Nella produzione culturale dei media diversi fattori intervengono a “favorire” una standardizzazione dei prodotti. Il ramo della sociologia che ha studiato la comunicazione ha individuato molti di questi elementi: dal contesto istituzionale ed economico (l’organizzazione, la pressione degli editori e dei finanziatori, ad esempio, o i supposti gusti del pubblico che bisogna soddisfare) al trattamento stesso del materiale, specie se si tratta di notizie e informazioni.

Riguardo l’ultimo punto, il trattamento indica quel processo che comincia con la selezione dell’informazione o del prodotto che si vorrà comunicare e termina con la sua diffusione. In tale prospettiva, esso è un insieme di decisioni e di scelte dirette a realizzare un prodotto corrispondente agli obiettivi dell’organizzazione (sia in termini ideologici che economici), in maniera che soddisfi criteri professionali ed economici di qualità e abbia un’ampia probabilità di incontrare il favore del pubblico.

All’interno del trattamento, sulle decisioni e le scelte prese per sviluppare una storia giocano un ruolo fondamentale diversi aspetti: innanzitutto le fonti, che non sempre sono all’interno dell’organizzazione. Esse, infatti, fornendo a diversi media le stesse informazioni tendono a standardizzare l’informazione. Grazie agli studi Bourdieu, inoltre, sappiamo che il “gioco” tra le fonti e i diversi centri di informazione spinge alla standardizzazione per via della concorrenza e competizione che si stabilisce, appunto, fra le organizzazioni della comunicazione. La copertura di un evento da parte di una testata giornalistica spinge spesso anche le altre testate a seguire e coprire la notizia, creando una sorta di marcatura stretta e, di conseguenza, una standardizzazione dei contenuti.

Tuttavia, durante il trattamento i prodotti non subiscono solo e sempre una standardizzazione del contenuto. E’ il caso, infatti, del processo di riproduzione e distribuzione inerente ai mezzi di comunicazione di massa che impone una standardizzazione della forma. In questo caso, sebbene alcuni prodotti possiedono caratteristiche uniche e originali (come un avvenimento sportivo), la tecnologia e l’organizzazione della produzione dei media non sono neutrali e impongono una forma standardizzata (spesso le esigenze di trasmissione e di efficienza si intrecciano con i gusti dei pubblici, come vedremo più avanti nel caso della durata delle canzoni che raramente superano i cinque minuti, oltre i quali le radio o le tv avrebbero difficoltà nella distribuzione). Una forma ritenuta adatta alle esigenze di una produzione più efficiente secondo i requisiti economici e tecnologici dell’organizzazione. Tali pressioni se da un parte marchiano il prodotto finale, dall’altra favoriscono spesso l’introduzione di nuove tecnologie, in quanto la produzione mediale, essendo, pur con sue peculiarità, un mercato teso al profitto, è sempre alla ricerca di tecnologie che riducano i costi e garantiscano la qualità e la continuità dell’offerta (si pensi ad esempio all’evoluzione dei supporti musicali).

In altre parole la standardizzazione della forma è e deve essere familiare secondo tipologie adatte ad una produzione efficiente secondo i requisiti e le esigenze di natura economica, tecnologica ed anche culturale dell’organizzazione e dei pubblici.
Infatti, le pressioni verso prodotti e forme standardizzati non nascono solo da necessità di efficienza economica, dalla competizione e dalle tecnologie, ma anche dalla “logica stessa dei media”. Il concetto di “logica dei media” è stato coniato negli anni ’50 da Altheide e Snow per indicare la natura sistematica delle definizioni preesistenti di come deve apparire un certo tipo di contenuto all’interno della cultura condivisa dal pubblico e dall’organizzazione. In altre parole, la logica dei media si riferisce alla standardizzazione culturale dei prodotti mediali che è vincolata alle definizioni e alle aspettative circa la loro funzione sociale e il loro contenuto. Così se il contenuto può variare, ad esempio la partita può essere di campionato o di coppa e la canzone d’amore o di festa, a non variare mai è la forma con la quale viene presentata: la trasmissione della partita seguirà schemi abituali (per chi è appassionato come me, sa bene che all’inizio ci sarà la schermata delle formazioni, poi il primo tempo, poi i commenti da studio insieme alla visione dei momenti salienti e così via) e le canzoni saranno limitate entro un certo range di tempo ritenuto adeguato (incontrando, come detto prima le esigenze culturali dei pubblici e quelle economiche e tecnologiche delle organizzazioni).
Tutti i principali tipi di contenuto, quindi, seguono formati standardizzati, ben radicati in tradizioni, idee, gusti e interessi del pubblico e ben vincolati in calchi (modelli) spazio-temporali che rispondono, lo si ripete nuovamente, alle preferenze e ai gusti dell’ascoltatore così come alle capacità dei mezzi.

Il concetto di logica dei media è utile per indicare la predilezione degli operatori dei media verso quei fattori che aumentano l’attenzione e la soddisfazione del pubblico. Ogni contenuto ha una definizione preesistente della forma entro la quale deve essere presentato ed esso si applica in modo sistematico: una sitcom non può superare la trentina di minuti, un gran premio deve essere inserito entro le due ore e in una particolare fascia di tempo, i quiz devono seguire uno specifico modello che termina con la sfida finale, e così via.
Non a caso Altheide e Snow hanno interpretato la logica mediale, l’insieme di regole e norme implicite che disciplinano il trattamento e la presentazione del contenuto, come di una grammatica che regola l’uso del tempo, la successione dei contenuti e i congegni della comunicazione verbale.
In tal senso, la “distorsione” della logica mediale essendo sistematica, e quindi insita nel funzionamento e nella pianificazione dell’organizzazione, è dunque anche prevedibile: sappiamo esattamente quale è la forma che assumerà un determinato contenuto e, a volte, conosciamo anche quest’ultimo.

Riguardo l’informazione, la logica dei media premia ovviamente l’immediatezza, il ritmo sostenuto, presentatori attraenti e formati rilassanti: incontrando o favorendo la cultura dell’immagine e dell’immediatezza, i format delle notizie di adeguano ai suoi principi e creano una standardizzazione non solo della forma, ma anche dei contenuti dell’informazione. Un esempio tipico e lampante sono le “horse races” dei sondaggi che ormai contraddistingue le campagne elettorali, piuttosto dell’illuministico dibattito sui problemi. Secondo Mazzoleni, infatti, la logica mediale ha quasi sostituito la logica del dibattito e del confronto (l’opinione pubblica o l’agorà) nel presentare la politica, specie nei suoi scontri elettorali, favorendo una personalizzazione via via più accesa dei partiti e della politica nei suoi leader.



di Manuel Antonini