema dei prezzi e perdita della sua efficacia quale indicatore delle preferenze dei consumatori. In una situazione in cui, i soggetti "sottomessi", non hanno libertà di scelta dei loro fornitori, si vengono a generare delle ripercussioni a catena sull'intera struttura dei prezzi. Le scelte dei soggetti non sono compiute valutando un prezzo individualmente, ma confrontando i prezzi dei beni disponibili e, quindi, l'alterazione di un prezzo può provocare effetti sui prezzi di molti altri beni. In terzo luogo, con la riduzione del gettito fiscale e della potenziale dimensione del bilancio pubblico. La criminalità organizzata causa la riduzione del gettito fiscale in due modi principali. In modo diretto attraverso la spinta all'evasione fiscale favorita dalla presenza sul territorio della mafia. In modo indiretto, come più generale effetto di depressione economica.
La mafia ha la capacità di presentarsi come un soggetto di prelievo fiscale parallelo e il più delle volte sostitutivo rispetto a quello statale. Il soggetto economico si trova stimolato ad evadere. Innanzitutto per minimizzare i costi: esso si trova a dover pagare sia un prelievo legale (le tasse) che uno illecito (estorsione, tangente). Dato che il prelievo fiscale si fonda su una auto-dichiarazione e su controlli non sempre efficienti, mentre il ricatto mafioso si basa su minacce, attentati e intimidazioni, è facile capire come l'operatore economico preferisca non pagare le tasse, ma pagare l'estorsione. Altresì, la presenza della mafia viene considerata come una inefficienza dello Stato. In questo senso, le tasse da versare allo Stato vengono percepite come "ingiuste" visto che l'istituzione pubblica non è capace di difendere gli agenti economici dalla mafia (Centorrino M., La Spina A., Signorino G., Il nodo gordiano, criminalità e sviluppo nel mezzogiorno).

La mafia si muove contro lo sviluppo economico anche per l'ostacolo che crea all'afflusso dei capitali esterni. Un esempio concreto viene tratto chiaramente da Tano Grasso che descrive l'incontro con una coppia di imprenditori del Nord proiettati verso l'investimento in Sicilia. "Una coppia di imprenditori del Nord chiese tempo fa a dei comuni amici, marito e moglie, di organizzare una cena con me. Volevano capire meglio, farmi delle domande e togliersi dei dubbi prima di imbarcarsi in un consistente investimento: un'ampia azienda agrituristica che non sapevano se realizzare in Sicilia o in altri tre centri che mi elencarono. Per il loro progetto avevano individuato un comune della Sicilia occidentale. Si erano tanto innamorati di quel posto stupendo che se fosse dipeso da loro si sarebbero fiondati il giorno dopo per iniziare a lavorarci e non spostarsi più. La loro idea mi sembrò straordinaria, di sicuro successo. Cominciò un rosario fittissimo di domande. Cercai di rispondere con il massimo di onestà intellettuale senza nascondere nulla... Alla fine marito e moglie si guardarono e la signora fece il punto: «Vediamo se ho capito bene il senso dei suoi racconti. La sera stessa dell'inaugurazione del nostro agriturismo potrebbe esserci qualche segnale che ci apparirà insignificante. Un piccolo, curioso, inconveniente. Dopo qualche giorno arriva qualcuno al ristorante e lancia battute più precise. O teorizza che il conto non lo deve pagare. Sanno tutti il perché. Via via i segnali si affittiscono, diventeranno più decisi. Io e mio marito non potremo far finta di non aver capito. Ci lasceranno, bontà loro, il tempo per riflettere. Il necessario per capire meglio chi sono quegli uomini e per renderci conto che non amano scherzare. Passerà un altro po' di tempo e finalmente, è proprio il caso di dirlo, arriverà una richiesta esplicita: "Qui pagano tutti per essere protetti. Se lo fanno tutti, dovete farlo anche voi". Questa volta non ci lasceranno altro tempo per riflettere. Boom. Nel cuore della notte andrà in aria la porta della nostra dispensa. Un ordigno piccolo piccolo che non farà tanti danni da farci fallire ma basterà a terrorizzarci per tutto il resto della vita. Ho capito bene?» concluse piantandomi gli occhi addosso. Restai in silenzio. Turbato. Amo la Sicilia come nessun altra terra al mondo. Avrei tanto voluto che quei due signori venissero giù con i loro soldi, nella mia regione, a creare il lavoro e la ricchezza. Il silenzio, e un provvidenziale intervento del nostro ospite che avvertì il mio imbarazzo, mi tolsero dalla condizione spiacevole di dire una bugia o di consigliare un altro luogo per il loro investimento. Per un lungo periodo non ho sentito parlare più di quella coppia di settentrionali. L'hanno scorso i nostri comuni amici mi hanno portato i loro saluti dalla Spagna dove vivono felicemente gestendo un grande impianto di agriturismo spesso affollato da italiani e, naturalmente, da tanti siciliani……Non ho mai incontrato un economista, un sociologo, un politico o un esperto di mafia capaci di spiegare con l'efficacia di quella signora perché in gran parte del mezzogiorno l'afflusso di capitali esterni tende a zero. Lo ribadì con una battuta finale quando stavamo per lasciarci: "Se ti capita un guaio devi per forza affrontarlo. Ma andarselo a cercare..." (Grasso T., 'U Pizzu, L'Italia del racket e dell'usura, Milano, Baldini e Castaldi S.P.A, 2002).

Il dossier è tratto dalla tesi di Giovanni Mazzeo, Imprenditori e pizzo. L'associazione antiracket in Sicilia




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