Jürgen Habermas, nato nel 1929 a Düsseldorf, cresciuto a Gummersbach, dove suo padre dirigeva la locale Camera dell'industria e del commercio, aveva accolto la capitolazione del maggio 1945 come una liberazione, gettandosi subito avidamente sia sulla letteratura occidentale e tedesca per tanto tempo proibita, sia sulle brossure di Marx ed Engels che gli forniva la libreria comunista della cittadina. Le sue speranze di rinnovamento morale spirituale rimasero deluse nel constatare quanto scarsi fossero i segni di rinnovamento usciti dalle elezioni del primo parlamento e quanto fosse diventato invece rapidamente attuale il riarmo.

All'inizio Habermas non riuscì a identificarsi politicamente con alcuno dei partiti esistenti, da una parte per il fatto stesso di provenire da una famiglia borghese politicamente comunista e quindi scettica nei confronti della SPD, dall'altra perché lui personalmente era un prodotto della reeducation1, il cui ideale prese talmente sul serio da restare scettico nei confronti dei partiti borghesi e nei confronti della SPD, non scorgendo in essi alcuna rottura radicale con l'infausto passato.
I suoi insegnanti di filosofia più importanti furono Rothacker, teorico delle scienze dello spirito di scuola diltheyana, e Oskar Backer, un allievo di Husserl della generazione di Heidegger, che aveva accentuato i suoi interessi nel campo della matematica e della logica. A determinare la formazione culturale di Habermas furono senza dubbio i suoi interessi, le numerose letture e gli studi relativi ad altri importanti esponenti del panorama filosofico, tra i quali Lukás, Heidegger e gli stessi Horkheimer e Adorno.

Dopo un'intensa attività pubblicistica cominciata negli anni Cinquanta e relativa a temi di impostazione filosofica e sociologica, nel 1956 Habermas diventò assistente di filosofia sociale di Adorno e collaboratore dell'Istituto per la Ricerca Sociale. Per comprendere appieno il contesto culturale nel quale il filosofo tedesco viene ad operare, è necessario esporre brevemente l'origine e i motivi che condussero alla fondazione di quella che poi è stata definita "Scuola di Francoforte".

L'Istituto per la ricerca Sociale fu fondato nel 1922, a Francoforte, da un gruppo di intellettuali marxisti (tra i più importanti ricordiamo Horkheimer, Adorno, Marcuse, Fromm e Benjamin).
Già a partire dagli anni Trenta, la Scuola di Francoforte aveva espresso delle esigenze di rinnovamento di un'epoca in cui la trasformazione della società, e dunque l'elemento della rivoluzione, sembrava essere all'ordine del giorno. Da qui nasce l'esigenza di formulare una teoria critica della società che aveva i seguenti come temi principali:

l'equiparazione del fascismo, statalismo e società unidimensionale (la società industriale avanzata, dominata dalle regole ferree dell'"apparato" e plasmata dall'industria culturale, cioè dalla mercificazione di tutta la vita spirituale);

la critica della scienza e delle sue applicazioni tecnologiche che comportavano inevitabilmente il dominio dell'uomo sull'uomo; l'esigenze di una liberazione totale, che, per essere davvero tale avrebbe dovuto passare prima di tutto attraverso una completa rigenerazione della persona umana (di qui gli studi sulla "personalità autoritaria", e il tentativo di rinnovare e di completare il marxismo con tematiche psicoanalitiche);

la constatazione del venir meno del potenziale rivoluzionario della classe operaia nei paesi più sviluppati, e l'individuazione dei nuovi soggetti rivoluzionari negli intellettuali non conformisti, ovvero non addomesticati dal "sistema", negli emarginati, negli oppressi per motivi razziali, nei popoli del terzo mondo.

Nonostante la presenza di contrasti tra il pensiero habermasiano e quello elaborato dagli autori della Scuola di Francoforte, e inerenti diversi aspetti come ad esempio l'analisi dei rispettivi presupposti e strumenti teorico – metodologici, in linea generale non si può parlare di una vera e propria rottura del pensiero di Habermas nei confronti dei suoi predecessori, poiché le sue riflessioni sono caratterizzate, soprattutto in una prima fase, dalla continuità problematica e metodologica con la teoria critica anche se, fin dall'inizio, esse sono rivolte a fornire nuovi e più adeguati strumenti per l'analisi sociale. Egli pone infatti in primo piano l'esigenza di verificare le possibilità di applicazione e di sviluppo della teoria critica in una società profondamente mutata rispetto agli anni in cui essa veniva formulata per la prima volta.

Habermas si trova coinvolto, molto più di quanto non lo fossero stati i suoi predecessori, in una situazione in cui il processo di eversione sociale va assumendo una reale consistenza attraverso i movimenti studenteschi. Tuttavia, queste proposte giovanili non riescono ad incidere sul processo sociale se non in modo del tutto superficiale, e in un contesto caratterizzato dalla mancanza di concrete alternative politiche al capitalismo che, peraltro, dopo l'assestamento post – bellico, ha attuato profonde trasformazioni nelle strutture sociali ed economiche, facendo registrare un'oggettiva crescita della produzione e del consumo di beni materiali. In questa situazione, secondo Habermas, le proposte emancipative della teoria critica rischiano di venire invalidate; ecco perché bisogna rivederne quegli aspetti che possono dare adito ad interpretazioni irrealistiche e che pertanto impediscono un'effettiva, concreta incidenza della teoria sulla prassi sociale.

Centrando, così, il problema della funzione pratica della teoria critica, Habermas si impegna a rivitalizzare gli aspetti costitutivi intraprendendo una duplice direttiva teorico – metodologica: da una parte, riporta le analisi sociali sul piano delle strutture della società e dei meccanismi di integrazione soggettiva nel processo sociale, dall'altra pone continuamente a confronto i presupposti teorici della teoria critica con le correnti più significative della cultura contemporanea.

Note:

1 Con reeducation s'intende la democrazia nel senso esplicitamente radicalizzato della "idea di democrazia" che si sviluppò in Habermas venendo a contatto con Adorno e Marcuse. Cfr. ROLF WIGGERSHAUS, La Scuola di Francoforte. Storia, sviluppo teorico, significato politico, Bollati Boringhieri, Torino, 1992, p. 561.


Articolo tratto dalla tesi di Claudia Carluccio, L'opinione pubblica nel pensiero politico del primo Habermas