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La genesi dell’opinione pubblica

Storia e critica dell'opinione pubblica rappresenta il primo lavoro a carattere sistematico di Habermas, che prospetta il quadro categoriale generale in cui egli si muove anche successivamente. In quest'opera, Habermas indica la formazione di una "sfera pubblica borghese" come momento di fondamentale importanza storico–sociale. Essa si costituisce sulla base di un lungo processo in cui la ragione va affermandosi nella sua valenza pratico–politica, fino ad assumere una funzione eminentemente critica del potere pubblico.

La comparsa sulla scena dell'opinione pubblica è legata all'emergere di alcuni condizioni peculiari proprie della modernità. Tra queste, prima di tutto il configurarsi di uno spazio, la società, collocato tra la sfera privata e la sfera pubblica statuale. La nascita dell'opinione pubblica s'intreccia con le vicende di formazione dello stato moderno, con la fine della società corporativa e del regime di privilegi della società feudale, con il progressivo affermarsi dell'idea di eguaglianza formale dei soggetti di fronte alla legge e con la pubblicità degli atti di governo. Un fenomeno, quest'ultimo, databile intorno alla prima rivoluzione inglese, la cui importanza non può essere sottovalutata in quanto rompe il regime di segretezza vigente fino ad allora intorno agli atti di governo.
Habermas ritiene che la burocratizzazione della vita privata ed economica da un lato e la corporativizzazione delle politiche statali dall'altro, hanno mutato la natura della "sfera pubblica", intesa come arena democratica nella quale i cittadini confrontano le loro opinioni politiche. Essi intervengono su questa scena non più nel ruolo di portatori di opzioni politico-ideali che si confrontano circa determinati problemi, ma invece nella veste o di fruitori di servizi e delle prestazioni che lo Stato fornisce o di appartenenti a gruppi di interesse che cercano di far pesare il loro condizionamento sulla politica statale.
Inoltre, la formazione di un'opinione pubblica da parte dei cittadini è resa impossibile dal combinato effetto di due mutamenti che attraversano potentemente la scena politica, e cioè, da un lato, l'irruzione dei partiti di massa plebiscitari e "pigliatutto", e dall'altro l'imporsi nella comunicazione politica di quegli strumenti di manipolazione pubblicitaria sviluppatisi di pari passo con la crescita dei consumi nelle più avanzate società capitalistiche.

La questione della sfera pubblica è al centro della tesi di abilitazione che Habermas discute a Marburgo nel 1961 con Wolfgang Abendroth, all'interno della quale l'autore la definisce come "manifestamente qualcosa di più e di diverso da un brandello di ideologia liberale che potrebbe essere tranquillamente spazzato via dalla democrazia sociale".

Il soggetto della sfera pubblica è il pubblico quale depositario della pubblica opinione.

Si inizia a parlare di sfera pubblica tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII, grazie alla circolazione delle merci e delle notizie favorite dal grande commercio internazionale del primo capitalismo . È, infatti, proprio grazie al grande commercio internazionale che la città, da sola base di operazioni, si caratterizza per la nascita di mercati di altro tipo. Essi si consolidano in fiere periodiche e ben presto, con lo sviluppo delle tecniche capitalistico–finanziarie, si organizzano stabilmente in borse. "Questo rapporto di scambio si evolve secondo regole che indubbiamente risultano manipolate dal potere politico; si dispiega tuttavia una rete orizzontale, largamente estesa, di dipendenze economiche che in via di principio non possono più essere ricondotte a rapporti verticali di dipendenza, fondati su forme di economia chiusa di tipo familiare, e propri del sistema di dominio dei ceti".
Lo stesso avviene per la circolazione delle notizie. Infatti, già intorno al XVI secolo, il vecchio scambio di lettere viene perfezionato in una specie di sistema professionale di corrispondenza. Con l'estensione dei traffici, il mercato esigeva informazioni più precise e frequenti su avvenimenti lontani nello spazio. I primi viaggi dei corrieri che partivano in giorni fissi, le cosiddette poste ordinarie, furono organizzati dalle associazioni di commercianti per i propri scopi. Press'a poco contemporaneamente alla nascita delle borse, la posta e la stampa istituzionalizzano contatti e comunicazioni stabili, ma, mentre ai commercianti basta un sistema di informazioni professionale e segreto, alle cancellerie delle città e delle corti interessa un sistema di informazioni a carattere amministrativo – interno. A nessuno dei due gruppi interessa quello che sarà il momento decisivo, ovvero la pubblicità dell'informazione.

Gli elementi relativi alla struttura dei traffici del protocapitalismo, traffico di merci e di notizie, mostrano la loro forza rivoluzionaria soltanto nella fase del mercantilismo, in cui vengono formandosi, assieme allo Stato moderno, anche le economie nazionali e regionali. La formazione del capitalismo riceve un maggiore impulso quando, a partire dal XVI secolo, le compagnie commerciali si organizzano su base allargata di capitale e non si accontentano più, come i vecchi cavalieri d'industria, di mercati pur sempre limitati. Con spedizioni in grande stile esse aprono nuovi campi per il nuovo mercato. Per soddisfare il crescente bisogno di capitale e dividere i rischi sempre maggiori, queste compagnie si danno ben presto la forma di società per azioni. Ma oltre a ciò hanno bisogno di forti garanzie politiche. I mercati esteri sono ora considerati "prodotti istituzionali", ovvero il risultato di sforzi politici e potenza militare. La vecchia base operativa dell'originario comune cittadino, si allarga così a quella del territorio statale. Soltanto in tal modo si costituisce quello che da allora verrà chiamato "nazione": lo Stato moderno con le sue organizzazioni burocratiche e il suo crescente fabbisogno finanziario, che dal canto suo reagisce, accelerandola, sulla politica mercantilistica. Lo Stato moderno è essenzialmente uno Stato fiscale, l'amministrazione finanziaria è il nocciolo della sua amministrazione. La separazione del patrimonio privato del principe dai beni dello Stato dimostra esemplarmente l'oggettivazione delle relazioni personali di dominio.

La riduzione della sfera pubblica rappresentativa, che si verifica progressivamente con la mediatizzazione delle autorità di ceto a opera di quella del signore territoriale, dà spazio a un'altra sfera connessa con il termine di ambito pubblico. Questa si oggettivizza in un'amministrazione stabile e in un esercito permanente; alla permanenza dei contatti nel traffico di merci e di informazioni corrisponde ora un'attività statuale continuativa. Il potere pubblico si consolida in tangibile controparte per coloro che gli sono semplicemente soggetti e trovano in esso in primo luogo soltanto in via negativa la loro determinazione.
Tali infatti sono i privati, che non occupando alcun ufficio, sono esclusi dalla partecipazione al pubblico potere. Ecco dunque, che "pubblico" diventa sinonimo di statuale e non si riferisce più alla corte rappresentativa di una persona fornita d'autorità, ma piuttosto al funzionamento, regolato sulla base di specifiche competenze, di un apparato cui spetta il monopolio di un legittimo esercizio del potere. I privati costituiscono, in quanto destinatari del pubblico potere, il pubblico.

Il traffico di notizie si sviluppa, dunque, in connessione con i bisogni del traffico mercantile, ma le notizie stesse tendono a diventare merci. L'informazione su base professionale risulta perciò subordinata alle stesse leggi del mercato, alla cui origine essa deve la sua stessa esistenza. Non a caso i giornali stampati si sviluppano spesso dagli stessi uffici di corrispondenza che già provvedevano ai giornali scritti a mano. Una parte del materiale informativo in questione è per questo motivo già stampato periodicamente e, venduto in forma anonima, ottiene quindi pubblicità.
Nel frattempo la stampa viene utilizzata sempre più dai nuovi governi ai fini dell'amministrazione. Essi si servono di questo nuovo strumento per render noti ordini e disposizioni e, così facendo, i destinatari del potere pubblico diventano effettivamente solo ora il publicum. L'autorità indennizza le sue notificazioni al pubblico, in linea di principio a tutti i sudditi. In realtà, destinatario di queste comunicazioni non è l'"uomo comune", bensì i ceti colti e quindi giuritsti, medici, parroci, ufficiali e professori e tutta la categoria dei"dotti". In questo strato direttamente coinvolto e cointeressato dalla politica mercantilistica, l'autorità suscita una risonanza che rende il publicum, l'astratta controparte del potere pubblico, cosciente di sé come interlocutore, come pubblico di quella nascente sfera pubblica borghese che ora si va formando. Infatti, questa si sviluppa nella misura in cui il pubblico interesse alla sfera privata della società civile non è più oggetto di cura esclusivamente da parte del governo, ma è preso in considerazione da tutti i sudditi come loro proprio interesse.

Il rapporto governo–sudditi ricade nella caratteristica ambivalenza di regolamento pubblico e iniziativa privata. Diventa così problematica quella zona in cui il potere pubblico mantiene il collegamento con i privati, tramite continuati atti amministrativi. Questo non si verifica solo per quanti partecipano alla produzione capitalistica. A misura che questo si afferma, si riduce l'approvvigionamento in proprio e cresce la dipendenza dei mercati locali da quelli territoriali e nazionali, così che larghi strati della popolazione, sono investiti come consumatori nella loro esistenza quotidiana dalle misure della politica mercantilistica. Poiché la società contrappostasi allo Stato, da un lato delimita chiaramente un ambito privato nei confronti del potere pubblico, dall'altro, però, eleva a questione di pubblico interesse la riproduzione della vita, oltre i limiti di un potere domestico privato, e quindi quella zona del contratto amministrativo continuato, diventa"critica" anche nel senso che provoca la critica di un pubblico raziocinante.
Secondo Habermas, "la sfera pubblica borghese può essere concepita, quindi, almeno inizialmente, come la sfera dei privati riuniti come pubblico". Costoro rivendicano sin da subito contro lo stesso potere pubblico la regolamentazione della sfera pubblica da parte dell'autorità, per concordare con questa le regole generali del commercio nella sfera privatizzata, ma pubblicamente rilevante, dello scambio di merci e del lavoro sociale.


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