Il viaggiare implica un dinamismo che non si esaurisce nella fisicità dello spostamento. Spesso, chiunque decida di intraprendere un viaggio, di partire per un altrove, lo fa dopo aver riflettuto attentamente alle implicazioni che tale decisione comporterà. Di sovente, chi decide di viaggiare (per un lungo periodo o meno ed a prescindere dalle motivazioni) decide di avviarsi in un nuovo percorso fisico e mentale, e forse egli ha già intrapreso una sorta di viaggio preliminare scavando negli aspetti più profondi del proprio essere, valutando i pro e i contro di una decisione siffatta, analizzandone fino all'impossibile costi e benefici (non in senso meramente economico).

Pur non essendo una scelta facile, né una tappa obbligatoria della vita, il viaggiare ha rappresentato, per quasi l'intero corso della storia umana, un percorso di conoscenza e di scoperta individuale, sociale, culturale, ambientale, economica, di sviluppo, ossia: il viaggio può essere interpretabile come una dimensione attraversata dall'uomo, nella quale egli ricerca una propria collocazione spazio-temporale.

Il viaggiare implica l'attività del conoscere e dell'esperire attraverso il contatto, l'incontro, con aspetti, strutture, organizzazioni sociali, culturali, economiche diversi da quelli che costituiscono il bagaglio esperito del viaggiatore. Non sempre l'esperienza può essere trasferita efficacemente ad altri.

E' vero che nel viaggio nasce un sapere derivato dall'interpretazione personalissima operata da colui-che-ha-visto, che-ha-valicato confini (fisici e non); ciò è testimonianza del fatto che non esiste un viaggio identico ad un altro, nemmeno quando a porli in essere sia la medesima persona. Tutto ciò che è colto nel viaggio, diviene, più o meno consapevolmente, frutto di una nuova elaborazione che andrà a costituire un nuovo anello dell'esperienza personale.

Il travalicare, il superare confini, riempie di significato il passaggio che l'uomo compie tra due dimensioni. Tali confini non vanno intesi esclusivamente nella loro accezione di delimitazione, quanto piuttosto nella loro funzione demarcatrice tra le diversità territoriali, sociali, culturali, senza, però, essere necessariamente interpretabili come dei limiti.

Colui che decide di partire e di rimanere in un determinato posto, almeno temporaneamente, si trova al valico di confini (non in senso meramente geografico) molteplici volte. Ovviamente si può raccontare del viaggio tentando di fornire una conoscenza concertata sull'esperienza, e si può parlare del viaggiatore come di colui che valica orizzonti differenti, alla ricerca di un qualcosa che apporti ricchezza al proprio bagaglio esperenziale.
La rappresentazione mentale del concetto di viaggio è, quindi, sovrapponibile al concetto di percorso e, se posto in relazione ad indicatori di compositezza e diversità, può essere decifrato attraverso chiavi di lettura che sorgono da riflessioni su un altro importante concetto: l'identità.

Ninive Usala
Articolo tratto dalla tesi Migrazioni e sviluppo