Una componente del capitale sociale che viene riproposta costantemente negli studi analizzati è costituita dalle reti sociali informali. Con questa espressione si vuole indicare tutte quelle relazioni e quei rapporti che si istaurano in modo spontaneo tra amici, conoscenti e vicini di casa.

Lo scambio d'esperienze, la disponibilità ad aiutarsi, la fiducia verso l'altro si costruiscono in modo non formalizzato tra individui che condividono un sentire comune. A differenza, infatti, delle reti sociali formali, gli amici si incontrano e si scambiano informazioni e conoscenze in modo naturale e indipendente.

"Assai più frequenti sono […] i rapporti informali che avviamo: trovarsi insieme per bere qualcosa dopo il lavoro, prendere il caffè con le solite persone dopo pranzo, giocare a poker tutti i martedì sera […] come centesimi messi in un salvadanaio, ciascuno di questi incontri rappresenta un piccolo investimento in capitale sociale" (Putnam, 2000, p 119).

Nella ricerca sul capitale sociale si è dato molto spazio allo studio delle reti sociali formali come creatrici del fenomeno più che alle reti sociali informali. Questa tendenza può essere spiegata per la natura stessa dei due tipi di relazioni così differenti tra loro.
Le reti sociali formali sono più strutturate poiché si identificano, ad esempio, con l'adesione ad associazioni registrate (culturali, sociali, economiche), alla partecipazione attiva a partiti politici e a comitati. L'individuo che voglia far parte, pertanto, di un'associazione deve dare la propria adesione e registrarsi, iniziando solo così a relazionarsi con altri soggetti ed ad accrescere il capitale sociale.

Molta ricerca sul fenomeno parte proprio da indicatori che identificano reti sociali formali, anche per una maggior facilità nell'attingere i dati a riguardo (ad esempio, il numero di organizzazioni no profit). Putnam, però, nel suo studio sulla società americana (Putnam, 2000) sostiene la complementarietà dei due tipi di reti per l'analisi del capitale sociale.

"La differenza tra machers e schmoozers - tra rapporti sociali formali e informali - riflette differenze di posizione sociale, di ciclo di vita e di attaccamento alla comunità.
I machers sono tendenzialmente più istruiti e godono di redditi maggiori, mentre il coinvolgimento sociale informale è comune in ogni livello della gerarchia sociale. L'impegno formale verso la comunità, abbastanza modesto in gioventù, raggiunge il suo apice alla fine della mezza età e diminuisce con l'età della pensione. Il coinvolgimento sociale informale segue il percorso opposto durante il ciclo di vita: massimo tra i giovani adulti, inizia a declinare quando gli impegni familiari e quelli posti dalla comunità incalzano per poi risalire nuovamente con il collocamento a riposo e la vedovanza"
(Putnam, 2000 p 120).

Dello stesso avviso sono alcuni autori dei lavori analizzati che identificano le relazioni informali, tra amici, conoscenti e vicini di casa come fondamentali nella creazione del capitale sociale.

"La letteratura sociologica attribuisce ai legami deboli tra amici e conoscenti il ruolo di "ponti", che possono favorire la circolazione delle informazioni e la diffusione della fiducia tra ambienti socioeconomici diversi, che diversamente non entrerebbero mai in contatto" (Sabatini, 2005 p 11).

Il brinding social capital alla Putnam identifica proprio quei legami ponte "verso l'esterno" che vengono supportati dalle relazioni con gli amici e i conoscenti.
Sembra, pertanto, indispensabile analizzare le reti sociali informali nello studio del capitale sociale, non solo in termini reali, ma anche multimediali.

"Recentemente dei ricercatori hanno rimarcato l'importanza di Internet per la formazione dei legami deboli su cui si fonda la teoria del bridging social capital. Dato che le relazioni online possono essere supportate dalla tecnologia come le distribution list, le directory di condivisione di foto e le funzioni di ricerca, è possibile che nuove forme di capitale sociale e di relazioni si possano creare nei siti Internet di social networking" (Dal Pozzo, 2008 p 5).

Ellison, Steinfield e Lampe (2007), nella loro analisi su Facebook hanno fatto delle relazioni tra i "friends" della rete la base del loro studio sul capitale sociale. Nonostante, infatti, i "friends" di Facebook non possono essere considerati come gli "amici" che si conoscono nella vita reale, i contatti nei network multimediali diventano delle vere e proprie reti di relazioni che possono accrescere il capitale sociale dell'individuo.

In questa indagine, infatti, viene dimostrato come gli studenti che possiedono poca autostima, beneficiano in modo crescente delle relazioni costruite su Facebook, permettendogli di creare quel capitale sociale che nella vita reale difficilmente riescono a costruire. Da questi risultati si può comprendere come la rete multimediale sia un nuovo canale non solo di comunicazione ma anche di creazione di reti sociali informali.
Studi mirati su queste nuove relazioni che passano attraverso la "rete" e che sono, ormai, entrate a far parte della vita quotidiana degli individui, riuscirebbero a dare un quadro effettivo d'insieme del capitale sociale di una società.

Articolo tratto dalla tesi di Nadia Giuliano, L'identificazione del capitale sociale: verso una tassonomia. All'interno della tesi è presente un'interessante classificazione del concetto di capitale sociale a partire da dodici studi sul fenomeno:

- Stone, Measuring Social Capital, 2001;
- Micucci e Nuzzo, La misurazione del capitale sociale: evidenze da un'analisi sul territorio italiano, 2005;
- Sabatini, Un atlante del capitale sociale, 2005;
- Cartocci, Mappe del tesoro, un atlante del capitale sociale in Italia, 2007;
- Harper, The measurement of social capital in the United Kingdom, 2002;
- Rizzi, Sviluppo locale e capitale: il caso delle regioni italiane, 2003;
- Arrighetti, Lasagni e Serravalle, Capitale sociale, associazionismo economico e istituzioni: indicatori statistici di sintesi, 2001;
- World Bank, sito worldbank.org, 2008;
- Ballarino, Bernardi, Titolo: Uso dei dati time-budget per lo studio delle risorse famigliari: capitale sociale e culturale dei genitori dei bambini in età scolare in Italia, 2001;
- Bartoloni, Bravo, Dimensioni del capitale sociale, 2001;
- Degli Antoni, Le determinanti del capitale sociale: analisi economica e verifica empirica a livello micro e macroeconomico, 2005;
- Eleison, Steinfield e Lampe (trad. di Dal Pozzo), The benefits of Facebook "friends": Social Capital and college students' use of online network sites, 2007.